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GIULIANO L’APOSTATA (29/4/2014)
Nel 313, con l’editto di Milano, l’imperatore Costantino (274-337) emise un editto di tolleranza nei confronti dei cristiani, dei quale fu il primo grande protettore; in questo ruolo indisse, d’accordo con i vescovi, diversi concili, in primis quello di Nicea (315) che imposero, tra le altre cose, la curiosa credenza nella trinità e condannarono gli eretici. Erano eretici tutti quelli che si apponevano al potere monopolistico della chiesa, facendosi forti di una particolare visione religiosa, anche se pur sempre cristiana.
Costantino, alleatosi con la chiesa, per consolidare il suo potere, le donò il Laterano e le concesse tanti privilegi, soprattutto fiscali; partendo da queste elargizioni, la chiesa, per difendere il suo territorio, creatosi con le vicissitudini storiche attraverso i secoli e consolidatosi con Carlo Magno, nel 753 creò il falso della donazione di Costantino. Costantino, per appropriarsi dell’impero ed eliminare i rivali, si alleò con i cristiani, circondandosi di preti a corte, egli era un uomo bellicoso che sterminava i nemici e uccise tanti parenti.
Le sue guerre di potere, d’accordo con i vescovi, furono presentate come guerre di religione e come guerre giuste, infatti, i sacerdoti cristiani accompagnavano in battaglia il suo esercito ed egli portava anche insegne cristiane. In disaccordo con i cristiani che erano vicini ai latifondisti, il suo rivale Licinio, che aveva conteso a Costantino l’impero, aveva ridotto la corte e aumentato le tasse ai latifondisti, perciò, nella contesa per l’impero, i cristiani furono dalla parte di Costantino.
In Nordafrica i donatisti cristiani volevano la distribuzione delle terre ai contadini, furono perciò scomunicati com’eretici dalla chiesa di Roma, furono attaccati da Agostino e distrutti da Costantino, le loro ricchezze furono espropriate. Sotto Costantino la chiesa ebbe crescenti privilegi, i vescovi ricevettero denaro e terre dall’imperatore, furono fatti giudici e furono esonerati dal pagamento delle imposte, inoltre ricevevano lasciti testamentari da quelli che volevano salvarsi l’anima prima di morire e donazioni.
Perciò il patrimonio della chiesa crebbe velocemente ed enormemente; la chiesa onorava Costantino, il primo uomo della provvidenza, il salvatore inviato da Dio, come un giorno avrebbe esaltato altri uomini della provvidenza, come Carlo Magno e Mussolini, per analoghi privilegi e protezioni conferite alla chiesa. In realtà Costantino usava la religione come strumento di potere, per tenere unito lo stato, i vescovi stavano al suo giaco per i privilegi che ne ricevevano, infatti, Costantino si convertì al cristianesimo cattolico solo in punto di morte.
Nei primi secoli dell’era cristiana i padri cristiani erano stati contrari alle armi, alla guerra, alla pena di morte, all’omicidio e anche alla legittima difesa, inoltre vivevano in un ideale comunistico contro i ricchi. L’imperatore Diocleziano (303) era stato l’ultimo persecutore dei cristiani, in poco tempo, con Costantino, la chiesa si trasformò in chiesa militare e nel sinodo di Arles del 314 fu sancita la scomunica per i cristiani disertori. Costantino fece la repressione della rivoluzione donatista che voleva la distribuzione delle terre ai contadini in Africa, con la benedizione di Eusebio che sosteneva i latifondisti; a corte i cristiani facevano carriera più velocemente degli altri. L’alleanza con l’impero fece la fortuna del cristianesimo, il successivo imperatore Teodosio I mise fuori legge le altre religioni e nel 412 Teodosio II stabilì che le milizie dovevano essere fatte solo di cristiani, ormai i preti cristiani, per opportunismo di potere, erano a favore della pace solo in tempo di pace.
La corruzione della chiesa cominciò con Costantino, nella chiesa tanti furono gli opportunisti, gli arrivisti e i trasformisti; il primo nobile arrivato alla cattedra di Pietro fu Siricio (384-399), poi Leone I (440-461) proibì agli schiavi di diventare vescovo, mentre papa Callisto (218-222) era stato uno schiavo, poi diventato vescovo di Roma. Sotto Costantino e i suoi successori ci furono persecuzioni contro donatisti, ariani, pagani ed ebrei, mentre Origene, morto nel 254, affermò che i martiri cristiani fino a lui erano stati pochi e facili da calcolare; malgrado ciò che racconta la chiesa, i romani furono abbastanza tolleranti con i cristiani, tra i primi cristiani furono più gli apostati che i martiri.
Costantino risarcì la chiesa delle perdite subite dalle persecuzioni precedenti e la collocò nella posizione più elevata della gerarchia statale; con l’aiuto della chiesa, presentò la sua guerra contro Licinio come una crociata, la chiesa lo sosteneva e, per i privilegi ricevuti, gli tributò grandi onori. Ovviamente, poiché quasi tutti i soldati divennero cristiani, la chiesa mutò atteggiamento verso la guerra e la pena di morte. Mentre Diocleziano aveva amato circondarsi dei più capaci, Costantino praticò il clientelismo, amava la pompa smodata ed era circondato da parassiti, doveva anche mantenere un esercito gigantesco, perciò aumentò le tasse e favorì la corruzione; così si arricchirono i latifondisti e il popolo diventò sempre più povero. In questo quadro, il clero cristiano inibiva la protesta popolare ed esortava al pagamento delle tasse all’imperatore, invece per i vescovi le cose andavano sempre meglio.
Il mestiere di vescovo era ambito e per la sua elezione si ricorreva alla corruzione e avvenivano delle vere battaglie tra gli aspiranti vescovi, che si prendevano anche a bastonate. Il piccolo Giuliano (361-363) ricordava del massacro dei parenti per opera di Costantino e si abbandonava a crisi di pianto; nel 360, divenuto, per acclamazione delle truppe, imperatore, per reazione agli abusi dei cristiani di corte, si convertì al paganesimo del culto del sole o Helios. Era amato dalle sue truppe, formate in massima parte di cristiani, perché il cristianesimo era diventata la religione delle armate romane; fu chiamato apostata dai vescovi cristiani, però Giuliano aveva un’alta statura morale, perché non si circondava di concubine e giovinetti, non beveva, si appoggiò sugli intellettuali, allontanò adulatori, delatori e spie, ridusse le tasse e fu tollerante verso le altre religioni.
Vestiva con modestia, era frugale, mangiava il rancio dei soldati e cercò di aiutare in poveri, criticò l’arroganza dei cristiani, cercando di ridurne i privilegi e autorizzò gli ebrei a ricostruire il tempio di Gerusalemme; affermava che, per persuadere gli uomini, occorreva la ragione e non la violenza. La sua opera stava per condurre alla rovina economica la chiesa cattolica, tra le altre cose egli, per evitare che i preti si appropriassero illegittimamente dei beni altrui, vietò loro di stendere testamenti, perché la maggior parte del popolo era analfabeta; cercò anche i bloccare i lasciti testamentari delle vedove a favore della chiesa, che danneggiavano i legittimi eredi.
Inoltre cercò di escludere i cristiani dalla milizia e di revocare i privilegi fiscali del clero, perciò, durante una campagna contro i persiani, su mandato dei vescovi cristiani, fu ucciso da un sicario cristiano; una sorte simile a quella del faraone Amenophis IV, che impose il monoteismo in Egitto e perciò s’inimicò i sacerdoti, fu ucciso e fa la restaurazione religiosa pagana. Alla morte di Giuliano, i vescovi cristiani, si riappropriarono dell’apparato dello stato e celebrarono l’evento con pubblici banchetti; Agostino, Crisostomo, Nazianzeno ed Efrem diffamarono crudelmente Giuliano ed Efrem, per il suo modo di apparire dimesso e in abiti non preziosi, lo chiamò caprone. Dopo le denigrazioni della chiesa, nell’era moderna, questo personaggio è stato rivalutato come uno degli uomini più grandi mai apparsi sulla terra, ne hanno parlato con entusiasmo e ammirazione Montesquieu, Voltaire, Montaigne, Chateaubriand, Goethe e Schiller.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Bibliografia:
I papi storia e segreti – di Claudio Rendina – Newton Editore,
Il vaticano storie e segreti – di Claudio Rendina – Newton Editore,
Verità e menzogne della chiesa cattolica - di Pepe Rodriguez – Editori Riuniti,
Storia criminale del cristianesimo – di Karlheinz Deschner – Ariele Editore,
La croce della chiesa – di Karlheinz Deschner – Massari Editore,
Il gallo cantò ancora – di Karlheinz Deschner - Massari Editore,
Storia dell’ateismo – di Georges Minois - Editori Riuniti.
LA NUOVA EUROPA E IL VATICANO (13/2/2013)
La società di rating Standard & Poor’s, a causa delle sue valutazioni, idonee alla speculazione, ha contribuito ad accelerare la crisi dell’Italia, perciò è indagata dalla procura di Trani; anche il dipartimento di giustizia americano e alcune procure statali hanno iniziato una causa di responsabilità civile, mettendo sotto accusa la Standard & Poor’s, a causa dei suoi rating sui mutui concessi prima del 2008, ignorando la pericolosità dei derivati relativi, poi collocati tra privati ed enti pubblici.
L’amministrazione Obama vuole agire contro Standard & Poor’s, chiedendo 5 miliardi di dollari di risarcimenti, per aver dato giudizi favorevoli alle obbligazioni legate ai mutui subprime, cioè per aver favorito la vendita di titoli spazzatura e la cartolarizzazione dei mutui subprime; però l’operazione di collocamento è stata gestita da banche d’affari, come la Lehman Brothers, ora fallita. Nell’anno 2007 rating favorevoli a questi titoli erano stati dati anche dalle agenzie di rating Moody’s e Fitch, procurando danni al sistema finanziario per miliardi di dollari.
Pertanto l’Europa progetta la creazione di una società europea privata di rating, che dovrebbe essere indipendente e non pubblica; le società di rating non dovrebbero agire nella discrezionalità, dovrebbero essere soggette a controllo pubblico, non devono cadere nel conflitto d’interesse e nella corruzione (che non esiste solo in Italia); solo così possono essere indicatori obiettivi di rischio e di solvibilità. Ricordiamo che le società di revisione dei bilanci delle imprese private erano pagate dai revisionati, davano giudizi sulle società, però alcune società da loro certificate come ottime, fallirono; le frodi non avvengono solo in Italia.
Sulla crisi del MPS, il 13.10.2008 la polizia tributaria di Milano ha indagato sull’esistenza della banda del 5% di provvigioni pagate sulle operazioni sospette con l’estero fatte della banca; secondo alcuni calcoli, a causa delle perdite per l’acquisto di Antonveneta, per i fidi non onorati e sui derivati in genere, MPS ne avrebbe una perdita di 730 milioni euro; non sembra molto, considerato il regalo fatto di 3 miliardi di euro alla banca Santander e ai dirigenti mediatori. Perciò il governo insiste ad affermare che la terza banca del paese è sana; probabilmente la perdita è superiore e anche il bilancio di MPS è un mistero, con 730 milioni di euro di perdita questa banca non andrebbe in dissesto.
La filiale londinese della banca Morgan, operando in trading con derivati o CDS e Swap, ha procurato una perdita di oltre sei miliardi di sterline alla sede americana; gli Swap sono assicurazioni o scommesse contro il rischio di fallimento di stati, con possibilità di perdite su titoli di stato: I titoli in questione erano anche italiani, però gli swap sul fallimento dell’Italia si sono fatti anche senza possedere titoli italiani, cioè scommettendo allo scoperto.
Cipro è un paradiso fiscale, che accoglie capitali russi e di altri paesi dell’est da riciclare, il 20% della sua raccolta era investito in titoli di stato greci, perciò le banche cipriote sono state colpite dalla crisi greca e Cipro ha chiesto aiuti esteri per circa 10 miliardi di euro; Mosca ha prestato 2,5 miliardi di euro e altri miliardi dovrebbero arrivare dall’Europa. In cambio, la Germania chiede al governo cipriota misure di austerità e privatizzazioni, i tedeschi non vogliono fare sacrifici per proteggere i capitali della criminalità organizzata russa, però anche in Germania si riciclano capitali della mafia italiana e i tedeschi non se ne lamentano; Draghi chiede sacrifici, ma è disposto ad aiutare l’isola.
Negli ultimi due anni, la BCE da Francoforte ha elargito a banche bisognose, a tasso stralciato, oltre mille miliardi di euro, dei quali 270 destinati all’Italia, questi soldi non si sono riversati nell’economia e le banche hanno anche ridotto il personale e altro lo ridurranno a breve; prima del caso MPS, c’era stato quello dei bond Cirio, Parmalat e Argentina, inoltre, con i fondi d’investimento, erano stati rifilati ai risparmiatori quote di azioni di società in dissesto, già possedute dalle banche.
Il conflitto d’interesse esiste anche in banca, perché le banche finanziano, a tasso di favore, società importanti di cui sono azioniste, lo stato non controlla perché i partiti hanno il dogma dell’indipendenza delle banche e soprattutto delle banche centrali; però le banche controllano lo stato e finanziano i partiti; la vera politica si fa nei salotti e con i patti di sindacato nelle grandi industrie, il parlamento conta poco, non solo perché espropriato dei suoi poteri dal governo, con i suoi decreti.
La BCE è il fulcro dell’eurosistema del quale fanno parte le banche centrali europee, le banche dei paesi aderenti si procurano liquidità nel mercato interbancario dell’area euro, sempre che le banche siano disposte a concederlo, perché quando la liquidità è scarsa, le banche sono restie a farsi credito anche tra loro. Secondo Draghi, la ripresa ci sarà alla fine del 2013, intanto, a causa del dissesto bancario, s’invocano maggiori controlli sulle banche centrali e sulle banche ordinarie da parte delle banche centrali.
La BCE ha lasciato allo 0,75% il tasso pronto contro termine per le banche e il tasso marginale overnight all’1.5%; il tasso overnight è un tasso sui depositi con scadenza un giorno ed è assistito da garanzie in titoli, invece il tasso euribor ha scadenza da una settimana a 12 mesi e corrisponde al libor di Londra. La BCE influenza i tassi interbancari con operazioni di mercato aperto e con tassi di riferimento, le prime prevedono compravendite di titoli, con creazione o distruzione di base monetaria; la BCE fa operazioni di mercato aperto con aste a scadenza bisettimanale.
In Usa esiste un’alleanza tra servizi segreti, Pentagono, governo e Wall Street, i consolati Usa dislocati all’estero si adoperano per favorire l’afflusso di capitali esteri in Usa, anche di provenienza mafiosa; mentre in Italia il riciclaggio della mafia è ostacolato, in Europa settentrionale e Usa è tacitamente appoggiato. I servizi esteri americani vendono informazioni economiche e sui contratti esteri e perciò influenzano indirettamente il corso delle valute e dei titoli.
Questi servizi si occupano anche della difesa dei brevetti nazionali e dei manager e politici nazionali, cooperando anche con servizi segreti privati, nel mondo esistono anche polizie ed eserciti privati; la Kroll americana è il servizio segreto di Wall Street. La Francia, allertata dai suoi servizi, per motivi di sicurezza, ha impedito l’accaparramento estero dell’ente elettrico francese; in passato, l’ha fatto anche per altre importanti società, solo l’Italia è stata contagiata dalle privatizzazioni a tutto campo; un altro paese che svende il suo patrimonio industriale è l’Inghilterra, la borsa italiana è federata con quella di Londra.
Stati Uniti, Turchia, Arabia, e Qatar forniscono assistenza umanitaria e armi ai ribelli siriani, i gruppi che ricevono più aiuti sono, come avvenne in Afghanistan, quelli di orientamento Jihadista, spesso addestrati in Turchia, che si lamenta delle provocazioni militari del governo siriano; se questa assistenza non sortirà la caduta di Assad, presto potrebbe intervenire militarmente la Turchia e bisognerà vedere la reazione dell’Iran che sostiene Assad. Le guerre che si espandono sono sempre occasione di buoni affari, per petrolio, armi e droga, inoltre, i capitali fuggono da dove c’è la guerra e vanno dove ce n’è bisogno.
Il neoliberismo voleva far dimagrire lo stato e ha favorito la crisi, aveva promesso l’autoregolamentazione del mercato, ma ha ridotto stato sociale, protezione del lavoro e ha favorito le privatizzazioni; ha favorito la circolazione di merci, capitali e lavoro, senza barriere protezionistiche, poi la speculazione finanziaria ha fatto il resto. Suo antesignano è stato Milton Friedman, con i suoi discepoli Reagan, Thatcher e oggi l’Unione Europea e il Vaticano. Questo processo economico ha favorito disuguaglianza, povertà e disoccupazione, poi i capitalisti arricchitisi hanno potuto cimentarsi, con maggior forza, nel mercato della speculazione.
La maggiore produttività del lavoro non si poteva raggiungere con la servitù, perché nel feudalesimo il posto di lavorio era sicuro e il lavoratore non poteva essere cacciato, ma si può raggiungere con il lavoro salariato, soprattutto flessibile, cioè quando il lavoratore può essere facilmente licenziato e perciò è più soggetto al ricatto; la flessibilità del lavoro ne favorisce lo sfruttamento. Monti vuole deregolamentare il lavoro, ridurre lo stato sociale, aumentare le pensioni private e dare maggiore impulso al volontariato, però oggi anche le cooperative coltivano subdolamente il caporalato e collaborano alla sospensione dei diritti di lavoratori. In Italia, a causa del maggiore costo dell’energia e delle maggiori imposte, l’inflazione cresce più che negli altri paesi europei, mentre i salari netti sono più bassi; rivedere la struttura dei costi e dei prezzi interni non significa solo contenere i salari, ma rivedere anche il sistema delle tariffe e delle imposte.
In questi giorni abbiamo appreso delle tangenti pagate da Finmeccanica, produttrice di armi, e dall’Eni in India e Algeria, queste cose le fanno tutte le grandi multinazionali che operano con l’estero, anche se le leggi degli stati non le permettono; al tempio di Craxi le imprese italiane avevano, a tale scopo, fondi neri all’estero. In generale, nei rapporti con l’estero, la tangente è chiamata, con un po’ d’ipocrisia, compenso di mediazione, i beneficiari sono sempre politici e dirigenti; i corrotti e i corruttori non sono solo italiani, come sostiene chi vuole distruggere l’Italia, una volta si diceva che anche i mafiosi erano solo gli italiani, in realtà anche la mafia, di diverse etnie, esiste in tutto il mondo.
Adesso c’è il rischio che i dirigenti algerini e quelli indiani, messi in piazza, disdicano i contratti di fornitura con l’Italia, queste rivelazione fanno quindi danno all’Italia; l’Eni e Finmeccanica, travolte dallo scandalo, sono crollate in borsa, perciò, in caso di privatizzazione, costeranno meno, anche questo potrebbe essere un complotto; però c’è chi non crede ai complotti, per coerenza, non dovrebbe credere nemmeno alle truffe e ai bluff nel gioco del poker. I complotti nascono all’interno del potere e dove esistono grandi interessi, favoriscono congiure di palazzo, cambi di dinastie, di proprietà e di partiti al potere; tra i partiti ce ne sono sempre di quelli più favorevoli a collaborare con lo straniero, cioè a vendersi a esso, del resto si vendono anche ai compatrioti e il parlamento sembra un grande supermercato.
In questi giorni Monti e Bersani usano spesso, in tono dispregiativo, il vocabolo “populismo”, diretto contro avversari politici; la semantica studia l’evoluzione nel significato delle parole, ai primi del novecento il partito populista era un partito popolare che reclamava le riforme. In Russia i populisti erano il partito dei contadini; questi populisti avevano fede nella religione, ma volevano la riforma agraria, cioè la distribuzione delle terre; cioè desideravano la roba d’altri, a danno di aristocratici e vescovi, che la possedevano. I populisti furono sconfitti da Lenin che voleva statalizzare le terre.
Da diversi anni i cattolici sono presenti a destra, centro e sinistra dello schieramento parlamentare italiano, sono in libera uscita dal centro democristiano e sono corteggiati da vari partiti; a causa degli scandali di Berlusconi e del fatto che è detestato dall’Europa, il Vaticano, che è un centro finanziario mondiale e un paradiso fiscale, ha deciso di scaricare Berlusconi e di appoggiare Monti, continuando però a dare credito al centro politico di Casini.
Però gli scandali sessuali, economici e giudiziari di Berlusconi sono comuni anche al Vaticano e agli altri centri di potere, il bue non dovrebbe mai dare del cornuto all’asino; il Vaticano, soccorso dalla Germania e dalla BCE di Francoforte, vuole recuperare le perdite delle sue banche e delle sue cliniche private, dove sono stati tanti gli episodi di corruzione, facendone pagare il conto agli italiani, in passato è già accaduto con il Banco di Roma e con il Banco Ambrosiano; il Banco di Roma faceva prestiti di favore agli amici e stampava denaro falso.
Vaticano ed episcopato, per ragione d’interesse, non sono sempre in sintonia, tra episcopato e santa sede è sempre esistita una certa rivalità, come tra aristocratici e monarchia; però il cardinale Bagnasco, presidente della conferenza episcopale, con mossa politica, a causa della diaspora dei cattolici, ha detto che la chiesa non si schiera per un partito; del resto, i cattolici hanno diverse teste e non hanno il pensiero unico. Però Bagnasco ha detto che con Monti l’Italia ha recuperato una credibilità internazionale che, si dice, non aveva per colpa di Berlusconi e, in generale, della sua classe politica; secondo me, da tanti anni, a parte i nostri difetti, i mercati hanno operato per affossare l’Italia, Monti è al servizio di questi mercati.
Bagnasco ha ribadito che per la chiesa esistono sempre principi non negoziabili, sui quali, i cattolici, malgrado le divisioni, sono tenuti a pensarla alla stessa maniera; è da tenere in conto che, malgrado le rivalità tra Vaticano ed episcopato, quando il laicato cattolico chiede più autonomia dalla gerarchia vaticana, va a colpire anche l’episcopato più conservatore. Berlusconi ha fatto diversi favori alla chiesa, valorizzando la scuola privata e concedendole privilegi fiscali e sovvenzioni, ma ora il Vaticano si aspetta di più da Monti.
La chiesa afferma di essere sempre portatrice della dottrina sociale della chiesa, però dovrebbe esplicitare come ridurre le differenze sociali, visto che la sua larga proprietà non deve essere toccata; il suo atteggiamento dipende dal fatto che è la più grande proprietaria d’Italia e perciò guarda caso, un comandamento invita a non desiderare la roba degli altri. Comunque, Monti, criticato da Bagnasco, ha delegato i temi etici al parlamento, il quale però su questo tema è paralizzato, perché è sempre timoroso di offendere il Vaticano.
Intanto nomi prestigiosi del mondo cattolico, sensibili al richiamo della chiesa e volendo continuare a fare carriera, sono affluiti verso il centro di Casini e Monti; però i cattolici esistono anche nel PDL e nel PD, che perciò scansa i temi laici; i post comunisti corteggiano accanitamente la chiesa, anche con concessioni vergognose, archiviando il concetto di stato laico. Oggi in Italia la destra è guelfa, il centro è clericale e la sinistra è papista.
I cattolici esistono anche tra grillini e leghisti, la lega, quando attaccava Roma ladrona, voleva ignorare che a Roma comandava il papa e non il governo, di qualunque colore esso fosse; l’Italia è il giardino del Vaticano e ancora oggi la chiesa è in guerra con la modernità, la democrazia, la laicità e la sovranità popolare; è arroccata nella difesa dei suoi interessi e dei suoi privilegi, però le differenze culturali dei suoi uomini, quando l’ignoranza era diffusa, sono state una ricchezza per le nazioni; penso a quei sacerdoti che, per le loro idee rivoluzionarie e vicine al mondo moderno, furono emarginati dalla chiesa.
Ci sono sempre cento ragioni per fare la rivoluzione, ma le rivoluzioni, per colpa dei rivoluzionari, non sono mai riuscite; ad ogni buon conto, la chiesa mette le mani avanti e non vuole cambiamenti di paradigmi, difende i suoi interessi, fa la morale e preferisce predicare; con la predica e la propaganda si abusa della credulità popolare, la promessa elettorale, la promessa commerciale e la promessa del regno di Dio obbediscono allo stesso impulso, cioè abusano della credulità popolare. I sacerdoti sono i buoni pastori che devono guidare il loro gregge, il quale va protetto e curato, perché poi deve essere munto e tosato. La religione è sempre stato un grande strumento di governo, ancora oggi Putin in Russia ha fatto un patto d’acciaio con la chiesa ortodossa.
La vecchia classe politica, sempre in baruffa, assieme alla televisione, si prodiga nelle solite lodi del papa e afferma che le dimissioni di Benedetto XVI sono state determinate solo dalla sua stanchezza, in fondo è anche vecchio; in realtà, gli occhi del papa celavano una sensazione di paura. Gli sviluppi del caso Vatileaks, cioè la fuga di documenti riservati vaticani, riguardanti scandali finanziari e riciclaggio di denaro sporco, le ostilità verso il papa di settori della curia, un rapporto segreto consegnato al papa, i preti pedofili, i buchi di bilancio d’istituti cattolici, cliniche private cattoliche e banche cattoliche, le ambizioni di alcune persone, i conflitti interni al Vaticano e gli interessi censurabili, le trame del Nuovo Ordine del Mondo o governo globale, l'insufficienze del papa su materie sensibili interessanti il mondo moderno; tutti questi fatti hanno alimentato una guerra sotterranea il cui risultato sono state le dimissioni del papa.
Queste vicissitudini sono avvenute anche con papi dei secoli precedenti e, a causa della lotta per il potere all’interno del Vaticano, diversi papi furono avvelenati; come accade nei complotti, mandanti erano uomini della curia, collegati a potenze straniere, nelle corti delle monarchie accadevano le stesse cose; come ha fatto Benedetto XVI, nel medioevo, principi e vescovi, per salvarsi dai persecutori e dalle potenze, spesso si chiudevano in convento.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it
L’INTEGRALISMO GIURIDICO RELIGIOSO (10/1/2013)
Le religioni monoteiste, cioè ebraismo, cristianesimo e islamismo, nella loro forma integrale o ortodossa, anche se soggetti a periodi di riforme, sono antiche e tutelano la stabilità della norma, della forma, della liturgia e dei costumi delle autorità religiose; non sono interessate a cambiare il contenuto delle leggi, queste norme sono chiamate diritto naturale dalla chiesa cattolica, mentre diritto innaturale sarebbe quello del legislatore moderno. Non è un problema solo della sharia, anche tra ebrei e cristiani esistono ortodossi, fondamentalisti, integralisti e totalitari.
La chiesa cattolica ha sostenuto la superiorità del diritto naturale immutabile, sia in ambito religioso che civile, su quello dei riformatori religiosi e dei legislatori moderni, che prediligono una legislazione illimitata che segue la moda, l’arbitrio o l’indirizzo della maggioranza; il diritto naturale cristallizza il costume delle genti e delle tribù e mira a preservare le vecchie consuetudini, con il cemento della religione, preserva vecchi costumi e norme che regolano la vita sociale.
E’ per questo che la chiesa cattolica si dice contro norme moderne che sembrano ledere una vecchia etica; comunque, nonostante l’integralismo e il totalitarismo della religione, visto che anche gli atei sono antichi come le religioni, esistono cattolici non osservanti ed ebrei e islamici non osservanti, liberi di seguire una loro visione personale delle cose, ma si riconoscono membri di una cultura comune che desiderano tutelare.
Scopo della religione è fissare leggi, comportamenti e principi, perché la religione aiuta la governabilità e gli increduli paiono ingovernabili, l’obbedienza cattolica e la sottomissione islamica sono due facce della stessa medaglia, servono a tutelare lo stato, che è un’impresa privata occulta, dalle critiche del mondo moderno. D’altra parte, quando lo stato è teocratico, è sacralizzato, è più rispettato e perciò è più difficile da contestare, non basta l’adesione a esso dei partiti di sinistra che lo esaltano, mentre Marx lo vedeva come al servizio di forze economiche.
Quando il regime è autoritario e le leggi sono certe e immutabili, i magistrati le applicano senza discrezionalità, cioè senza spazio di manovra per la giurisprudenza; questo formalismo e legame stretto con la norma sono ancora previsti nei regolamenti dell’esercito, nell’organizzazione della chiesa e, in genere, nei rapporti di lavoro subordinato, cioè laddove gli uomini sono meno liberi. Malgrado queste premesse, la politica schizofrenica ha accusato i magistrati di aver applicato le leggi fasciste e i militari di aver obbedito agli ordini, anche se a sacerdoti e militari si ordina sempre di obbedire agli ordini, anche nei paesi democratici.
La giurisprudenza autonoma da un diritto comune aumenta l’arbitrio e la contraddittorietà delle sentenze e, in definitiva, l’incertezza della norma, perché la sentenza è la legge del caso concreto. L’integralismo giuridico - religioso non permetteva la nascita dello stato moderno dei diritti dell’uomo e della libertà; come quello cristiano, anche l’integralismo islamico ha mutuato dalle scuole farisaiche o rabbiniche degli ebrei, ma oggi la maggioranza degli ebrei è non osservante, mentre l’Islam resiste al mondo moderno.
Come oggi, nei tempi più antichi la giustizia era amministrata con discrezionalità, arbitrio e contraddittorietà, i giudici facevano politica, cioè parteggiavano per un partito e si faceva anche mercato delle sentenze; poi legislatori come Licurgo e Solone, per affermare la certezza del diritto e l’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge, introdussero i codici obbligatori delle leggi e le costituzioni.
Purtroppo la situazione non cambiò radicalmente, perché i giudici, affermando di voler seguire l’evoluzione dei tempi e di voler essere creativi, continuarono a sentenziare discrezionalmente, ponderando le aggravanti e le attenuanti degli imputati; comunque, in questo clima contraddittorio, si svilupparono i principi di libertà. Oggi la giurisprudenza libera prevale più in Inghilterra, dove però sono tenuti in considerazione i precedenti giudiziari, che in Italia, ma non è assente in nessun paese, tuttavia è esorcizzata nei paesi a integralismo religioso, dove prevale lo stretto formalismo, cioè la norma letterale.
Però questo norme vanno anche interpretate e i legislatori civili e religiosi sono spesso oscuri e a volte contraddittori, il che dà maggiore spazio alla giurisprudenza che deve interpretare le norme, infatti, la legge, per essere certa, deve essere anche chiara; sono causidici religione e giurisprudenza perché le sette religiose si appellano a diversi passi della bibbia e del corano e lo sono i giudici che si appellano a diversi passi degli stessi codici. Anche se in teoria legislatori e autorità religiose si dicono sempre a favore della certezza del diritto, cioè del formalismo della norma e contro la discrezionalità nell’interpretazione della stessa, nella lotta politica e religiosa, si tende a essere ortodossi verso l’esterno, cioè verso i sudditi e i credenti, e discrezionali tra le fazioni che lottano per il controllo dello stato.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
LAICITA’ & DEMOCRAZIA (12/12/2012)
Oggi, per crescere, si chiede di cancellare lo stato sociale, da un pezzo anche la sinistra italiana ha voluto dimostrare a lor signori di essere una forza responsabile e moderata di governo; nel 1992, finita con mani pulite la prima repubblica, Berlusconi si mise di traverso, però la sinistra, che aveva ampiamente mercanteggiato con la DC, aveva già largamente infiltrato informazione, banche, magistratura, scuola e controllava alcune regioni.
Con la seconda repubblica, per arrivare al potere, doveva rassicurare Vaticano, banche e mercati, cioè i vecchi capitalisti, perciò mise da parte la laicità e la lotta di classe e si avvicinò a De Benedetti e Montezemolo; purtroppo però la lotta di classe, secondo lo shema dialettico di Marx, fu continuata solo a vantaggio dalla Confindustria, che voleva mettere alle corde i lavoratori, perciò oggi Marchionne può sbaragliare i sindacati.
Grazie a questa involuzione e con l’alleanza con parte del mondo cattolico, i dirigenti della sinistra divennero liberisti, amanti delle banche e dell’euro, miravano ai seggi in parlamento e a una maggioranza di governo, per raggiungere la quale dovevano allearsi con chiunque e perciò fecero anche un patto con i moderati; come la sinistra, oggi in Italia anche la destra e il centro sono collaterali alla chiesa, che è la prima forza economica d’Italia, oggi esiste una finta contrapposizione tra destra e sinistra, è solo lotta per il potere e gioco delle parti.
Però il Movimento Cinque Stelle di Grillo sta rompendo le uova nel paniere dei partiti, il consenso che riceve dimostra che gli italiani, malgrado la propaganda, non dormono; Grillo è contro la moneta unica e a favore dei referendum, però non se ne conoscono molto gli uomini e i programmi, all’inizio ogni partito è così; del resto nemmeno i vecchi partiti ci illustrano i loro programmi di governo e le loro riforme.
Dal 1979 al 1991 l’Inghilterra aveva provveduto a privatizzare, a limitare il potere del sindacato e a favorire il libero mercato, aveva privatizzato le utility, cioè acqua, luce, gas, inoltre banche, industrie e stava smantellando progressivamente il welfare. Nel 1992 il trattato di Maastricht, su impulso dei mercati, prevedeva meno stato e più mercato, in quell’anno in Italia, guardate le coincidenze, ci fu mani pulite e poi ci furono importati privatizzazioni, con aziende pubbliche svendite allo straniero.
Da parte sua, il Fondo Monetario internazionale premeva in tutti i paesi per la privatizzazione del sistema pensionistico, per aumentare l’età pensionabile, con la scusa dell’aumento della durata della vita, che in realtà in Usa, a causa del cattivo stile di vita, si era accorciata di quattro anni; contemporaneamente l’FMI premeva per condividere con i privati il costo della sanità, politica attuata anche in Italia e che ora riceve impulso ulteriore da Monti, mentre sarebbe urgente contrastare gli sprechi della sanità.
Malgrado i privilegi garantiti dalla legge ad alcuni pensionati amici della nomenclatura, gli italiani pagavano per la pensione contributi più alti degli inglesi e la gestione era in equilibrio, ulteriori interventi sulle pensioni non erano urgenti. Contemporaneamente all’ennesima riforma delle pensioni, si chiedeva di rendere il lavoro più flessibile e di legare il salario alla produttività e non all’anzianità, però, fino a prova contraria, cioè tenendo conto delle eccezioni, in attività amministrative e nell’artigianato, l’anzianità significa somma di conoscenze, esperienza e capacità di coordinamento e di istruzione degli apprendisti; anche queste cose vanno remunerate.
L’FMI mirava a contrastare la rigidità del lavoro e, indirettamente, a estendere il precariato, l’Inghilterra aveva un sistema di Welfare più caro dell’Italia, ma con il cambio di paradigma o della moda, chiedeva anche all’Italia di allinearsi; in Italia però la spesa per la sanità, dove albergava la speculazione, per diversi anni aumentava più del reddito nazionale e la cosa non era più obiettivamente sostenibile.
Il welfare privato, soprattutto in materia pensionistica, in Italia non decollò perché, senza la previdenza statale, solo chi ha un alto salario sottoscrive contratti privati per la pensione e la sanità; comunque, con il principio della sussidiarietà, dal 1997 certe funzioni furono trasferite dallo stato agli enti locali e ai privati, come la chiesa, che naturalmente, per questi servizi pubblici, come la sanità privata e altro, ricevettero soldi pubblici e fecero profitto.
Grazie al nuovo clima, nel 2003 nacque il gruppo parlamentare per la sussidiarietà, fatto di 300 persone, coordinato da Maurizio Lupi, Angelino Alfano, Pierluigi Bersani ed Enrico Letta, sostenuto dalla lobby di Comunione e Liberazione, che ha curato il meeting di Rimini, al quale hanno partecipato membri del governo neoguelfo italiano, cioè Monti, Passera, Ornaghi, Clini, Fornero e Terzi; è da ricordare che, nonostante il fascismo avesse fatto molte regalie e concessioni alla chiesa, durante il ventennio, Pietro Malvestiti, voleva ricostituire un partito guelfo e finì in galera.
Mentre Mario Draghi ribadiva che il modello sociale europeo era morto, l’informazione taceva sulla questione, il che era naturale perché l’informazione dipende da chi la paga e non dai lettori o dai telespettatori, è in mano a banchieri e industriali ed è strumento di propaganda, utile a fare collateralismo politico e a formare l’opinione pubblica e non a informare; Draghi e Monti sono vicini alla chiesa retriva e sono anche presenti alle riunioni del gruppo massonico Bilderberg, che vede Vaticano e massoneria riconciliati e alleati, dopo le contrapposizioni del 1800.
La sussidiarietà neoliberista rappresenta il ritorno della chiesa cattolica al sociale, con relativo business, prima avocato allo stato dai liberali, ma ora la chiesa si sta riprendendo lo stato; infatti, la Compagnia delle Opere, braccio della chiesa, opera nel sociale, conta 34.000 imprese associate e ha 70 miliardi di euro l’anno di fatturato. Lo scopo di questa strategia è riportare lo stato sociale nelle mani della chiesa, com’era in Italia prima dello stato liberale, naturalmente anche il non profit è sussidiato dallo stato, mentre la chiesa si prende il merito e la riconoscenza dei cittadini per i servizi resi, perciò la Compagnia delle Opere è entrata nel business del welfare privato.
Tra i giornalisti, Ferruccio de Bortoli, direttore del Corriere della Sera, e Oscar Giannino sono stati presenti al meeting, Giannino propone salomonicamente tagli alla spesa, alle tasse e privatizzazioni, sarebbe stato più opportuno che insistesse sulla lotta agli sprechi e alla riduzione delle tasse per le piccole imprese e i bassi redditi; ad ogni modo, in questo clima, anche Pietro Ichino, senatore del PD, si è detto a favore del lavoro flessibile o precario.
Secondo l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, non si possono proibire o imporre le pratiche religiose, non si sa a chi si riferisse, lo stato italiano non lo ha mai fatto, invece è la chiesa che nella sua lunga storia le ha imposte e le impone tuttora con gli insegnanti religiosi, non ritiene sufficiente il catechismo; all’art.19 della nostra costituzione si contrastano solo i riti contrari al buoncostume, previsti da alcune religioni, che a volte prevedono anche sacrifici umani.
Scola tiene alla libertà illimitata della chiesa cattolica che chiama libertà religiosa, perché per la chiesa solo questa è la vera libertà, mentre le altre libertà vanno limitate, tiene anche alla libertà della scuola privata; perciò la chiesa ha osteggiato l’insegnamento pubblico, ha preteso la giurisdizione autonoma per i sacerdoti, in modo da sottrarli ai tribunali secolari e di prosciogliere anche preti pedofili. Come la Francia ha fatto molte sceltre laiche, anche Obama ha proposto polizze assicurative sanitarie che prevedono contraccettivi, aborto e sterilizzazione, perciò Scola parla di ferite inferte alla libertà religiosa e non se ne capisce il motivo.
Comunque, la corte federale americana ha sentenziato che il provvedimento di Obama non lede la libertà religiosa perché esenta gli ospedali religiosi dal garantire tale copertura contraccettiva. Scola è contro lo stato secolare e neutrale che, secondo lui, tenta di emarginare la cultura religiosa aperta al trascendente e che perciò finisce con il limitare la libertà religiosa; l’arcivescovo non ammette lo stato laico, eppure nel 2011 il 51% dei matrimoni celebrati nella sua Lombardia si sono svolti con rito civile. Se lo stato italiano fosse veramente laico, invece che fraudolentemente confessionale, si potrebbero tassare i beni della chiesa, toglierle i finanziamenti pubblici, si potrebbe adottare una legislazione sull’eutanasia, sul testamento biologico, sui matrimoni tra coppie gay, sulla ricerca sulle staminali, sulla fecondazione eterologa, sulla ricerca genetica, ecc.
Quando il cittadino è libero di seguire la sua coscienza, invece che i dettami della chiesa, come si fa a dire che è limitata la libertà religiosa; infatti, i cattolici possono professare liberamente la loro fede, possono fare propaganda, possono finanziare le iniziative della chiesa con le offerte del 5%° Irpef e dell’8%° dell’Irpef, possono mandare i loro rappresentanti in parlamento e frequentare le scuole cattoliche; i cattolici non possono imporre ai laici e alle altre confessioni la loro morale, altrimenti sarebbe il totalitarismo che la chiesa ha sempre coltivato nel passato.
In tutto il mondo e da sempre, i poveri hanno tassi di mortalità maggiori dei ricchi e quando migliorano le loro condizioni di vita vivono di più, sulla durata della vita influisce quantità e tipo di alimentazione, igiene, acqua potabile, riscaldamento e riduzione d’inquinanti; però pare importante anche il livello d’istruzione, che, con l’aumento del reddito, innalza la speranza di vita; i farmaci avvelenano il sangue e non allungano la vita, ciò malgrado e fraudolentemente, la medicina ha cercato di prendersi il merito dell’allungamento della vita.
Anche i giovani sono soggetti alle malattie, però, con l’allungamento della vita, tendono ad aumentare gli ammalati, perciò i tagli alla sanità andrebbero fatti con grano salis, cioè solo per eliminare sprechi e cure inutili o dannose; infatti, le società farmaceutiche non hanno interesse alla prevenzione, i vaccini non servono alla profilassi, sono i farmaci per le persone sane e spesso fanno danni.
Le riforme sulle pensioni sono basate sul falso assioma dell’allungamento della vita, però dal 1990 al 2008 in Usa la durata della vita si è accorciata di quattro anni, accadrà anche in Europa, per merito di medicina, cattiva alimentazione e cattivo stile di vita; naturalmente se ne avvantaggerà la previdenza pensionistica. Val la pena di ricordare che, secondo certe ricerche, il ricovero in ospedale è, a causa degli errori medici, la terza causa di morte, dopo malattie cardiovascolari e tumori.
Le primarie le volle per la prima volta Prodi, che copiò dagli Usa, ma non aveva un partito, il PD usa i partiti di sinistra per copertura a sinistra e i cattolici come Prodi e Casini per copertura con il Vaticano, sono tutti buoni per andare al potere. Prodi rappresentava l’alleanza tra parte del mondo cattolico e parte del mondo postcomunista, d’altra parte, le consorterie italiane non hanno mai voluto uno stato veramente democratico ed equo, ma chiedevano privilegi, potere e volevano essere protette.
Quando i socialisti chiedevano riforme, il cattolico presidente Mario Segni tentò il colpo di stato, poi reiterato dal piduista massone e vicino al Vaticano Licio Gelli; oggi, invece che progettare vere riforme, che non tolgano libertà e benessere ai cittadini, regna l’immobilismo e la restaurazione del capitalismo puro; le primarie servono solo a scegliere candidati e non a presentare un programma riformatore. Con le primarie, Renzi si è fatta grande pubblicità, speriamo che questo personaggio porti aria nuova al PD, alcuni lo invitano a fondare un nuovo partito di sinistra.
Vendola avrebbe fatto meglio a non partecipare alle primarie e a stare distante da Bersani e Monti, come ha fatto di Pietro, in modo da rafforzare l’alternativa ai moderati di Bersani, oggi monopolizzata da Grillo, del quale poco si sa in termini di programma e di nuova classe politica proposta, mentre i megafoni della propaganda dei media ne sottolineano le prime diatribe interne al movimento, con lo scopo di metterlo in difficoltà; comunque, Grillo fa bene a non partecipare ai Talk show, dei quali siamo stanchi, meglio Internet.
I brogli elettorali hanno accompagnato la nascita della repubblica italiana, infatti, i plebisciti per le annessioni delle regioni conquistate dal Piemonte furono truccati, poi questi brogli sono continuati in era monarchica, fascista e repubblicana, d’altra parte la gente vorrebbe cambiare il mondo e crede al rituale del voto della falsa democrazia; in realtà, i cittadini non hanno mai veramente avuto libertà di scelta dei rappresentanti politici. Sotto qualunque sistema elettorale i partiti, che sono sette organizzate per il potere, sono più intenti a salvaguardare la governabilità, cioè il loro potere per conto di altri poteri occulti maggiori, la sovranità popolare non è mai esistita da nessuna parte.
Nel 2006 Prodi, senza un suo partito e suggellando l’alleanza tra mondo cattolico e postcomunisti, ebbe una maggioranza risicata, con elezioni contrassegnate da brogli, la nomenclatura occulta voleva bloccare le riforme invocate dalla Lega nord e per farlo si serviva della sinistra; naturalmente ci furono ricorsi e a Legnano nel milanese si occultarono gli scatoloni con le schede elettorali da ricontrollare; queste cose sono accadute altre volte a Napoli, spesso ultima a scrutinare, in relazione a scadenze elettorali cruciali.
Dall’unità l’Italia ha sperimentato tutti i sistemi elettorali, con governi che duravano in media un anno, le cose non sono cambiate con il sistema proporzionale o con quello maggioritario, con il mattarellum e il porcellum, la democrazia è sempre una farsa o una democrazia con il trucco; del resto, come la repubblica, il liberalismo, il socialismo e il comunismo, la pratica è sempre distante dalla teoria e gli uomini in buona fede si battono per la teoria politica, ignorando, come dei ciechi, la pratica.
I cittadini non conoscono i propri rappresentanti, investiti di potere altrove; dietro il sipario, è l’oligarchia che domina, è il vero sistema politico di tutti i tempi ed anche della monarchia, lo stato è diretto da un’impresa privata occulta; il porcellum nacque da un accordo tra Udc, An, Forza Italia e Lega Nord e fu ben accetto al PD, perché consentiva al segretario di ogni partito di selezionare i parlamentari da candidare, fino a vendere i posti in parlamento per 200.000 euro.
Perciò oggi è difficile cambiare questo sistema elettorale, è più facile ridurre il numero dei parlamentari e le loro prebende; il potere del parlamento, che, in base alla costituzione, dovrebbe essere sovrano, si è frammentato tra commissioni parlamentari, partiti, UE, autorità, governo e Quirinale, perciò la nostra non è più una repubblica parlamentare e una costituzione materiale non scritta prevale su quella scritta.
Quando in Islanda sono saltate alcune banche, Olanda e Gran Bretagna, a tutela dei propri risparmiatori, chiesero all’Islanda di sanare la situazione; l’Islanda ha aiutato la banca centrale e ha aiutato e nazionalizzato delle banche, ha messo il controllo sui captali, poi, com'era accaduto in Usa, Spagna, Irlanda e Inghilterra, nel paese è andato in crisi anche il mercato immobiliare; perciò l’Islanda, alla ricerca della salvezza, ha chiesto l’ingresso nell’euro, ma non ha riconosciuto tutto il debito estero delle sue banche, perciò è stata condannata dall’Europa.
La paura per la situazione delle banche ha spinto mercati, speculazione, informazione, società di rating e partiti a vedere la situazione delle banche italiane, fatte alcune eccezioni, peggiore di quella che è, comunque, Francia e Germania sono impelagate con il credito da lorio concesso a Grecia e Spagna e l’Inghilterra con il credito concesso a Usa; gli Usa soffrono di una situazione debitoria generalizzata, fortunatamente alleviata dalla posizione del dollaro.
L’Emiro del Qatar è il maggiore fornitore di petrolio dell’Italia, è il maggiore azionista di Al Jazeera, che sostiene Morsi contro i liberali d’Egitto, gestisce con Montezemolo un pacchetto di maggiorana di Unicredit e si è offerto di ripianare i debiti della Rai; il governo italiano, a causa della caduta della domanda interna, favorita dalle sue misure economiche, alla ricerca di mercati esteri, d’investimenti stranieri e di fonti di energia, ha favorito diversi accordi con l’emiro.
L’emiro del Qatar ha partecipato con la Nato al bombardamento della Libia, paese ostile all’occidente ma laico e fornitore di petrolio all’Italia; l’emiro, assistito dalla Banca Morgan, si è incontrato con Monti, Passera e Montezemolo, poi il 18 settembre 2012 ha firmato un accordo con l’agenzia di stampa Ansa; il che significa, come le potenze da sempre sanno, mettere ipoteche sull’informazione italiana, soprattutto mediante omissioni. Sono tanti i misteri che avvolgono i rapporti tra occidente e mondo islamico, oggi Montezemolo è legato all’UDC, in pratica al Vaticano.
Non è solo questione d’interesse economico, da parte dell’informazione si esalta la cultura araba, spesso omettendone i lati negativi, mentre quelli negativi italiani, per favorire la speculazione, che da decenni si accanisce contro l’Italia, sono da essa sottolineati; perciò si fa disinformazione sul conflitto israelo-palestinese. Fra l’altro, è da ricordare che Al Jazeera ha diffuso il film blasfemo sulla vita di Maometto, che ha generato rivolte destabilizzanti nei paesi islamici; Monti ha proposto all’emiro investimenti in Italia e poi, senza consultare il parlamento, ma in accordo con il Vaticano, che ha grandi interessi economici nel mondo islamico, ha riconosciuto la Palestina all’Onu.
Israele desiderava reciproco riconoscimento e confini sicuri e definitivi, come previsto nel 1948 dall’ONU, anche rinunciando a territori rivendicati dai palestinesi, come in parte ha già fatto; poi come stato sovrano la Palestina sarebbe entrata all’ONU, ma gli arabi fondamentalisti, in tutti i loro documenti, affermano di volere la distruzione di Israele e usano la lotta contro Israele per favorire l’unità delmmondo islamico rifondare il califfato islamico, cioè il panislamismo.
Nella storia tanti popoli sono stati costretti a emigrazioni forzate, non solo Isaraele e i palestinesi, poi trovarono ospitalità in altri paesi dove gradualmente di integrarono, però val la pena di ricordare che, ancora nel 1600, le città della Palestina era a maggioranza ebraica e cristiana, inclusa Gaza; nel VII secolo, prima che vi arrivasse l’Islam, erano cristiane la Tunisia, la Siria e l’Egitto e gli ebrei erano numerosi in Egitto; il processo di espulsione perdurò durante più secoli e nel XX secolo è continuata l’espulsione degli ultimi ebrei e cristiani da quei paesi; il processo continua ancora oggi, la nostra informazione generalmente l’ignora e parla solo di profughi palestinesi.
Gli aiuti internazionali a palestinesi e altri popoli sono spinti dalla propaganda, però il denaro raccolto arriva solo per il 20% ai poveri destinatari, la maggior parte si perde per la strada. Oggi l’informazione, che obbedisce sempre a chi la paga, cioè non ai lettori o ai telespettatori, aiutata dai suoi mercenari, cioè economisti di corte e storici di corte, presenta il mondo islamico come il bengodi e fonte di cultura, ignorando la sorte di donne e minoranze etniche e religiose, come i principi di libertà ivi soffocati; del resto, nemmeno la nostra è una democrazia perfetta.
La primavera araba, con la collusione occidentale, si sta traducendo in nuove tirannie, cioè in un inverno tirannico, e la chiesa cattolica, che in Terrasanta aveva patrocinato le crociate, a causa dei suoi interessi economici, sostenendo mondo arabo e palestinesi, asseconda il processo. C’è anche il fatto che la chiesa non ama la democrazia e guarda sempre con nostalgia al medioevo, quando la gente era credente, obbediente e sottomessa, quando apostasia, bestemmia, adulterio e blasfemia erano perseguite anche dalla chiesa, perciò guarda con un po’ d’invidia alla cultura fondamentalista islamica, che vorrebbe emulare.
Forse, come al tempo di Costantino, siamo al crocevia di una nuova religione che fonderà cristianesimo e islamismo, il che garantirà obbedienza, subordinazione e maggiore rispetto dell’autorità, eclissando la contestazione della modernità; le riforme religiose e le nuove religioni sono sempre nate a tavolino, patrocinate da potenti (“I metabolismo cristiano” di Nunzio Miccoli - http://www.yeshua.it/approfondimenti_e_news/il_metabolismo_cristiano.htm).
Nel 1968, in clima di contestazione, in Francia nacque La Nuova Destra o movimento Grece, su iniziativa di Alain Benoist e Charles Champetier, che presero idee da Evola, Guenon, Rosemberg, Gramsci e Nietzsche; il movimento rinnegava la nazione, figlia della rivoluzione francese, ed esaltava comunità locali e autonomie locali, negava la superiorità razziale e l’eguaglianza ed esaltava le differenze culturali.
Affermava che si diventava membri di una cultura non per razza, ma quando si nasceva in mezzo ad essa, esaltava il multiculturalismo ed era contrario all’assimilazione, all’omologazione e all’integrazione di popoli diversi, oggi l’UE segue un indirizzo diverso; perciò, in una visione etnopluralista, oggi è paradossalmente anche a favore di velo islamico e infibulazione; è a favore di un’Europa federale delle regioni, è contro marxismo, americanismo, liberalismo e cosmopolitismo giudaico-cristiano.
La nuova destra rifiuta l’omologazione degli europei agli americani e degli africani agli europei, morto il comunismo, vede nel liberalismo il nemico principale; elogia la democrazia diretta plebiscitaria e referendaria, è contro centralismo e globalizzazione, è vicina agli ambientalisti; denuncia la crisi dello stato e vuole l’autonomia delle regioni, è contro l’immigrazione clandestina e a favore di quella regolamentata o controllata. La nuova destra ammette tante morali e tanti modi di raccordarsi con il sacro, mentre le religioni monoteiste, volendo omologare, generano intolleranza e totalitarismo; di questa nuova destra fa parte la Lega Nord, il partito austriaco di Haider, partiti similari di Belgio e Svizzera e parte del partito di Le Pen in Francia.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Tra le fonti:
www.cronachelaiche.globalist.it,
www.rivistapaginauno.it - Paginauno numero 30,
LA RELIGIONE NON E’ SOLO CONFORTO (21/11/2012)
La religione, a vantaggio del potere, per suggestionare, avere seguito e soffocare i dubbi, usa la tecnica dell’alterazione mentale, mediante meditazione, canti, glossolalia o linguaggio incomprensibile, giaculatorie o brevi preghiere e autodenuncia o confessione; essa chiede la disponibilità al martirio, alla guerra santa, alla fede cieca, mortifica il corpo, chiede obbedienza e, per favorire la sottomissione, induce al senso di colpa.
A tale fine, si serve di stupefacenti, preghiere, lavori debilitanti e ripetitivi, per omologare, impone abiti fisici e mentali, spinge a credere che il fondatore della sua ideologia e il capo religioso o politico abbiano una missione speciale di salvezza, il che aiuta la governabilità perché giustifica ogni mezzo; la religione accumula ricchezze e allontana dalla famiglia, crede alla possessione demoniaca e alla predestinazione, il che mina il libero arbitrio degli esseri pensanti.
La religione trionfante è capace di metabolizzare credenze religiose precedenti, infatti, gli etruschi facevano vaticini sul colle Vaticano, poi i romani ci adorarono Mitra, importato dalla Cilicia, che aveva fatto parte della trimurti indo-persiana di Indra-Mitra-Varuna; Cristo, grazie al lavoro certosino e risolutorio dei conflitti religiosi da parte dei concili, è stato costruito su Mitra, Krishna e Horus e sul nazionalista giudeo Giovanni di Gamala.
La prima inquisizione dal IV secolo, sotto Costantino e Teodosio I, diede la caccia soprattutto agli eretici, la seconda inquisizione spagnola del XV secolo diede la caccia soprattutto agli ebrei, la terza inquisizione del XVI secolo diede la caccia soprattutto ai protestanti; l’inquisizione servì anche a depredare comunità benestanti cadute in disgrazia, come gli ebrei e gli albigesi di Francia.
Con questa caccia perirono milioni di persone, incluse le streghe, spesso levatrici, erboriste e donne intellettualmente dotate; con la guerra dei trent’anni (1618-1648), una delle tante guerre di religione che si faceva forte del fanatismo, ma in realtà celava anche interessi economici, perì un quarto della popolazione europea. In America non andò perché vi perirono milioni d’indiani, le missioni americane erano basi militari per la conquista e campi di lavoro forzato dove gli indios, con la scusa della conversione, erano fatti schiavi e obbligati al lavoro con la frusta, perciò la maggior parte di loro, grazie al fervore dei missionari, morì.
I padri pellegrini puritani del Massachusetts, sfuggiti alla repressione della monarchia inglese e rifuguiatisi in America, anche se a loro volta diedero la caccia con ardore agli indiani, odiavano a tal punto i gesuiti che nel 1647 li bandirono dalla loro colonia e coniarono una moneta, in cui in una faccia c’era il papa e nell’altra il demonio; del resto anche per tanti italiani del medioevo e per Lutero il papa era l’Anticristo.
Le scuole residenziali per bambini indiani di Canada e Usa, erano campi di concentramento, retti dalla chiesa cattolica e dai gesuiti, sono durate fino alla metà del XX secolo; avevano un programma genocida, infatti, servivano a procurare la morte dei bambini indiani non assimilabili, cioè che rifiutavano la conversione. Questi bambini erano stuprati e si facevano esperimenti medici su di loro, nell’Oregon i bambini indiani erano abusati nelle scuole dei gesuiti.
Nel 1851 Benito Juarez, divenne presidente del Messico e, conscio di questi misfatti e dei privilegi della chiesa cattolica, la espropriò, vietò gli abiti talari e introdusse matrimonio civile e cimiteri laici; il papa chiese aiuto alla Francia, che inviò Massimiliano d’Asburgo con un corpo di spedizione. I francesi furono cacciati e Benito Juarez si riprese la presidenza; nel 1876 gli successe Porfirio Diaz, la chiesa ottenne maggiore libertà, ma era sempre controllata dallo stato.
Nel 1924 divenne presidente Elias Calles, che era anticlericale e perciò chiuse le scuole religiose; nel 1940 gli successe il cattolico Avila Camacho, che impose la libertà religiosa, fece riaprire le scuole cattoliche private e riammise gli abiti talari. In tutti i paesi cattolici si sono alternati governi clericali e anticlericali, con cicli di circa 70 anni, a farne le maggiori spese sono stati i gesuiti, le loro scuole furono chiuse e furono cacciati; l’attuale ciclo clericale italiano scadrà nel 2015. Pio XII aveva paura dell’ateismo di Spagna, Messico e Russia, ma temeva anche le rivolte del popolo romano, che nel medioevo fece fuggire tanti papi da Roma.
La chiesa cattolica alta ha sempre avuto rapporti di collaborazione e corrispondenza con con settori della politica, del mondo degli affari e della mafia, aiutando quest’ultima, con le sue banche, nel riciclaggio di denaro sporco; il mafioso Lucky Luciano, rispedito in Italia dall’America, fu accolto a braccia aperte dagli alti prelati di Napoli. Però Pio XII e altri papi sono stati anche solidali e alleati con dittatori di destra come Mussolini, Franco, Salazar, Hitler, Pavelic e Peron.
L’ideatore dell’olocausto nazista non è stato Eichmann, che ne è stato siolo esecutore, ma lo è stato l’arcivescovo gesuita di Monaco von Faulhaber; i gesuiti, nati in Spagna, su Civiltà Cattolica avevano anticipato la soluzione finale, erano accesi antisemiti, cioè avevano i pregiudizi razziali degli spagnoli del XV secolo, che crearono la seconda inquisizione, soprattutto antiebraica, come i nazisti invocavano la purezza del sangue.
Il celibato dei preti è stato voluto dalla gerarchia cattolica, per ridurre il costo del mantenimento dei preti, per utilizzarli a tempo pieno, senza che fossero distolti dalla famiglia, e per evitare che lasciassero la loro eredità, che doveva essere lasciata alla chiesa, a favore dei loro figli. La chiesa però è potente anche nella società laica, dove ha larghi interessi economici e di potere, nella corte suprema americana sono cattolici 6 membri su 9 e spesso giudicano in materia di etica, anche in Italia la Cassazione è servita a cancellare sentenze scomode per il potere.
Nei swecoli in Vaticano sono stati ospitati corruzione, omicidi, criminalità e prostituzione, le prostitute oneste o cortigiane di lusso della corte pontificia ebbero molto potere; tra loro era Teodora che fece fare papa l’amante Giovanni X (914-928), che fu cacciato dalla figlia di Teodora, Marozia, che, a sua volta, fece fare papa suo figlio Giovanni XI (931-935), che aveva avuto con il papa Sergio III. Giovanni XII (955-964) era pagano, aveva un’amante prostituta e gestiva un bordello in Laterano, era incestuoso con le sorelle, stuprava suore e donne comuni; tanti papi erano increduli e irridevano le scritture.
Abusi sessuali dei preti ci sono stati in tutti i paesi, aiutati dalle istituzioni religiose e dalla chiesa che copriva i loro misfatti, badando solo a salvare l’immagine della chiesa e non le vittime minori; ne sono state vittime bambini degli orfanotrofi, sordomuti, andicappati degli istituti speciali. Nei secoli, la chiesa, con la sua giurisdizione autonoma, proteggeva i preti responsabili, però condannava e isolava i preti impegnati sul piano sociale, che contestavano il celibato e chiedevano l’ordinazione delle donne.
A causa di questi abusi, oggi in Usa diverse diocesi hanno pagato milioni di dollari di risarcimenti alle vittime e sette di esse hanno dichiarato bancarotta, il default tanto annunciato per l’Italia ha invece colpito banche e diocesi; preti americani hanno commesso abusi anche in India e Ratzinger, a capo della Congregazione per la dottrina della fede, erede dell’Inquisizione, ha protetto vescovi pedofili, soprattutto quelli che inviavano denaro in Vaticano.
Per tacitare le vittime e soffocare questi scandali, il Vaticano preferisce risarcirle senza arrivare in giudizio. I preti pedofili scoperti sono il 4%, in realtà sono di più, il 35% dei preti é omosessuale, gli adulteri saranno una percentuale del genere; solo una minoranza di preti è casta, crede veramente alla sua missione, desidera le donne, vuole riformare la chiesa e spesso, delusa, se la gerarchia glie lo consente, getta la tonaca; in Italia dal 1945 lo hanno fatto migliaia di preti.
La società si va secolarizzando, oggi solo il 40% dei cattolici va in chiesa e forse solo il 10% crede a tutti i dogmi della chiesa, calano le donazioni alla chiesa, è troppo poco definire queste persone non praticanti, se includono anche increduli; a causa della crisi delle vocazioni e del rifiuto del sacerdozio femminile, ora in Usa i preti cattolici arrivano da Vietnam e Filippine, in Europa arrivano dall’Africa.
Comunque la gerarchia della chiesa è organizzata sempre come un esercito e, infatti, Napoleone I affermava che quelli che s’intendono meglio sono i preti e i militari, che sono i poteri più importanti degli stati, anche se non citati dalle costituzioni. Le società gerarchiche e militari sono caratterizzate da discrezione e segretezza, cioè omertà, obbedienza, non hanno niente da spartire con la democrazia; ancora oggi perciò in Vaticano alligna interesse economico, potere, coperture, trame, complotti e falsificazioni, perché il potere oscuro ha sempre voluto così.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Bibliografia:
“Il libro segreto dei papi” di T. C. Leedom e M. Churchville – Newton Editore,
“Il metabolismo cristiano” di Nunzio Miccoli,
“La storia censurata” di Nunzio Miccoli.
Di fronte alle anomalie della nostra politica, come il solito, il papa ha fatto i soliti discorsi di richiamo alla serietà della classe politica, però, in altre occasioni, Benedetto XVI si è pronunciato contro le riforme della chiesa cattolica e contro un’intesa con le chiese evangeliche; perciò nella chiesa sono nati, come nel medioevo, movimenti per il suo rinnovamento dal basso. In Vaticano non c’è trasparenza nella nomina dei vescovi e nella finanza e c’è l’abitudine a occultare i fatti; gli abusi sessuali e le azioni dei preti pedofili sono stati occultati da Roma e dai vescovi, perciò in Germania migliaia di persone, con il movimento “Noi siamo la chiesa”, abbandonano la chiesa cattolica.
Si è accantonato il Concilio Vaticano II di Giovanni XXIII e Benedetto XVI continua sulla strada della restaurazione tracciata da Giovanni Paolo II, prendendo le distanze dal movimento conciliare e dal popolo, ma in Italia tenendo ben stretto il controllo sulla politica e sulla televisione. Oggi i vescovi sono diventati funzionari vaticani, senza autonomia e senza responsabilità e i teologi indipendenti rischiano di essere censurati e marginalizzati e perciò, generalmente, tacciono.
La chiesa cattolica è minata dal sistema di governo romano, cioè dal centralismo monopolistico del potere, dall’autoritarismo, dal clericalismo, dalla sessuofobia e alla misogenia. Fin dall’inizio, la chiesa ha lottato contro eresie e scismi, minacciati anche in Francia e a Venezia, però gli scismi che ebbero successo avvennero nell’XI secolo tra oriente e occidente e nel XVI secolo tra cattolici e protestanti; comunque, nel XIX secolo ci fu anche lo scisma tra cattolicesimo romano e mondo moderno.
L’espressione cattolicesimo romano è una contraddizione in termini, perché il primo termine significa universale il secondo locale. Nell’XI secolo la chiesa si trasformò in un’istituzione monarchico assolutistica e, ancora oggi, il sistema di governo romano-papista è un sistema di governo medievale, rifiuta dialogo e riforme, invocato fin dall’alto medioevo; il Vaticano ha una sua diplomazia segreta e un servizio di spionaggio che operano per non cambiare queste cose.
La maggioranza dei cattolici sono critici verso la chiesa e non ne condividono tutti i dogmi, il che, teoricamente, sarebbe sufficiente per essere messi fuori dalla chiesa e dai sacramenti, cioè la scomunica non dovrebbe colpire solo comunisti, abortisti o divorzisti. Per la riforma della chiesa, si era sempre invocato il concilio, nel medioevo anche autoconvocato dai vescovi; ma ora il concilio è convocato solo dal papa, inoltre vescovi e cardinali sono scelti dal papa, perciò è divenuto più difficile cambiare, come si cercò di fare al tempo del concilio di Costanza (secolo XV); eppure, secondo la tradizione, il concilio ecumenico dovrebbe essere l’autorità suprema della chiesa.
Contro il Concilio Vaticano II, Benedetto XVI ha reintrodotto la messa medievale tridentina, celebra l’eucarestia in latino e con le spalle rivolte ai fedeli; in polemica con le chiese evangeliche, sostiene che solo la chiesa cattolica è la vera chiesa. Però, dopo aver perso Costantinopoli, Bisanzio e Mosca, per favorire l’espansionismo moderno della chiesa cattolica, oggi il Vaticano, con mossa politica, si è aperta ai sacerdoti anglicani conservatori sposati, rinunciando per loro a pretendere il celibato, come accade con la chiesa uniate di Ucraina e con i preti africani, il che crea disparità di trattamento tra sacerdoti cattolici, della cui opinione non si tiene conto.
Il celibato ecclesiastico favorisce da parte dei preti gli abusi sessuali, come pedofilia e adulterio, è nato per risparmiare sulla spesa per i sacerdoti, oggi ampiamente finanziati con le tasse ecclesiastiche dallo stato italiano e tedesco, mentre in Usa e Svizzera esiste la contribuzione volontaria dei fedeli. Benedetto XVI, d’accordo con la curia romana, ha rafforzato le correnti anticonciliari all’interno della chiesa, nominando a capo dei dicasteri della curia prelati contrari al concilio.
Nella chiesa cattolica mancano i preti, i preti non possono sposarsi e gli uomini sposati non possono essere ordinati sacerdoti, perciò tanti preti che desiderano sposarsi abbandonano la chiesa; i vescovi risparmiano sulle spese perché i sacerdoti celibi costano meno di quelli sposati e sono più disponibili; perciò oggi diminuiscono i giovani attratti dai seminari e del clero diocesano, a causa dell’obbligo del celibato, diminuiscono anche le suore e i laici consacrati, aumentano le chiese e i seminari vuoti e perciò le parrocchie sono accorpate.
Però i business del Vaticano non diminuiscono, infatti, il Vaticano, grazie alla fabbrica continua di santi, che porta denaro, ha creato una società profittevole che promuove i pellegrinaggi di persone che spesso sono solo turisti. Gli incontri del papa con i giovani non frenano la fuga dalla chiesa e dal sacerdozio; l’occultamento degli abusi sessuali del clero è stato diretto dalla Congregazione per la dottrina della Fede, erede di Inquisizione e Sant’Uffizio, guidata dal 1981 al 2005 dal cardinale Ratzinger, poi papa Benedetto XVI.
Ratzinger mise il segreto pontificio sugli abusi e per la violazione del segreto previde severe sanzioni; bisogna ricordare che la pedofilia dei preti è stata una tradizione della chiesa medievale, la giurisdizione autonoma della chiesa metteva al sicuro i preti pedofili. L’Inquisizione era un tribunale speciale che non garantiva i diritti minimi giudiziari, con la sua erede, cioè la Congregazione di Ratzinger, le cose non sono molto cambiate, infatti, si tutelano i preti e non le vittime degli abusi; il papa ha coperto vescovi pedofili che facevano arrivare molto denaro a Roma.
Il papa ha messo spesso a capo delle chiese nazionali soggette a Roma, cioè a capo delle conferenze episcopali, dei conservatori malvisti dalla popolazione del paese, in Belgio l’arcivescovo André Leonard ha coperto gli abusi sui bambini; questi abusi sessuali sono coperti dall’omertà dei vescovi, però oggi, accantonata l’autonoma giurisdizione ecclesiastica, le vittime chiedono risarcimenti e perciò la diocesi di Boston è in difficoltà economiche.
I tribunali considerano la chiesa cattolica una struttura unitaria e perciò, per omissione di controllo, coinvolgono il Vaticano, inoltre, per questi reati, lo stato dell’Oregon non ha riconosciuto al Vaticano l’immunità che spetta a uno stato straniero, in genere, si è salvato dall’imputazione solo il papa, perché ha l’immunità riservata al capo di uno stato straniero. Il Vaticano ha partecipazioni in industrie di armamenti e in società farmaceutiche che fabbricano la pillola anticoncezionale, la banca vaticana IOR appartiene al papa ed è indagata per riciclaggio di denaro sporco e mafioso; però le nuove direttive europee sul riciclaggio oggi valgono anche per il Vaticano, ma non credo che le cose cambieranno molto.
Nonostante la posizione della chiesa, alcuni vescovi e teologi sono contro il divieto dell’uso del preservativo, nella chiesa esiste un’opposizione nascosta, comportamenti dissonanti e contraddizioni, in Africa pare che le suore usino anticoncezionali e i preti hanno le donne. Il papa è prigioniero del dogma dell’infallibilità e degli altri dogmi, si teme che, togliendo una pietra all’edificio della chiesa, crolli l’intera struttura, perciò si è imbalsamata la dottrina; perciò i fedeli sono incoraggiati all’ipocrisia e in privato la pensano diversamente dalla chiesa, perciò s’mpegnano solo nelle parrocchie; l’adulterio dei preti è più diffuso della pedofilia, perché tanti preti non sono casti.
In Germania, a causa degli abusi di potere della chiesa cattolica, del suo discredito e del celibato, nel 2010 gli aspiranti sacerdoti sono stati solo 150, ma tanti di loro rinunceranno prima dell’’ordinazione; sembra l’estinzione del sacerdozio voluto da Roma, forse in Europa sarà rimpiazzato da missionari africani e forse l’Islam, che sta prendendo possesso di chiese cristiane e converte cristiani, diverrà religione dominante in Europa.
I vescovi, all’incontro periodico con il papa, diversamente che nel medioevo, non fanno più accenno a riforme, le diocesi occultano gli abusi, non spendono parole sul celibato e curano i loro interessi economici; come il Vaticano controlla multinazionali e in Italia banche nazionali e IOR, i vescovi hanno interessi economici e finanziari e controllano banche popolari locali.
Nella gerarchia della chiesa nessuno va incontro ai tempi moderni e nessuno chiede un aggiornamento della sua dottrina in materia sessuale; anche la conferenza episcopale tedesca è filoromana, come il papa, anche i vescovi si concedono residenze milionarie, contemporaneamente, non concedono la comunione ai divorziati risposati e non benedicono le coppie omosessuali; però anche l’omosessualità è diffusa tra il clero. Nella chiesa domina ipocrisia e senso di colpa.
La chiesa cattolica sembra un modello fuori serie in liquidazione, mentre l’Islam è in agguato e avanza minaccioso; i vescovi sono spesso autoritari, contro le istanze dei laici e, diversamente dal medioevo, sono antiecumenici e papisti; come in Germania, in questo momento, anche in Usa la conferenza episcopale pende a destra, prima c’era stata la fronda progressista di alcuni vescovi, soprattutto gesuiti; il presidente della conferenza episcopale americana, Francis George di Chicago è contro aborto e matrimonio tra omosessuali.
Negli Stati Uniti tre quarti dei cattolici credono che si possa essere buoni cattolici senza obbedire al papa, sempre osannato e pubblicizzato dalla televisione italiana; in Usa la chiesa cattolica controlla scuole, ospedali e previdenza, i settori che, grazie a Monti il Salvatore, si vogliono privatizzare in Italia; tanti cattolici hanno abbandonato la chiesa e in Germania rifiutano di pagare le tasse religiose. Aumenta l’ostilità verso una chiesa chiusa, reazionaria, autoritaria e distante dal Vangelo, dove il culto di Dio fu sostituito prima da quello di Cristo, poi da quello di Maria e poi da quello del papa, che si è adornato del dogma dell’infallibilità.
I papi hanno fatto santi dei predecessori che non lo erano per niente, come Pio IX, Pio X e Pio XII, perche i santi portano denaro alla chiesa, nei primi secoli i santi erano fatti dal popolo dei credenti; la chiesa persegue un disegno mondano e ha fatto sempre politica, perciò, essendo la chiesa cattolica una struttura autoritaria, non è vero che solo la democrazia si concilia con la politica; i funzionari pontifici, come accade nelle strutture autoritarie non al servizio dei cittadini, sono servili verso l’alto e dispotici verso il basso.
Il sistema dottrinale dogmatico della chiesa è chiuso, è legato alla scolastica e non è conforme alle scritture; la dottrina della chiesa è passata dalla patristica latina, alla scolastica medievale, esorcizzando riforma, illuminismo e pensiero moderno. Il papa è contro secolarizzazione, relativismo e a favore della dottrina e della tradizione, però Pio IX (1846-1878), il papa dell’infallibilità, ha asserito: “La tradizione sono io”; infatti, al papa spetta l’ultima parola, anche Luigi XIV affermava: “Lo stato sono io”. La chiesa non ha un atteggiamento critico verso la sua storia e alimenta la fede nei miracoli.
Le cerimonie d’insediamento e dei funerali dei papi sono maestose e suggestive e i capi di stato e di governo, per aiutare la governabilità e come esempio per il popolo, perché sono personalmente increduli, rendono omaggio al papa, la televisione italiana, controllata dalla chiesa, lo osanna; il papa ha titoli altisonanti ed ex pagani, come quello di pontefice massimo, indossa paramenti meravigliosi.
La chiesa è cresciuta con le falsificazioni, Pietro non è stato a Roma, non vi è morto e non è stato il primo papa, il Laterano, donato dall’imperatore Costantino (324-337), era la sede originaria della chiesa episcopale romana; allora pontefice massimo era Costantino, che convocava concili e promulgava anche leggi religiose, istituì diocesi con un metropolita; poi nell’VIII secolo si diffuse il falso della donazione di Costantino, che affermava che l’occidente e Roma erano stati regalati al papa da Costantino, trasferitosi a Costantinopoli; in effetti e, dal punto di vista pratico, la sua separazione da Roma favorì la prima divisione della chiesa e il potere del papa.
Nel 410 popoli germanici presero Roma e, contro i diritti dell’imperatore di Bisanzio, favorirono l’ascesa del papa a Roma, perciò nel V secolo Bonifacio V, rivendicando il potere mondano o temporale, emetteva decreti in materia civile, però i vescovi Agostino e Cipriano erano contrari al primato sugli altri vescovi del vescovo di Roma, per Agostino la suprema autorità della chiesa era il concilio, che però non riteneva infallibile.
Così la chiesa divenne centralista, monarchica e assolutista, fondata sul diritto ecclesiastico romano e sui decreti falsificati dalla curia, invece in oriente e in Africa settentrionale, ove operavano Agostino, Cipriano e Tertulliano, la chiesa aveva ancora il significato di comunità e si basava su una federazione collegiale di chiese; poi i vandali distrussero la chiesa nordafricana e Roma perse un pericoloso concorrente, ma per il papa rimaneva da domare l’oriente, sede della seconda Roma, Bisanzio.
Papa Leone I Magno (440-461), rivendicava la plenitudo potestatis, e si definiva pontefice massimo, nel 451, pagando un riscatto, fermò gli unni, ma nel 455 i vandali presero Roma; comunque, contro i suoi desideri, al concilio ecumenico di Calcedonia (451) fu riconosciuta alla sede vescovile di Costantinopoli la stessa autorità di Roma. Papa Gelasio I (492-496), soggetto al re germanico Teodorico, con la teoria delle due spade, rivendicò l’indipendenza dal potere di Bisanzio; considerava l’autorità spirituale del papa superiore a quella di Teodorico e, perciò sottrasse il clero alla giurisdizione di Teodorico.
Nel VI secolo l’imperatore Giustiniano di Bisanzio rinnovò il suo impero e cercò, senza successo, di mettere il vescovo di Roma al disotto del patriarca di Costantinopoli; allora non c’era traccia dell’infallibilità teologica del papa, formulata dogmaticamente nel 1870 al concilio Vaticano I, che sostenne anche il primato del papa; al V concilio ecumenico di Costantinopoli papa Vigilio (537-555) fu contraddittorio e perciò non poteva dirsi infallibile, al VI concilio di Costantinopoli (680-681) papa Onorio I fu bollato come eretico.
Papa Simmaco (498-514) affermava che il papa non poteva essere giudicato da nessuno e nemmeno dall’imperatore, fin ad allora però l’imperatore d’oriente giudicava i papi, li processava e li deponeva. Carlo Magno (742-814) non riconosceva il primato del Papa sull’impero e lo salvò dai longobardi che volevano unificare l’Italia, attentando alle terre del papa; per riconoscenza, papa Leone III concesse a Carlo Magno il titolo d’imperatore, prima riservato all’imperatore di Bisanzio.
Nicolò I (858-867) si fece forte della falsa donazione di Costantino e delle false decretali pseudoisidoriane e così, pian piano, il diritto di convocare e confermare i sinodi passò dall’imperatore al papa, le leggi dello stato in contrasto con quelle della chiesa erano considerate non valide; oltre il primato del papa tra le chiese, ora si affermava un’autonoma giurisdizione della chiesa nei confronti dello stato. Alla fine del I millennio, l’imperatore Ottone III dichiarò che la donazione di Costantino era un falso, cosa poi confermata da Lorenzo Valla, (1407-1457), umanista e funzionario pontificio; oggi anche il codice di diritto canonico del 1983, promulgato da Giovanni Paolo II, attingendo a norme di origine incerta, può essere considerato un falso.
I papi erano corrotti, lussuriosi e simoniaci, nel X secolo coltivavano intrighi e violenze, a causa della lotta per il potere, a Roma nascevano papi e antipapi che si scomunicavano a vicenda. Nella curia romana dominavano donne come Marozia, amante di Sergio III, assassina di Giovanni X e madre di Giovanni XI; poi fu incarcerata dal figlio Alberico, che dal 932 al 954 governò Roma come duce, sovrapponendosi ai papi.
Nel 1046 l’imperatore Enrico III depose i papi antagonisti e nominò papa Clemente II, eletto però, come tradizione, dal popolo e dal clero di Roma. Allora i donatisti asserivano che battesimi e ordinazione di sacerdoti indegni non erano valide, invece Agostino faceva distinzione tra persona e ufficio. Leone IX (1049-1054) creò il collegio o senato dei cardinali, il papa giudicava tutti e non poteva essere giudicato da nessuno.
Il papa invocava la libertà della chiesa dall’impero e dai poteri mondani, era contro il conferimento di uffici da parte di principi laici, definì concubinato il matrimonio dei preti, fino allora tollerato, desiderava trasformare i preti in monaci. Questa tesi fu sostenuta con forza da papa Gregorio VII (1073-1085) o monaco Ildebrando di Soana, che fece la riforma gregoriana e una guerra sulle investiture con l’impero, che procuravano denaro all’imperatore e al papa perché la carica di vescovo si vendeva.
Gregorio VII, basandosi sui falsi, sosteneva il primato assoluto del papa, riteneva che l’obbedienza a Dio implicasse l’obbedienza alla chiesa e che l’obbedienza alla chiesa implicasse l’obbedienza al papa. La riforma gregoriana fece della chiesa un’istituzione autonoma, con una propria legge e una propria costituzione, il che accelerò la lotta con l’impero e la separazione con la chiesa d’oriente, perciò nell’XI secolo lo scisma, già tentato in precedenza, fu definitivo.
Innocenzo III (1198-1216) potenziò il ruolo del papa monarca assoluto, si considerava vicario di Cristo e s’identificava con la chiesa universale di Roma, nel quarto concilio ecumenico lateranense del 1215 emanò una serie di risoluzioni contro gli ebrei, obbligandoli a indossare vesti particolari, con la proibizione di ricoprire uffici, di uscire da casa nella settimana santa, obbligandoli, come fatto dall’Islam, a pagare una tassa particolare.
Innocenzo IV (1243-1254) nei processi per eresia introdusse la tortura, la lotta alle eresie, con i relativi tribunali, aveva accompagnato la nascita della chiesa fin dal IV secolo. Ortodossi e protestanti avrebbero accettato un primato del papa se fondato sulla scrittura, però secondo il diritto canonico il papa era sovrano assoluto, legislatore, giudice, come accadeva ai monarchi dei tempi antichi, non era limitato dalla separazione dei poteri; secondo il papa, l’imperatore doveva essere soggetto al papa.
Nel XII secolo si susseguirono decretali false che rafforzavano i poteri del papa, sul decretum Graziani si basò il codice di diritto canonico del 1917 e quello del 1983; per quanto riguarda la giurisdizione, al papa ci si poteva appellare, però negli appelli c’erano arbitrio e simonia, cioè passaggio di denaro; allora chiesa e clero furono identificati e i laici furono esclusi dalla chiesa governata dal papa.
Però, sotto Innocenzo III, divenne importante l’altro ramo del clero, cioè gli ordini pauperistici e mendicanti, francescani e domenicani, sottratti al potere dei vescovi e messi alle dipendenze del papa, i quali da poveri divennero ricchi anch’essi; è da ricordare però che, secondo il Nuovo Testamento, la chiesa è l’intera comunità dei credenti e che l’annuncio del messaggio cristiano e del battesimo é affidato a tutti i cristiani.
Nella chiesa originale le donne avevano un ruolo, poi furono emarginate dai ruoli direttivi, ancora oggi una norma impedisce alle donne di essere titolari di ministeri nella chiesa; per Paolo e Agostino il peccato originale era di origine sessuale ed ereditario, i bambini ne erano liberati con il battesimo. Nasceva perciò una dottrina sconosciuta in oriente e si voleva che il sesso fosse finalizzato solo alla creazione, al clero si richiedeva la castità e nei giorni festivi, poiché i coniugi si accostavano agli altari, dovevano astenersi dai rapporti sessuali.
Il clero celibe è più economico, più subordinato e più disponibile, Gregorio VII perciò fece la caccia alle mogli dei preti, con il secondo concilio lateranense del 1139 il matrimonio dei preti fu considerato invalido, le loro mogli furono considerate concubine e i loro figli divennero schiavi di proprietà della chiesa, però la norma fu violata spesso. La chiesa si servì della violenza e della guerra per diffondere la fede, Agostino era il teorico della conversione forzata e della guerra santa, perciò ci furono guerre contro pagani, eretici, arabi, turchi e crociate.
Gregorio VII voleva affermare il primato di Roma su Bisanzio e porre fine allo scisma orientale e con il papa successivo Urbano II (1088-1099) si arrivò alla prima crociata, queste crociate o guerre sante erano indette dal papa e contavano sul fervore religioso dei partecipanti. Però Innocenzo III fece crociate anche contro i cristiani e, con la quarta crociata (1202-1204), conquistò Costantinopoli, nel 1215 fece una crociata contro gli albigesi o catari di Francia, perciò fu chiamato l’anticristo.
Nel 1215, al quarto concilio lateranense, Innocenzo III incontrò Francesco D’Assisi, che diede la copertura a sinistra alla chiesa, mentre la chiesa alta rimaneva dogmatica e piena di sfarzo. Bonifacio VIII (1294-1303) dichiarò che solo il papa poteva tassare il clero e nel 1300 indisse il primo anno santo, con vendita d’indulgenze; nel 1303 minacciò di scomunica Filippo IV di Francia, sciogliendo i suoi sudditi dal vincolo di fedeltà, allora stavano nascendo gli stati nazionali, fu arrestato e il successore si trasferì ad Avignone.
Il nepotismo dei papi fioriva e, grazie alle sue entrate, il papato divenne la prima potenza finanziaria d’Europa, avrebbe dato vita al partito dei guelfi neri, del quale avrebbe fatto parte Pio XII, suo zio era un banchiere; a Roma c’erano papi e antipapi che si scomunicavano a vicenda. Nel XIV secolo crebbe l’opposizione al papato e Dante collocò Bonifacio VIII all’inferno; Marsilio da Padova era contro la pienezza dei poteri del papa e chiese l’indipendenza dello stato dalla chiesa, dei vescovi dal papa e della comunità dalla gerarchia, tanti, per riformare la chiesa, chiedevano un concilio generale.
Finalmente si tenne il concilio di Costanza (1414-1418) che, volendo ristabilire l’unità della chiesa e fare le riforme, affermava che il concilio era al disopra del papa e che il potere del concilio derivava direttamente da Cristo. Ciò malgrado, anche con i successivi concili di Pavia, Siena e Basilea, la curia romana evitò le riforme e Martino V (1417-1431) restaurò la sovranità assoluta del pontefice; al V concilio lateranense (1512-1517) Leone X fece dichiarare che il papa superiore ai concili.
I papi erano dissoluti e vivevano con sfarzo, Sisto IV (1471-1484), francescano e patrocinatore dell’immacolata concezione, fu nepotista e fece cardinali sei parenti; Innocenzo VIII (1484-1492) riconobbe pubblicamente i figli illegittimi, Alessandro VI (1492-1503) comprò la sua elezione, ebbe figli da diverse donne e scomunicò Girolamo Savonarola. Nel 1517 il monaco agostiniano Martin Lutero attaccò la vendita delle indulgenze, dirette a finanziare la costruzione della basilica di San Pietro, e anche l’occidente si spaccò e ci furono guerre di religione.
Lutero era contro il potere del papa, voleva il primato della scrittura, liberamente consultabile, e di Cristo, era contro il culto dei santi e credeva alla giustificazione mediante le opere e la grazia; voleva la liturgia nelle lingue nazionali, poi ottenuta con il concilio Vaticano II, voleva la comunione sotto le due specie, il matrimonio dei preti e il concilio autoconvocato. Però per Roma il potere spirituale era al disopra di quello temporale, solo il papa poteva interpretare le scritture e, secondo il Codice di diritto canonico, solo lui poteva convocare il concilio.
Il papa chiese a Lutero di sottomettersi, lo scomunicò e lo bandì dalla chiesa, in origine, Lutero non intendeva lasciare la chiesa cattolica. Dopo pressanti richieste da parte di cattolici e dopo la riforma protestante, papa Paolo III (1534-1549), che fece cardinali figli e nipoti, negli anni 1545-1563 fece svolgere il concilio di Trento, che aprì l’epoca della controriforma, contestando il concilio di Costanza; Trento scomunicò i protestanti, difese la teologia medievale, ripristinò la messa medievale, rendendo la liturgia più solenne.
Ci fluirono guerre di religione, in Francia furono colpiti gli ugonotti, i calvinisti olandesi si ribellarono alla Spagna e in Germania scoppiò la guerra dei trent’anni (1618-1648), che si concluse con la pace di Vestfalia che riconobbe le religioni riformate e le loro sfere territoriali d’influenza. Con la nascita della nazione, si affermò la monarchia assoluta e la Francia di Luigi XIV diventò il paese egemone d’Europa; a Roma il papa decideva sull’interpretazione della bibbia, era contrario alla libertà di pensiero, contrario alle innovazioni e attaccava la cultura moderna.
Niccolò Copernico sostenne la visione eliocentrica del cosmo, sulla sua scia, Galileo Galilei fondò la moderna scienza naturale, Cartesio (1596-1650) fondò la sua filosofia sulla ragione; a Roma l’opera di Copernico fu inserita nell’indice dei libri proibiti, però Copernico fu condannato anche da Lutero e Melantone, gli spiriti scientifici e investigativi erano malvisti anche dai riformatori. Nel 1600 il panteista platonico Giordano Bruno fu arso vivo a Roma, però Galileo si salvò perché ritrattò i suoi errori, comunque, Giovanni Paolo II non lo ha voluto riabilitare.
Pio XII ha disapprovò la teoria dell’evoluzione di Darwin e nel 1950 annunciò il dogma dell’assunzione di Maria; nel XVIII secolo iniziò il processo di secolarizzazione o laicizzazione della società civile, che si fondava sulla ragione, sull’idea di progresso e sul dominio dell’uomo sulla natura. La cultura illuministica attaccò la scolastica e sottopose a critica le sacre scritture, così la bibbia diventò il libro più analizzato del mondo, si chiedeva anche tolleranza religiosa.
In Cina il missionario gesuita Matteo Ricci si vestiva e si comportava da cinese, però francescani e domenicani non erano d’accordo, infatti, sostenevano che chi voleva essere cristiano, doveva cessare di essere cinese o indiano. Nel XX secolo la chiesa si oppose alla pillola anticoncezionale, Pio XI aveva condannato ogni tipo di controllo delle nascite; nel 1968 Paolo VI, con l’enciclica humanae vitae, seguendo Agostino, ammetteva la sessualità solo per la procreazione; questa dottrina è stata confermata da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Poi la chiesa si oppose ad aborto, divorzio, eutanasia, inseminazione artificiale e alla ricerca sulle staminali.
Però, in materia di bioetica, la maggioranza dei cattolici non si uniformava più alle opinioni del papa; con la rivoluzione francese del 1789 finì teocrazia medievale e assolutismo regio, il popolo si sollevava e gli stati erano aperti alla modernità e alle idee nuove, nel 1767 c’era stata la dichiarazione dei diritti dell’uomo americana e nel 1789 quella francese, erano uno sviluppo moderno della Magna Charta inglese del 1215.
Nel 1791 Pio VI dichiarò nulla la costituzione civile del clero, voluta dalla rivoluzione francese, era contro diritti umani, libertà di religione, di coscienza, di stampa e contro l’eguaglianza tra gli uomini; invece la Francia aveva sostituito la religione con il culto della ragione, aveva imposto la laicità dello stato e la reciproca indipendenza di chiesa e stato, sostituì il diritto canonico, che sosteneva il primato del papa, con la costituzione moderna, introdusse il registro dello stato civile e un’etica illuministica.
Napoleone Bonaparte utilizzò il nazionalismo e l’illuminismo a fini imperialistici, la reazione di Napoleone III, già repubblicano e anticlericale e poi divenuto papista, favorì la restaurazione monarchica e ridiede spazio alla chiesa cattolica, nel XIX secolo la Gran Bretagna divenne la potenza dominante in Europa. Con la restaurazione, seguita alla caduta di Napoleone I, a Roma fu abolito il codice napoleonico, restaurata la legislazione papale e SantìUffizio; dopo l’ondata rivoluzionaria del 1848, con Napoleone III, ci fu un’altra restaurazione, monarchica e cattolica, con la quale il romanticismo prese il posto dell’illuminismo.
Alla natura ci si raccordava in modo diverso, le scienze naturali esaltavano la natura, però l’opera dell’uomo si sovrapponeva alla natura, il diritto positivo emendava il vecchio diritto naturale, la chiesa diceva di fondarsi sul diritto naturale e sulle verità rivelate. Pio XII (1939-1958) sosteneva dittatura e monarchia, appartenente a famiglia di finanzieri, fu nepotista e fece principi i suoi nipoti; Giovanni XXIII, con il concilio Vaticano II, difese la democrazia, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI hanno attaccato secolarizzazione, consumismo e relativismo.
Crebbe l’industrializzazione e si sviluppò proletariato, lotta di classe e socialismo, nel 1848 nacque il manifesto del partito comunista, intanto la chiesa, con le sue iniziative sociali, guardando con sospetto le lotte operaie, si faceva difensore di poveri e contadini. Per la chiesa il catechismo romano era più importante della sacra scrittura, nel XIX secolo aumentarono pellegrinaggi e apparizioni di Maria, che portavano denaro alla chiesa; comunque tutti i luminari finirono messi nell’indice dei libri proibiti dalla chiesa.
Nel 1965 Paolo VI trasformò il Sant’Uffizio nella Congregazione per la dottrina della fede, i libri non erano più proibiti ma disapprovati, solo gli editori cattolici non potevano pubblicarli, però lo spirito dell’inquisizione rimase. Oggi nella chiesa di Roma la divisione in classi è esaltata, il clero è separato dalla società, il popolo è escluso dall’elezione di parroci, vescovi e papa, come invece si faceva nel primo medioevo.
Nel sistema romano non esiste la divisione dei poteri, non esiste sovranità popolare e le nomine vengono sempre dall’alto, la chiesa è burocratica, centralizzata e distante dal mondo moderno. Nel 1949 in Cina andò al potere il partito comunista e i missionari stranieri furono espulsi, lo stato voleva impedire l’influsso vaticano, perciò nacque una chiesa patriottica, riconosciuta dallo stato, e una clandestina, appoggiata dal Vaticano.
Pio XII scomunicò i comunisti cinesi e italiani, ma non Hitler e i nazisti, e scomunicò i vescovi patriottici cinesi; la chiesa non ha ammesso le sue responsabilità nell’espansione coloniale dell’occidente, aiutata dalle missioni, ha attaccato la teologia della liberazione sudamericana, che ha contenuto sociale, e non concede autonomia alle chiese locali; nonostante la mancanza di sacerdoti, difende il celibato dei preti.
Nei secoli XIX e XX la storia della chiesa è sostanzialmente la storia del papato, Leone XIII (1878-1903) pose fine alla Kulturkampf anticlericale di Bismarck, ma cercò di correggere l’atteggiamento negativo di Roma verso modernità e democrazia, pubblicò l’enciclica Rerum Novarum, che conteneva la nuova dottrina sociale della cattolica, però era contro i liberi esegeti delle scritture.
Pio X (1903-1914) migliorò l’educazione dei seminari, attaccò riformisti e modernisti e impose al clero il giuramento antimodernista, lo fece spiare con un’organizzazione segreta, il Sodalitium Pianum. Benedetto XV (1914-1922) chiuse quest’organizzazione e fu neutralista, in precedenza i papi avevano sempre parteggiato per una parte in guerra, approvò il nuovo codice di diritto canonico (1917) e il centralismo romano ricevette nuovo impulso.
Pio XI (1922-1939) stipulò il concordato con Mussolini e Hitler, sostenne le missioni e promosse l’azione cattolica, emanò un’enciclica contro il controllo delle nascite, però nel 1937 condannò l’antisemitismo tedesco e la violazione del concordato; stava emanando un’enciclica apposita, quando nel 1939 fu ucciso per mandato di Mussolini, che intendeva fare un favore a Hitler; sono stati tanti i papi avvelenati, per mandato della curia o delle potenze, complotti del genere ci sono stati anche contro capi di stato e di governo; anche papa Luciani, che voleva essere un riformatore, fu avvelenato (1978).
A Pio XI successe Pio XII (1939-1958), che era reazionario e filo tedesco, nel 1950 emanò il dogma dell’assunzione di Maria, bandì i preti operai francesi e revocò l’insegnamento a teologi come Pierre Teilhard; non condannò nazismo e antisemitismo tedesco, era anticomunista, antidemocratico e contrario ai diritti umani. Con la curia era contrario alla nascita di Israele, era a favore dei concordati, non si oppose alle leggi razziali, alla persecuzione degli ebrei, alle imprese militari di Italia e Germania, eppure è stato canonizzato da Giovanni Paolo II.
Giovanni XXIII, eletto nel 1958, con il concilio Vaticano II indicò alla chiesa la via del rinnovamento, con apertura all’ebraismo, al mondo moderno e ai diritti umani, rafforzò il ruolo dei vescovi. Quando era nunzio in Turchia, aveva cercato di salvare gli ebrei, nella preghiera del venerdì santo, eliminò il riferimento ai perfidi ebrei; iI concilio Vaticano II (1962-1965) riformò la liturgia e conferì più autorità al collegio dei vescovi.
Giovanni XXIII negò la responsabilità collettiva del popolo ebraico per la morte di Gesù; condannò l’antisemitismo, rilanciò la bibbia nella messa, officiata nelle lingue nazionali, rivalutò laici, chiese locali e conferenza episcopale, difese la libertà di religione e riconobbe la responsabilità della chiesa nell’antisemitismo; ammise la salvezza anche per islamici, atei e agnostici, assunse un atteggiamento positivo verso mondo moderno, scienza e democrazia.
Il concilio era a maggioranza progressista, ma la curia era conservatrice, Giovanni XXIII morì durante il concilio; gli successe il curiale Paolo VI (1963-1978), perciò non si potè discutere di matrimonio dei preti, divorzio, nuovo ordinamento dei vescovi, riforma della curia, del papato e controllo delle nascite. Questo nuovo papa era contro la collegialità, rilanciò la finanza vaticana e fece pace con la massoneria, alla quale tolse la scomunica, perciò il rinnovamento della chiesa si arenò ed essa rimase reazionaria.
Giovanni Paolo II, insidiato nel 1978, piaceva alla curia, s’oppose all’ordinazione delle donne, fece tanti santi e tanti pellegrinaggi, viaggiava all’estero, si serviva dei media ed era contro movimento conciliare, teologia della liberazione e mondo moderno; nominava vescovi conservatori e assegnava cattedre teologiche ai conservatori, rafforzò culto mariano e nuova inquisizione; era contro l’ecumenismo e contro il movimento tedesco: “Noi siamo la chiesa”; era contro la teologia della liberazione sudamericana; per reazione alla sua politica, la Polonia, che era stata aiutata dal papa a liberarsi dal comunismo, attraversò un processo spinto di laicizzazione.
Nonostante la mancanza di sacerdoti, la chiesa è a favore del celibato e contro la partecipazione delle donne ai ministeri della chiesa, il celibato è economico ma favorisce adulterio e pedofilia da parte dei preti; Giovanni Paolo II, per la ragion di stato, cioè per occultare scandali, protesse preti pedofili, come il cardinale Groer, il vescovo Krenn, il cardinale Law e Maciel Degollado, fondatore de legionari di Cristo, che aveva rapporti intimi anche con donne benestanti, ma mandava molti soldi a Roma.
Giovanni Paolo II tacque sugli scandali sessuali, non fece ammissioni di responsabilità della chiesa e non fece seguire condanne, Benedetto XVI ha ammesso che la chiesa si è mossa in ritardo su questi abusi, che erano una tradizione medievale; Legionari di Cristo e Opus Dei finanziavano ampiamente il papa, perciò Giovanni Paolo II coprì gli abusi di Maciel; Ratzibnger, a capo della congregazione per la dottrina della fede, condivise questa politica.
Intanto nel mondo il movimento conciliare ed ecumenico progrediva, perciò la chiesa bassa si allontanava da quella alta; oggi i vescovi sono soggetti alle pressioni dei fedeli, degli ordini religiosi e a quelli segreti di Roma, sono scelti da Roma e perciò devono essere conformi alla dottrina romana. Prima della nomina, sono sottoposti a esame da parte della nunziatura territoriale, devono condividere l’enciclica humanae vitae, celibato sacerdotale e rifiutare l’ordinazione femminile, devono giurare obbedienza al papa, come facevano i soldati con Hitler; così facendo, sono costretti ad andare contro la morale comune e contro le loro intime convinzioni.
I cardinali sono nominati dal papa ed eleggono il papa, Giovanni Paolo II nominava vescovi obbedienti a Roma, senza seguire i desideri dei fedeli, perciò i vescovi non si sentono responsabili verso il fedeli ma verso il papa; perciò oggi i collegi episcopali e il collegio cardinalizio non hanno voci discordanti, per conseguenza, diminuisce anche l’influenza dell’episcopato tra i fedeli, il quale però continua a curare i suoi affari economici.
Oltre la pedofilia, nella chiesa allignano omosessualità e adulterio, i preti non sono sempre casti, ma devono restare celibi, tanti alti prelati sono omosessuale, nella chiesa l’omosessualità può essere causa removendi e causa promovendi, dipende dalla fortuna; i preti seducono anche le donne dei fedeli o si fanno sedurre da loro, distribuendo favori, infatti, i preti hanno seguito più tra le donne che tra gli uomini.
In Inghilterra è stato chiuso l’ultimo seminario, dappertutto si chiudono monasteri e conventi, operano solo le parrocchie che hanno un buon parroco, i parroci sono spesso trasferiti dai vescovi, per motivi insondabili, esiste solo una chiesa di facciata e di televisione; i movimenti riformistici hanno perso lo slancio e avanza l’Islam; nella chiesa cattolica è contrastata la teologia scientifica, sono boicottati gli autori scomodi e la fede evapora, le parrocchie sono vuote e sono accorpate.
A causa della perdita di fiducia, in America Latina i fedeli passano alle chiese pentecostali, la chiesa denuncia una costante perdita di fiducia, anche se cura campagne mediatiche, di marketing e d’immagine e in Italia è spalleggiata dalla televisione e da tutti i partiti. Leone X (1513-1521) affermava che il papato era un dono di Dio e che bisognava goderselo, però la chiesa dovrebbe essere il governo dei fedeli e i pastori dovrebbero essere una sua struttura di servizio e di sostegno, invece, grazie alle ambizioni della gerarchia, la chiesa si sta minando dall’interno.
Come il comunismo dell’est è imploso, anche il cattolicesimo di Roma sta per implodere, tuttavia i papi sono fuori dal mondo perché vorrebbero ancora romanizzare le altre chiese e sostengono ancora primato di Roma, celibato, infallibilità e poteri del papa. Oggi, con la secolarizzazione, la fuga in nassa delle nuove generazioni dalla chiesa sta raggiungendo anche Spagna, Polonia e Italia; la colpa è anche dei vescovi conservatori, le nomine pontificie hanno premiato persone vicine a Roma ma lontane dal mondo, hanno premiato vescovi contrari alla collegialità e alla loro autonomia da Roma.
Questi vescovi fanno affari, amministrano la tassa ecclesiastica, promuovono pellegrinaggi e non chiedono riforme, ignorano che Cristo invitava a non mettere sulle spalle degli uomini pesi troppo pesanti; la chiesa non dovrebbe essere un apparato di potere ma il popolo di Dio, il ministero ecclesiastico dovrebbe essere un servizio, il papa non deve essere un semidio, ma deve avere solo un primato all’interno del collegio episcopale, il quale deve essere al servizio dell’ecumene universale.
Come la politica e il diritto, la chiesa deve usare la lingua dell’uomo d’oggi, farsi carico di responsabilità sociale, invece di cumulare prebende e privilegi, non deve fare politica e non deve predicare e moraleggiare, ma deve dare l’esempio. Benedetto XVI si allontana sempre più dal concilio Vaticano II e si avvicina ai vescovi antisemiti e lefebvriani, guarda al passato e vuole restaurare la vecchia pompa, è un monarca medievale assoluto in paramenti preziosi.
Ha voluto il ritorno alla vecchia liturgia, con ostia posta direttamente in bocca, invece che nelle mani del comunicando, privilegia la nomina di persone anticonciliari e conservatrici, mette la sordina a pedofilia e celibato dei preti. Mentre diminuiscono fedeli e vocazioni, il papa sembra un autistico sordo e poco comunicativo, pare ignorare i veri problemi della chiesa, ma a Roma arriva sempre più denaro.
Nell’XI secolo, con la riforma gregoriana, nacque la curia o senato papale o principi e ministri della chiesa o collegio dei grandi elettori del papa; il papa dovrebbe rinunciare a titoli onorifici, poteri, pompa, lusso, dovrebbe rinunciare al governo assolutistico e rilanciare la collegialità dell’episcopato, creando anche un consiglio di laici, dovrebbe permettere l’elezione del papa ai rappresentanti della chiesa, cioè ai vescovi, valorizzandone il ruolo.
Nella chiesa conta la gerarchia, cioè il papa, il cardinale segretario di stato, la curia romana dei cardinali del Vaticano e la restante gerarchia sparsa per il mondo, non vi si valorizzano le competenze ma vi conta solo il favore del monarca e della curia; il favoritismo esiste anche ai gradi più bassi; in questa chiesa caotica tutti dichiarano di concordare con il papa, nessuno lo critica e nessuno gli porta cattive notizie.
I cardinali sono scelti liberamente dal papa che li chiama figli, perché una volta i papi facevano i figli cardinali, mentre i vescovi sono chiamati fratelli; il collegio dei cardinali dovrebbe avere fini consultivi, invece trama in segreto, condiziona il papa e fa favori, ma raramente si riunisce a fini consultivi, il concistoro per la nomina dei cardinali è una formalità. I vescovi di corte sono aumentati trasformando in arcidiocesi i segretariati delle congregazioni, rafforzando con ciò il voto della curia all’interno del concilio; perciò oggi è ancora più difficile cambiare, i cardinali sono anche vecchi.
Nei collegi pontifici mancano persone di alto profilo e calano gli studenti, la crisi tocca anche gli ordini religiosi, però nella chiesa crescono i movimenti fondamentalisti, reazionari e tradizionalisti, come Opus Dei, Legionari di Cristo, Comunione e Liberazione, Neocatecumenali, Focolarini e Comunità di Sant’Egidio, che guardano al cristianesimo medievale. In Vaticano manca personale competente ma abbondano i carrieristi, vi domina nepotismo, simonia, favoritismo, avidità, corruzione, occultamento e omertà, è marcia soprattutto la finanza vaticana.
I papi hanno sempre avuto attaccamento al denaro, si compravano la carica e dovevano farla rendere; la riforma di Cluny mise i monasteri sotto il controllo del papa, procurandogli enormi entrate. A Roma arrivava e arriva anche l’obolo di San Pietro da parte delle chiese, l’obolo di San Pietro ebbe impulso con Pio IX, le diocesi lo raccolgono con la festa di Pietro e Paolo; il Vaticano sa far fruttare giubilei, pellegrinaggi, privilegi, donazioni e lasciti, Leone X, poiché i papi erano impegnati finanziariamente anche nelle guerre, prese a vendere anche le indulgenze.
Dalla fine del XIX secolo papa Leone XIII, tramite il Banco di Roma, dedito alle speculazioni, poteva operare nelle borse di Londra, Parigi e Berlino, speculando anche sulla lira; il Vaticano è un paradiso fiscale, nel 1942 nacque la banca vaticana IOR, che amministrava il denaro degli ordini, ma operava anche in maniera occulta, riciclando denaro e speculando, perciò ne nacquero scandali enormi.
Questa banca lavorava sotto il cardinale Marcinkus e distribuiva gli utili al papa Giovanni Paolo II, Marcinkus era amico di Sindona, banchiere della mafia, e di Calvi, capo della più grossa banca privata italiana, Il Banco Ambrosiano, pure controllata dal Vaticano; Monsignor Renato Dardozzi ha rivelato segreti vaticani al riguardo, pubblicati dal giornalista Gianluigi Nuzzi. Il Vaticano ricicla denaro sporco e proventi di tangenti e di evasione fiscale, ha sempre tenuto segrete le sue operazioni finanziarie, però nel 2009 è stato costretto ad accettare le norme europee sull’antiriciclaggio, ma non bisogna essere ottimisti.
In Vaticano manca la trasparenza, manca un vero bilancio consolidato e manca un efficace controllo sul bilancio, in Vaticano tutto ha un prezzo, dalle nomine, alle canonizzazioni e allo scioglimento dei matrimoni. La nascita dell’Inquisizione organica fu favorita formalmente dall’imperatore Federico II (1194-1250), perché qualche cosa del genere contro gli eretici esisteva anche prima, Federico II stabilì la pena del rogo per gli eretici.
Gregorio IX (1227-141), espropriando i vescovi di una loro prerogativa, nominò inquisitori presi dagli ordini mendicanti, i condannati erano consegnati al potere secolare per l’esecuzione, i laici erano tenuti a denunciare i sospetti di eresia; Innocenzo IV (1243-1254) autorizzò l’uso della tortura per estorcere confessioni. Oggi la residua Inquisizione usa la tortura psicologica e perciò il Vaticano non aderisce alla convenzione europea sui diritti umani del 1950; il procedimento contro il sospettato è ancora segreto, non si conoscono gli informatori o spie, manca l’interrogatorio in contraddittorio e non è autorizzata la visione degli atti, accusatori e giudici sono la stessa persona, l’appello è inutile.
Il prefetto della Congregazione per la dottrina della fede ha a disposizione l’intero apparato curiale e ha accesso a tutte le nunziature e ai vescovi, opera in segreto e, grazie a questo fatto, sono stati occultati gli abusi sessuali del clero. Nella chiesa dovrebbe esistere la libertà teologica e d’insegnamento, invece discrimina, colpisce e diffama chi la pensa diversamente dal papa e dalla curia, diffama teologi morali di altra tendenza e gli ebrei, invia moniti, avvisi, censure, minacce, convocazioni, fa trasferimenti, destituzioni e impone silenzi, revoca dall’insegnamento, dalla predica e dall’ufficio sacerdotale.
Se la chiesa cattolica vuole sopravvivere, non può rinunciare agli spiriti creativi e attaccare la modernità, come affermava Giovanni XXIII, deve aprire le finestre e fare entrare aria fresca. Il diritto canonico pontificio, elaborato fin dall’XI secolo, assieme alla giurisprudenza ecclesiastica, è uno strumento del potere assoluto del papa, il concilio Vaticano I gli fornì legittimità, però Giovanni XXIII non ne era soddisfatto, fu aggiornato nel 1917 e nel 1983, non rispettando però lo spirito dei tempi.
La commissione per la revisione era sotto il controllo della curia e perciò il codice risultò avere uno spirito anticonciliare, sottolineava il primato del papa, definito vicario di Cristo, non attribuiva un ruolo al concilio e poneva i sinodi episcopali sotto il papa. Le decisioni delle conferenze episcopali devono avere l’approvazione della santa sede e i legati pontifici esercitano il controllo sulle conferenze episcopali.
Le prelature personali come l’Opus Dei sono state messe sotto il papa, sottraendole ai vescovi, il papa sceglie coadiutore del vescovo e il suo successore, gli assistenti pastorali maschi e femmine non sono menzionati, cioè i laici non hanno un ruolo nella chiesa. Mancano disposizioni per la riduzione del clero allo stato laicale, è previsto che la dispensa dal celibato è concessa solo in casi eccezionali.
Gli atti amministrativi della chiesa sono incontrollabili, irrevocabili e non annullabili, perciò la curia procede arbitrariamente; Pietro e gli altri apostoli erano sposati, come i primi vescovi, il celibato dovrebbe essere solo una vocazione monastica, la legge romana del celibato contraddice la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che prevede diritti di libertà e diritto al matrimonio. Perciò tanti sacerdoti hanno relazioni, tengono nascosti i figli, anche in collegi particolari della chiesa, gli altri si tormentano, considerano le donne oggetto di tentazione e sconfinano nella pedofilia.
Le donne chiedono alla chiesa la possibilità di esprimersi e l’accesso al diaconato e al sacerdozio, a partecipare alle funzioni liturgiche, in fondo, nella chiesa primitiva esercitavano funzioni direttive e oggi in alcune chiese separate da Roma, come la chiesa anglicana, esistono pastori e vescovi donne. Nel primo cristianesimo, anche a Roma, il vescovo era eletto da popolo e clero per acclamazione, anche i vescovi Ambrogio e Agostino furono scelti dal popolo; dopo il concilio di Nicea del 325, la conferma per l’elezione del vescovo non spettava al papa ma al metropolita della provincia.
Nel medioevo l’assegnazione dei vescovadi, che garantivano ricchezze, passò nelle mani dei principi che le assegnavano per favore o a pagamento, i vescovi fornivano loro anche truppe; dall’XI secolo la nomina passò gradualmente nelle mani del papa, che dal XIV secolo la pretese per tutte le diocesi; con la caduta delle casi regnanti, la nomina pontificia dei vescovi aumentò, confermata dal codice di diritto canonico del 1917, oggi esistono eccezioni solo in Svizzera.
La chiesa cattolica dovrebbe consentire ai coniugi di religione diversa di ricevere la comunione in ogni chiesa cristiana, perché alcune differenze tra le confessioni sono state superate dal concilio Vaticano II, ad esempio nell’impiego della lingua nazionale, nella liturgia e nel calice per i laici; nella storia della chiesa si sono concessi battesimo ed eucarestia senza conferimento dall’alto, perciò le confessioni potrebbero celebrare insieme eucarestia e cena.
Poiché il papa è fallace, si dovrebbero fare sinodi liberi per discutere di problemi sessuali, di bioetica e di diagnosi genetica preimpianto, oggi i cattolici sono favorevoli alla pillola e alla fecondazione artificiale; Tommaso D’Aquino, seguendo Aristotele, affermava che l’anima razionale dell’uomo adulto era il risultato di un’evoluzione dell’embrione, perciò l’anima umana prima era vegetativa, poi sensitiva e poi intellettiva.
Questo fatto consentiva l’aborto precoce, questa dottrina rimase fino al XIX secolo, infatti, l’uomo non nasce con l’unione di uovo con spermatozoo, è più un prodotto culturale che fisiologico o genetico, i feti abortiti non hanno mai avuto un funerale; la persona umana presuppone lo sviluppo del cervello ed è fatta anche di cultura, la quale è trasmissibile. Tommaso D’Aquino e Agostino sostenevano che Maria era nata macchiata dal peccato originarle, poi nel tardo medioevo Duns Scoto, reinterpretando la dottrina, sostenne che era nata immacolata, cioè libera dal peccato, questa tesi fece nascere il relativo dogma del 1854, ma di ciò la bibbia non dice niente.
Nella chiesa manca rappresentanza popolare e del clero, manca un vero parlamento, per correggerla bisognerebbe affamarla, cominciando ad abolire le tasse ecclesiastiche; bisogna criticarla e mantenere il contatto con preti riformisti, sposati, ridotti al laicato, perché ritornino al servizio della chiesa; quando le norme della chiesa non sono conformi al vangelo, vanno violate, bisogna lottare per tenersi il parroco buono che il vescovo vuole trasferire, far fare prediche anche dai laici.
Nelle comunità parrocchiali si deve discutere liberamente dei vari temi, chiedere una commissione perché convochi un concilio ecumenico; a questo prezzo la chiesa, incalzata dall’Islam, potrà sopravvivere; grazie al coinvolgimento femminile, anche nei ministeri, all’abolizione del celibato e al coinvolgimento dei laici nelle decisioni, la chiesa tornerà ad aprirsi all’ecumene, abolirà la scomunica e accetterà la comunione eucaristica.
La chiesa cattolica deve cessare di essere espressione del centralismo e dell’imperialismo romano, se vuole essere veramente universale, deve essere rispettosa della verità, imparando anche dalle altre confessioni e dalle altre religioni; lasciando autonomia alle chiese locali e ai vescovi, dando l’esempio al potere politico, invece di condizionarlo segretamente nelle scelte che schiavizzano e sfruttano il popolo.
In Portogallo, Spagna, Austria, Francia, Germania e Italia, ci sono stati cicli di circa 70 anni, tra governi anticlericali e governi clericali, l’attuale ciclo clericale italiano, scadrà all’incirca nel 2015, quando forse i partiti, come accaduto in passato in questi paesi, riscopriranno la laicità e cercheranno di togliere alla chiesa cattolica privilegi, potere e ricchezze.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Bibliografia:
“Salviamo la chiesa” di Hans Kung – Rizzoli Editore,
“Storia criminale” di Karlheinz Deschner – Ariele Editore.
IL PATTO TRA ISLAM E FINANZA (23/8/2012)
Il Pakistan era buddista e l’Indonesia induista, oggi sono islamici, come il cristianesimo, l’Islam si diffuse con la spada, ora in Asia, medio oriente e Africa settentrionale l’annichilimento tocca al cristianesimo. In Pakistan, spesso aiutato dall’occidente, si uccidono infermiere cristiane per aver mangiato, senza rispettare il mese di digiuno del Ramadan; nel paese, patria dei talebani Pasthun, alleati dei servizi segreti del paese, aumenta l’intolleranza e l’omicidio di cristiani, che sono spesso schiavi del debito e costretti a fuggire; i fondamentalisti islamici bruciano case di cristiani e cristiani, sono condannati alla prigione disabili cristiani che dissacrano il corano.
Intanto continua l’avanzata della Jihad o guerra santa e oggi in Siria, inglesi, francesi e americani sostengono, con i loro agenti, i fratelli musulmani, assieme ad Arabia Saudita, Qatar e Turchia, mentre le banche d’affari o speculative occidentali sono alleate dei fondi sovrani islamici, ne curano gli investimenti e le acquisizioni in occidente. Al Qaeda, aiutata dal terrorismo, controlla territori in vari paesi islamici, ieri l’occidente era schierato con regimi autoritari ma laici, oggi è schierato con i fratelli musulmani, nemici della laicità, della democrazia, apostoli della sharia e della guerra santa.
Nei paesi islamici oggi le moschee, con le loro scuole, sono l’unica vera forma di opposizione dell’esercito, l’altro potere occulto non citato dalle costituzioni, che, assieme al clero, dirige tanti stati del terzo mondo; questo esercito prima dirigeva le dittature, la primavera araba, definita tale dall’informazione prezzolata occidentale, in realtà, invece di portare la democrazia, sta favorendo il passaggio da una dittatura laica a una dittatura islamica.
In occidente e a Milano si chiedono sempre più moschee e finanza speculativa e radicalismo islamico alleati stanno cancellando laicità, democrazia, sovranità nazionale, sovranità popolare e sovranità monetaria. La chiesa cattolica, messa alle corde dalla secolarizzazione occidentale, oggi è associata alla massoneria internazionale e alla finanza internazionale, perciò guarda di buon occhio l’Islam, che impone rispetto verso la religione, obbedienza e sottomissione, senza critiche e senza libero pensiero, questi contenuti rappresentano il programma per il ritorno della schiavitù.
Questa chiesa cattolica, che fa larghi affari con l’Islam, interviene solo timidamente a favore di sacerdoti cristiani e singoli cristiani perseguitati nell’Islam. Dopo l’avvento di cristianesimo e Islam si vuole una terza riforma religiosa per rendere più agevole o accettabile la schiavitù e il ritorno del medioevo, sempre guardato con nostalgia dalla chiesa e dai gesuiti; si ottiene ciò riducendo lo spazio per la laicità e la democrazia e rafforzando il potere religioso, che serve a favorire la governabilità meglio dell’esercito, perché non richiede la forza, ma si fonda sulla suggestione e sulla propaganda.
Oggi a Bruxelles, tra i neonati maschi, il nome più diffuso è Maometto, in Gran Bretagna esistono tribunali islamici che applicano la sharia, cioè esiste una giurisdizione separata per gli islamici, cioè i cittadini non sono più uguali avanti alla legge; nella televisione inglese non si può parlare male dell’Arabia Saudita, nelle scuole elementari inglesi gli studenti sono costretti a seguire l’ora di religione islamica, a imparare nozioni sull’Islam, a recitare preghiere islamiche.
In alcune scuole inglesi gli alunni vanno in moschea e le alunne devono avere il velo, imparano la dichiarazione di fede che afferma che non c’è altro dio se non Allah e che Maometto è il suo profeta messaggero. In queste scuole, per non offendere gli islamici, non si mangia carne di maiale, non si parla di Shoah e di crociate; per contrastare l’islamofobia, si ricorda il contributo positivo fornito dalla società islamica al mondo, nel corso dei secoli.
Nelle scuole elementari della regione tedesca del NordrenoVestfalia è stato introdotto l’insegnamento della religione islamica, con lettura di versi del corano; nelle scuole superiori esiste anche un corso di studi islamici, in cui si insegnano i cinque pilastri dell’Islam, cioè fede, preghiera, elemosina, digiuno del Ramadan e pellegrinaggio alla Mecca; nel 2019 nasceranno i primi laureati in teologia islamica.
I fratelli musulmani avanzano in Egitto, Libia e Siria, la Tunisia, già il paese più laico tra quelli musulmani, dove a scuola s’insegnano quattro lingue estere, mentre in Italia s’insegna religione, all’articolo uno, la nuova costituzione impone che nessuna legge civile può derogare ai principi dell’Islam contenuti nella sharia; ciò malgrado, l’occidente considera moderati i fratelli musulmani e dà loro sostegno politico, economico e finanziario.
Dei 2.000 miliardi di euro di debito pubblico italiano, il 50% è in mano a banche estere, soprattutto fondi pensione, il 25% in mano a banche italiane e il 25% in mano a privati italiani; una volta mitizzati come grandi risparmiatori, ma purtroppo lo stato italiano ha operato per distruggere e dirottare all’estero il risparmio italiano. Le tasse sono opprimenti, e il patrimonio immobiliare si svaluta, sono ferme compravendite e costruzioni d’immobili, con risvolti negativi sull’occupazione.
La dittatura finanziaria sta distruggendo l’economia reale, la dismissione del patrimonio pubblico potrebbe fare entrare nelle casse dello stato e degli enti locali 650 miliardi, se venduto bene, ma non sarà facile e richiederà del tempo; in Italia sarebbero da utilizzare anche le riserve auree e i beni mobili artistici statali non esposti nei musei; con queste alienazioni, dei buoni amministratori che non vogliono favorire gli speculatori, potrebbero riportare il livello del debito italiano a quello della Germania, naturalmente rispetto al Pil.
Nel 2011 l’Italia ha esportato 100 miliardi di euro all’estero e nel 2012 la Bce ha quasi regalato 100 miliardi alle banche italiane, che li hanno investiti acquistando titoli di stato al 6%; alle aste la domanda di questi titoli supera sempre l’offerta, il che, in un vero mercato, avrebbe dovuto ridurne gli interessi, ma lo stato non lo può fare perché questi titoli sono acquisiti solo dalle banche, mentre i privati si devono contentare di Bot al 3% , ma possono accedere al mercato secondario che non serve a finanziare direttamente il deficit del bilancio dello stato.
La Germania acquista titoli italiani e spagnoli, con i quali finanzia il sistema pensionistico privato, mentre, grazie ai tassi più bassi dei suoi titoli pubblici, può finanziare a tasso scontato le imprese, mettendo fuori mercato le imprese italiane che pagano maggiori imposte, maggiori spese di energia e maggiori tassi d’interesse; le imprese italiane riescono a lavorare solo pagando gli operai metà che in Germania. La Banca Centrale Tedesca sembra contrastare la Banca Centrale Europea, che ha sede pure a Francoforte, secondo l’informazione, è contraria a finanziare il debito degli stati, per non assumerne i rischi, però intanto acquista titoli di stato italiani e spagnoli, accettandone il rischio; allora le motivazioni sono altre e inconfessabili.
Se il credito bancario in Italia è caro e l’usura privata costa di più, bisogna considerare che le banche non vogliono dai privati interessi inferiori al rendimento dei loro titoli do stato, anche perché considerano il credito privato più rischioso e fino a oggi hanno avuto ragione, anche gli affitti hanno in media un rendimento pari a quello dei BTP; comunque, a volte le banche, grazie a regalie, hanno prestato denaro anche a imprenditori che sapevano che stavano per fallire.
L’Italia, finiti gli anni del terrorismo, con mafia, massoneria e chiesa tra loro corrispondenti, come una colonia, sta pere essere distrutta da euro, pareggio di bilancio, trattati di Maastricht, Fiscal Compact, Fondo Salvastati e aiuti italiani a paesi europei che stanno peggio di noi; intanto in Europa giacciono 59 di miliardi di euro di fondi europei destinati all’Italia e, a causa della nostra burocrazia, non utilizzatati; inoltre, piovono multe sull’Italia, per i ritardi della sua politica, della sua burocrazia e della sua giustizia. Dalla sua nascita, per l’Italia l’Unione Europea è stata una passività e ha contribuito largamente a far aumentare il suo debito pubblico; ci hanno costretto a crederle partiti screditati, incapaci di riformare l’Italia, perché al soldo delle lobby che controllano la legislazione.
Oggi la propaganda vuole occultare la verità, la globalizzazione sta mettendo da parte democrazia, laicità, critica, ragione, costituzione e libero pensiero; Monti vuole esautorare il parlamento e si è dichiarato contrario alla concertazione con le parti sociali e sindacati, la sinistra, che ama Monti, bela e non reagisce, il potenziamento dell’esecutivo e del capo del governo era nel programma di Berlusconi, ma allora non se ne poteva discutere. Bisogna ricordare che Monti non è stato eletto, è agente e commissario di poteri forti finanziari internazionali e della chiesa, rappresenta la finanza internazionale, la confraternita babilonese o massoneria, nelle sue varie articolazioni, inoltre Goldman Sachs e Moody’s.
L’aristocrazia, che include l’alto clero, vuole riprendersi tutto il potere, perciò l’aspirazione di un ritorno al medioevo è vecchia, fascismo e nazismo, con lo stato autoritario, guardavano al medioevo; nel 1918 in Germania, dal barone von Sebottendorf, fu fondata la società Thule, che ispirò il partito nazista, e creò una società di cospiratori, loro capo era il massone principe Johannes von Thurn und Taxis, erede della nobiltà nera veneziana.
La società Thule era in contatto con la TFP, cioè tradizione, famiglia e proprietà, che voleva il ritorno al medioevo ed era forte in America Latina; la TFP, come la società Thule, voleva la controrivoluzione e la rottura con il rinascimento, per restaurare il medioevo, perché per essa gli uomini non sono uguali, s’ispirava all’ordine medioevale del benedettino Cluny.
La chiesa non ha mai amato la democrazia, anche per il vescovo Marcel Lefebvre, ora riabilitato dal papa, gli uomini non sono uguali; per il TFP la specie umana è divisa, come nell’India braminica, nelle classi di preti, nobili e popolo, esattamente come nel medioevo; per i tradizionalisti, nel medioevo il popolo stava meglio perché era legato alla terra, era protetto e non poteva essere cacciato, cioè aveva più diritti di un operaio moderno e coltivava anche un suo pezzo di terra.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Il mito rappresenta il pensiero fantastico ed è una caratteristica dei primitivi e dei bambini, infatti, la psicologia di primitivi e dei bambini sono molto simili, i miti nacquero nella protostoria e alimentarono il fascino dei capi delle nazioni, sono una speculazione sull’origine delle cose; gli antenati mitici erano visti come fondatori di arti, tecnologie e istituzioni, questi eroi, condottieri e legislatori, furono anche divinizzati. Gli antichi eroi sono stati i capi delle nazioni e spesso sono stai divinizzati, tra loro ricordiamo Mosè, Ercole e Romolo.
Gli antichi, nel periodo della protostoria, cioè tra la preistoria e la storia, fantasticavano come bambini e creavano i miti, erano timorosi della natura, vittime di paure e di ansie, i miti nacquero con l’ignoranza, lo stupore e la paura. Gli antichi ebrei avevano i terafin, specie di idoli e divinità domestiche, i romani avevano come divinità domestiche i penati, i lari, che erano immagini degli antenati, e i mani, le anime dei morti domestici.
I primitivi guardavano il mondo con gli occhi di un bambino, con i miti si volevano spiegare i misteri della natura, si voleva anche vincere paure e ansie; i miti nacquero con l’ignoranza, lo stupore, la superstizione e la paura, poi fornirono la base della religione, perché l’insicurezza dell’uomo e il suo bisogno di protezione, spingono alla fede religiosa. Secondo il mito greco, Prometeo aveva creato l’uomo e gli aveva insegnato le arti, mentre Vulcano gli aveva insegnato la lavorazione dei metalli; anche le religioni hanno conservato pratiche magiche, nel cristianesimo lo sono la messa, l’esorcismo, i sacramenti, ecc.
Oggi i maghi sono seguiti più da una clientela che dalla società, sono ottimisti perché credono di poter dominare la natura, la magia bianca è benefica, quella nera è malefica; la magia omeopatica postula che e cose che si somigliano sono le stesse, quella contagiosa che quelle che sono state a contatto hanno le stesse proprietà, quella simpatica che l’offesa all’immagine ferisce anche il rappresentato.
Anche Mosè era un mago, divinatore e astrologo, i magi di Persia erano maghi e astrologi ed erano una casta sacerdotale e una tribù come i leviti ebrei, anche i bramini indiani sono una casta sacerdotale. Ai primitivi il nome era attribuito all’adolescenza, dopo una cerimonia d’iniziazione e dopo aver individuato alcune caratteristiche dell’individuo, lo abbiamo visto anche con i pellirosse americani; questo nome, che corrispondeva al soprannome dei tempi moderni, era capace di condizionare le sorti e i comportamenti di chi lo riceveva.
Il neo-platonismo fu una filosofia della salvazione e fornì una base filosofica al cristianesimo, suo fondatore fu Ammonio Sacca di Alessandria d’Egitto (2° secolo) maestro di Origene e di Plotino, il misticismo cristiano è essenzialmente neo-platonico. Aristarco di Samo e i pitagorici avevano una concezione dell’universo più vicina alla realtà della bibbia, per Aristarco (310-230 a.c.) il sole era al centro del sistema solare e la terra ruotava su un asse inclinato, determinando le quattro stagioni.
Per Ovidio (43 a.c. 18 d.c.) il caos precedette l’universo ordinato, poi Dio separò le acque dalla terra e il cielo dal mare; per i greci Prometeo creò l’uomo, gli insegnò le arti e gli regalò il fuoco, mentre Vulcano gli insegnò la lavorazione dei metalli. Anche Zeus provocò un diluvio universale, dal quale si salvarono solo i coniugi Deucalione e Pirra, che approdarono con una nave sulla cima del Parnaso, era un mito come quello degli assiri-babilonesi e degli ebrei; gli eroi antichi, come Mosè, sono stati i creatori delle nazioni, e sono stati divinizzati come Ercole; Perseo, Sargon, Mosè, Romolo e Remo furono abbandonati alle acque, è un altro caso di sincretismo transnazionale.
Tra i greci, Xenofane era monoteista, Eraclito disprezzava gli idoli, Euripide negava che gli dei fossero simili all’uomo, Platone credeva l’anima immortale e alla retribuzione nell’altra vita, Plutarco era monoteista e affermava che Dio era buono mentre il male era opera di demoni; Pitagora sostenne il monachesimo e affermò che la materia era all’origine del male, gli stoici dicevano che Dio era immanente nell’universo e consideravano i sacrifici un insulto alla divinità, Cicerone (106-43 a.c.) credeva a un Dio unico creatore dell’universo, nella Provvidenza e nell’immortalità dell’anima.
Dalla somma di animismo, magia, mito, astrologia e teologia, nacque la religione, per i cristiani il dolore santifica, per i primitivi aumenta le energie vitali; la stregoneria è già religione, perché si fonda sull’organizzazione sociale, anche se può essere povera di mitologia. Il totem, collocato in una radura o in un centro di raccolta, era il genio protettore, in genere era un animale, era l’emblema della tribù, da esso derivarono dei locali e santi locali.
Con il tempo, il totem fu portato in battaglia, come le aquile romane, fu rappresentato in statue e in stendardi precedenti i combattenti. Gli stemmi delle case nobiliari rappresentavano l’animale totemico di un clan primitivo, cioè di una famiglia allargata; l’astrologia e la divinazione nacquero nell’ambito della magia, i primitivi erano abituati a fissare le stelle, allora il cielo era anche più terso, con l’astrologia si pretese di leggere negli astri il destino delle nazioni e degli uomini.
La coincidenza del potere religioso con quello politico era particolarmente rilevante in Israele, in altre culture, anche antiche, i poteri erano separati; i sacerdoti di Israele erano anche governanti, giudici, legislatori e beneficiari del gettito fiscale, detenevano una somma di poteri assoluti. Il battesimo, praticato in Medio Oriente e India, era una cerimonia magica d’iniziazione e purificazione, che toglieva i peccati e le malattie, che erano visti come una conseguenza; si era capito che l’igiene teneva lontani gli spiriti maligni, cioè i batteri cattivi che facevano ammalare; la circoncisione era una cerimonia d’iniziazione all’adolescenza.
Il mito di Caino e Abele, l’unico ebraico, ricorda la lotta per la terra tra popoli agricoltori e allevatori, il diluvio ricorda una grossa alluvione locale; si credette a un diluvio universale a Babilonia, in Persia, in Israele e in Grecia. Il peccato originale ricorda l’età felice dell’oro, cioè prima della caduta o decadenza dell’uomo, quando questo era immortale e non lavorava.
L’uomo teme la morte, di più la morte per fame, di più la morte violenta e di più teme di essere mangiato, questo timore superstizioso è di origine animale; teme il lavoro, soprattutto quello fisico, che appare come una costrizione, sul quale non si può autodeterminare, esattamente come avviene nella schiavitù; i lavoratori più liberi sono gli artigiani e i contadini, gli unici uomini liberi sono quelli che vivono del lavoro degli altri, sono detti uomini d’onore.
Nella magia, nella stregoneria e in religione sono importanti le formule magiche, ripetute dai celebranti e di significato oscuro per il pubblico, la messa in latino svolgeva questo ruolo e alimentava il mistero sulla cerimonia. Gli sciamani sono stregoni che operano in stato di trance, come i medium, spesso sono malati nervosi, epilettici o isterici; sono visti dagli uomini come esseri sovrumani, in contatto con il mondo degli spiriti, sono considerati mediatori tra gli spiriti e gli uomini. Ci sono stati malati nervosi anche tra profeti, vati, veggenti e tra santi cristiani; Santa Teresa, Socrate e Pascal non furono esenti da allucinazioni. Amuleti e talismano servono a proteggere dal male, sono dei portafortuna, lo stesso ruolo lo svolgono le medaglie di santi e i crocefissi appesi al collo.
I simboli sono usati in religione, scienze e matematica, servono ad abbreviare l’esposizione e i teoremi, sono un superlinguaggio figurato che supera l’inadeguatezza del linguaggio ordinario, servono anche a comunicare dei valori. Sono simboli statali la bandiera e il trono, simboli religiosi la croce, l’altare, il pastorale o bastone di comando, che ricorda che il governante è pastore e il popolo è il gregge; sono simboli gli stessi numeri.
Poiché l’antropomorfismo rischiava di trasferire a Dio forme e comportamenti umani, per non sminuire la divinità, in Israele si cominciò chiamare Dio con pseudonimi, come angelo di Dio, spirito di Dio, verbo o parola di Dio; col tempo, questi attributi, per ipostatizzazione o personificazione, divennero personaggi distinto da Dio. Quindi il politeismo, scacciato da Abramo e Mosè dalla porta, rientrò dalla finestra, accadde con gli angeli per gli ebrei e con Cristo e lo spirito santo dei cristiani.
Il dogma della trinità fu un espediente per riportare le divinità dalla pluralità all’unità, per conciliare un politeismo pratico con un monoteismo teorico, però poi il panteon cristiano si arricchì anche del culto della madonna e dei santi. Alla vigilia dell’era volgare, un egiziano aveva fatto notare che Geova in copto significava asino, perciò gli ebrei limitarono ancora di più l’uso del nome, sostituendolo con il verbo o Signore; dal nome ebraico di Dio, Elohim (plurale di maestà, cioè dei), deriva Allah degli arabi.
Anche intorno a Cristo è stata costruita una mitologia, il mito dà una risposta sull’origine dei costumi e delle tecnologie, molti popoli cedettero che l’uomo fosse stato plasmato d’argilla; da Babilonia, all’Oceania, ai pellirosse d’America è diffuso questo mito della zolla di terra. La bibbia sostiene che, dopo 900 anni dalla creazione, l’uomo suonava l’arpa e lavorava il bronzo e che prima del diluvio fosse erbivoro, malgrado Abele fosse pastore.
La lotta tra Caino e Abele simboleggia la lotta tra popolo agricoltori e popoli pastori, Abele rappresentava Israele che era pastore, Caino invece rappresentava la civiltà agricola di Canaan, che resisteva alla penetrazione dei nomadi ebrei, Abramo, infatti, era pastore. Gli ebrei erano semiti provenienti dal sud del Mar Caspio, culla del ceppo caucasico, da cui derivarono camiti, semiti e ariani, con differenze soprattutto linguistiche e culturali, più che somatiche, perché la pelle più scura dei camiti era un adattamento al clima caldo dell’Africa.
Per quanto riguarda il mito della nascita di Mosè, re Sargon (2.380 a.c.), della dinastia di Accad, ebbe un’origine simile alla sua; anche nel mondo ellenistico esistevano profeti, vati e veggenti, le profezie bibliche però furono aggiunte a fatti verificati, anche Virgilio, con finzione poetica, fece predire a Giove il destino dei troiani e la grandezza di Roma. I veggenti erano spesso malati nervosi che avevano allucinazioni o si procuravano allucinazioni con allucinogeni, Budda otteneva questo risultato con dei funghi, alcuni segni del profetismo ebraico sono la schizofrenia delirante e la paranoia.
La bibbia ebraica o Tanakh fu composta in ebraico dal X secolo al II secolo a.c. poi, dal V secolo a.c., con ritorno dalla diaspora babilonese, iniziò la compilazione scritta; alla vigilia dell’era volgare videro la luce anche apocrifi ebraici, scritti in ebraico, aramaico e greco. Dal III secolo al I secolo a.c., gli ebrei di Alessandria tradussero in greco la bibbia ebraica, nacque così la bibbia dei settanta, mentre in Palestina se ne faceva la traduzione in aramaico o targum. Il canone biblico o misura in ebraico, si divide in canone ebraico, samaritano, ortodosso, cattolico, protestante, copto e siriano, i testi al di fuori del canone sono detti apocrifi o deuterocanonici.
Il canone definitivo ebraico palestinese nacque alla fine del I secolo d.c., un po’ prima delle prime scritture gnostiche-cristiane. La traduzione greca dei settanta includeva libri non usati a Gerusalemme, perciò, il canone palestinese costituiva un canone breve, quello alessandrino un canone lungo; i primi cristiani adottarono la versione del vecchio testamento dei settanta. Il cantico dei cantici fu inserito in ritardo nella bibbia ebraica e ne furono esclusi i Maccabei.
Dagli ebrei furono considerati non canonici i libri non scritti in ebraico, il Siracide, i libri cristiani e gli apocrifi del vecchio testamento. Il canone ebraico consta di 24 libri, per raccordarlo al canone cristiano dei settanta, bisogna contare separatamente i dodici profeti minori, i due libri di Samuele, i due libri di Re, Esdra, Neemia e i due libri di Cronache, così si hanno 39 libri. Il canone samaritano conteneva solo i cinque libri della Torah o Pentateuco e Giosuè.
La traduzione dei settanta contiene apocrifi per ebrei e protestanti, cioè i libri di Giuditta, Tobia, primo e secondo libro dei Maccabei, Sapienza di Salomone, Siracide, Baruc, la lettera di Geremia e le aggiunte a Daniele ed Ester. I vangeli si basano su una raccolta proto-evangelica, la cosiddetta fonte Q; tutto il nuovo testamento è letteratura sub-apostolica, perché risale al II secolo, cioè dopo la morte degli apostoli; gli apocrifi del II secolo furono protocristiani, soprattutto gnostici e soprattutto gentili, Marco originale era protocanonico.
Il pentateuco o Torà o legge mosaica è uno sforzo collettivo attribuito a Mose, si tratta di leggi consuetudinarie secolari e di leggi naturali sentite dal popolo, raccolte e ordinate da legislatori; le vecchie leggi del codice dell’alleanza, cioè il trattato fatto da Israele con Dio, e quelle del deuteronomio hanno delle differenze, perché il diritto ebraico si era evoluto quando il popolo si era trasformato da nomade in sedentario.
Quindi, il rispetto verso la legge di Mose non era il rispetto verso una legge univoca e immutata, perché anche le norme si evolvono con i costumi. A quei tempi il popolo aveva un atteggiamento reverenziale e acritico verso le scritture e la legge non sanciva l’eguaglianza degli uomini, la schiavitù era ammessa, la donna aveva meno diritti degli uomini e i primogeniti avevano più diritto degli altri fratelli.
Durante il giubileo, ogni 50 ani, si liberavano gli schiavi e si rimettevano i debiti, probabilmente questo istituto non ebbe mai pratica applicazione, però rivelava una sensibilità nei legislatori, colpiti da danni dell’usura che rendeva schiavi gli uomini; l’usura era vietata dalla legge e per i debiti ci si vendeva anche schiavi, accade ancora oggi nel terzo mondo. La pasqua ricordava la fuga dall’Egitto e segnava l’inizio del raccolto, la pentecoste la fine, i tabernacoli la vendemmia; queste feste erano legate al ciclo agricolo di un popolo divenuto da allevatore agricoltore e forse erano state prese dai precedenti popoli di Palestina.
Gli ebrei erano convinti di essere i soli depositari della vera religione, è lo stesso atteggiamento odierno dei musulmani, il che li faceva essere sprezzanti verso i pagani, che rispondevano con sentimenti antisemiti e osteggiavano i costumi ebraici; gli ebrei erano contro i matrimoni misti e per loro, entrare nella casa di un pagano, determinava un’impurità e impediva di accostarsi all’altare. Come fanno oggi i musulmani con ebrei e cristiani, gli ebrei chiamavano i pagani cani e porci.
Gli esattori per cono dei romani o pubblicani erano considerati impuri per i rapporti con romani, i pubblicani erano dichiarati incapaci di testare e la loro casa era maledetta; gli ebrei non tolleravano il censimento generale dei romani, perché questo era alla base dell’imposizione fiscale, per loro l’imposta era dovuta solo al tempio e il denaro prelevato dall’erario romano era considerato rubato e atto di vassallaggio, Giuda il galileo diceva che era atto di paganesimo pagarla.
Gli ebrei erano sessuofobi, condannavano adulterio, incesto, omosessualità e prostituzione, per loro contaminava tutto ciò che aveva relazione con la nascita, la vita e la morte dell’individuo; per San Paolo, com’è richiesto oggi nell’Islam, le donne dovevano portare il velo, non potevano insegnare e non avevano diritto alla parola nelle assemblee, le quali per gli ebrei maschi erano libere tribune. Nel tempio di Gerusalemme le donne erano separate dagli uomini; gli ebrei si riposavano un giorno su a sette, in occidente questo giorno di riposo divenne poi una conquista sindacale; la cultura ebraica era la loro religione, oggi è così in alcuni paesi islamici.
Alla base di una cultura ci sono lingua, religione e costumi, prima di essere chiusi nei ghetti, gli ebrei non avevano disdegnato vivere separati, rifiutando di integrarsi, così conservarono la loro cultura e la loro religione e, diversamente da altri popoli estinti, sono giunti fino a noi. L’astrologia giudaica derivava dalla religione astrale assiro-babilonese, dalla quale gli ebrei presero gli angeli Michele, Gabriele e Satana; con il dualismo e il manicheismo, Satana divenne il principe del male. Le arpie dei greci, gli angeli della bibbia, i geni degli assiri e dei babilonesi, la sfinge egiziana erano metà bestie e metà uomini, poi gli ebrei cercarono di rendere gli angeli sempre più umani.
La prima apocalisse fu il libro di Daniele, poi scrissero apocalissi Enoch, Esdra, quindi vennero l’apocalisse di Giovanni e le apocalissi apocrife di Pietro e di Paolo; gli ebrei aspettavano il regno di Dio, cioè il ritorno dell’età dell’oro, alla fine delle ere, allora il mondo sarebbe stato sotto una sola legge, però l’avvento sarebbe stato preceduto da calamità naturali, perché il diavolo, rotti i ferri che lo tenevano legato, si sarebbe avventato sulla terra.
Mentre Cicerone e Aristotele affermavano che era impossibile trovare un nobile pensiero negli artigiani, i farisei erano artigiani, Hillel era falegname come Gesù, San Paolo era costruttore di tende e tanti apostoli furono pescatori. Gli Hilleliti ammettevano all’insegnamento anche poveri e peccatori, Hillel fu il primo codificatore del metodo talmudico; distrutto il tempio, i cristiani videro ostili, ricambiando, tutti i farisei, autori del commento rabbinico o Midrash e animatori delle sinagoghe dal III secolo a.c.
Secondo Giuseppe Flavio, i sadducei servivano i romani, gli zeloti li combattevano e i farisei erano neutrali, massima autorità dei farisei erano gli scribi o dottori della legge, che avevano una sinagoga anche dentro il tempio, nella quale istruivano i fanciulli; facevano parte del Sinedrio scribi, sacerdoti e anziani, il sinedrio aveva anche un comitato esecutivo. I farisei seguaci di Hillel predicavano la mansuetudine, la carità, l’amore verso il prossimo e la misericordia.
Invece i seguaci di Shammai erano formalisti, predicavano tanti comandamenti, insegnavano solo ai ricchi e osservavano rigorosamente la legge. La virtù cristiana dell’umiltà è d’origine hillelita; il talmud contiene la frase poi citata da Gesù: “Chi si umilia sarà innalzato e chi si esalta sarà abbassato”; il talmud, iniziato nel IV secolo a.c., rimase orale fino al II secolo d.c. e fu poi riportato per iscritto, dopo la compilazione delle scritture cristiane.
L’espressione di Gesù: “Padre nostro che sei nei cieli” era comune ai farisei, Hillel era portato verso umili e pagani e insegnava prima di Gesù: “Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”, prima di Gesù, rabbi Akiba e Hillel avevano detto: ”Ama il prossimo tuo come te stesso”; Gesù di Sirach o siracide aveva pronunciato aforismi non meno elevati di quelli di Cristo. Le chiese locali nacquero sul modello delle sinagoghe, dove erano ammessi i proseliti, cioè gentili simpatizzanti; prima di esse bloccati dalla chiesa trionfante, anche gli ebrei facevano proselitismo e conversioni.
Il talmud era una libera tribuna, è il commento rabbinico alla bibbia; Gesù conosceva la tradizione rabbinica e se ne serviva, la sinagoga era luogo di preghiera, di studio, era una scuola e una libera assemblea, gli interventi erano aperti a tutti, ma non alle donne, era presieduta da un rabbino. Cristo da vivo era stato in buoni rapporti con farisei seguaci di Hillel, con la sua morte, fu la guerra tra chiesa e sinagoga e chi affermava che Gesù era messia o peggio ancora Dio, era espulso dalla sinagoga, inoltre i giudei o giudaizzanti, polemicamente, erano attaccati alla legge di Mosè.
Farisei vuol dire separati, era il partito dei devoti o puritani, però il fariseo si faceva chiamare anche maestro, mentre, secondo i vangeli, Cristo rifiutò il titolo, probabilmente però l’autore voleva solo rimarcare la sua personale antipatia verso i farisei e i giudaizzanti, non sapremo mai come si sono svolti veramente i fatti. Cristo apparentemente, se è esistito, ma è difficile, non conobbe la filosofia di Filone, ma conobbe la dottrina di Hillel, degli esseni e del Battista.
Tra i farisei, gli scribi erano i dottori colti della legge, Anna fu sommo sacerdote dal 6 al 25, suo genero Caifa dal 26 al 36, la classe sacerdotale era ostile ai movimenti popolari e legata ai romani, diversamente dagli zeloti, era collaborazionista, l’alto clero apparteneva al partito sadduceo. Il sinedrio era composto di anziani, sacerdoti e scribi ed era presieduto dal pontefice o sommo sacerdote; i sacerdoti del tempio erano numerosi, erano sommi sacerdoti anche quelli decaduti dalla carica. I sadducei, diversamente dagli zeloti, non disprezzavano la cultura greca, ma erano ortodossi della tradizione, cioè non avevano accettato le innovazioni come l’immortalità dell’anima, l’inferno e la resurrezione dei corpi.
In Israele i sacerdoti erano stati giudici, legislatori e governanti, avevano sommato tutti i poteri, però, sotto i romani, la carica era decaduta e appaltata e i sommi sacerdoti erano spesso sostituiti; i sacerdoti erano controllati dai romani, in teoria sanzionavano i peccati, cioè avevano potere giudiziario, ma non potevano comminare la pena di morte; i romani annullavano le decisioni più importanti dei sommi sacerdoti, i quali, in compenso, per stare buoni, avevano forti entrate fiscali.
Gli zeloti rappresentavano il partito nazionalista, nel 45 a.c. Antioco IV Epifane introdusse una statua di Zeus nel tempio e ci fa la rivolta nazionalista dei maccabei; anche Caligola (12-41), cercò di introdurre una sua statua nel tempio e provocò un’altra rivolta. Gli zeloti rifiutavano il tributo a Cesare e consideravano la sua immagine scolpita sulle monete, un peccato contro il primo comandamento.
L’imperatore Claudio (10 a.c.-54 d.c.), a causa dei moti dei nazionalisti, espulse tutti gli ebrei da Roma, nel 6 d.c. in Palestina un’insurrezione di zeloti fu capeggiata da Giuda di Gamala, detto il galileo, che si era ribellato al censimento di Quirino, che, grazie a esso, aveva introdotto l’imposta di testatico o di famiglia; la legge mosaica vietava il censimento generale, ammetteva solo quello dei combattenti, gli zeloti consideravano l’imposta suddetta un’empietà, perché, secondo loro, le tasse erano riservate solo al tempio.
Nel 35 d.c. gli zeloti si ribellarono a Pilato, che aveva confiscato il tesoro del tempio per costruire l’acquedotto a Gerusalemme, in quell’occasione Barabba uccise un soldato romano; dal 66 al 70 d.c., gli zeloti fomentarono un’altra ribellione e Gerusalemme e il Tempio furono distrutti dai romani di Tito; un’altra rivolta ci fu dal 132 al 136, sotto il messia Simone Barcocheba, sostenuto dal grande rabbino Akiba.
Girolamo (347-420) tradusse la Volgata latina da testi ebraici, però i masoreti ebraici, che erano farisei, avevano incluso nel testo osservazioni critiche e glosse, errori di copisti e di traduttori; il testo era stato già alterato anche prima del controllo dei masoreti, fin dal tempo di Mosè; il midrash è il commento rabbinico alle scritture, che non possediamo in originali. I masoreti introdussero punti e linee, per le vocali, la punteggiatura e la pronuncia, tuttavia ci sono arrivate pronunce e vocali diverse, che a volte cambiano il senso di una frase; il testo masoretico fu iniziato dai rabbini o farisei nel II secolo a.c. e fu riportato per iscritto nella seconda metà del I millennio d.c.
Il targum è il testo della bibbia ebraica in aramaico, la lingua che sostituì l’ebraico in Siria e Palestina al ritorno dalla cattività babilonese, questo testo eliminò l’antropomorfismo di Dio, però il traduttore dell’originale ebraico di Giobbe rimanipolò completamente il testo. I cristiani non si comportarono diversamente, l’epilogo di Marco (16.9-20) è un’aggiunta e non si trova nei manoscritti più antichi; una glossa è stata trovata nella prima lettera di Giovanni (5,7) e non si trova nei testi più antichi, afferma: “Vi sono tre testimoni in cielo, il padre, il figlio e lo spirito santo”, evidentemente il libero traduttore sosteneva la trinità.
Nel corso dei secoli, copisti e traduttori riversarono il loro stile su originali più scarni, anche perché gli ebrei avevano un vocabolario molto ristretto; per tutte queste ragioni, l’opera di falsificazione della bibbia appare ininterrotta nel corso dei secoli. Il pentateuco è attribuito a Mosè, evidentemente, la parte che parla della sua morte, è stata aggiunta da altro autore, però l’autore dei primi capitoli di Genesi è detto Jahvista perché chiama Dio, Geova, l‘autore che parla della vocazione di Adamo è chiamato Elohista, perché chiama Dio, Elohim, al plurale d’intensità; questo fatto rivela la mano di due autori diversi, queste manipolazioni sono avvenute anche negli altri libri.
I più antichi manoscritti biblici sono stati rinvenuti nel 1947 a Qumran, nel Mar Morto, sono opera della comunità monastica ebraica degli esseni, il manoscritto più antico è del 250 a.c., tra essi, è stato rinvenuto anche il profeta Isaia al completo. Il testo masoretico ebraico (masora vuol dire in ebraico tradizione) costituì per gli ebrei il testo definitivo, include le osservazioni critiche a opere dei rabbini e fu iniziato nel 2° secolo a.c.
I testi premasoretici pervenuti fin a noi sono quelli di Qumran, la traduzione dei Settanta e la Volgata latina. La divisione in capitoli e versetti della bibbia fu dovuta a S. Langton (XIII sec.) e R. Estienne (XVI sec.), negli originali delle opere questi mancavano e non esistevano nemmeno i titoli; la tradizione ebraica segue un canone alessandrino e un canone palestinese, il secondo s’impose presso i rabbini, il talmud è d’origine babilonese e palestinese.
La versione greca dei Settanta nacque nel III secolo a.c. in Egitto, patrocinata da Tolomeo II, in essa il testo di Gobbe è molto più corto dell’originale, in questa versione è scritto che Mosè parlava in visione con Dio, invece che faccia a faccia, com’è scritto nell’originale ebraico. La volgata latina di San Girolamo nacque alla fine del IV secolo e fu stampata la prima volta nel 1453 a Magonza, costituendo il primo libro stampato; nel 1546 il concilio di Trento la dichiarò unica traduzione autentica della bibbia, però già nel 1592 Clemente VIII ne fece fare un’edizione corretta e riveduta, che conteneva a sua volta altre imprecisioni.
La bibbia è opera umana, di sacerdoti ebrei, di scribi, rabbini e dirigenti cristiani; le vicende bibliche sono il risultato d’azioni naturali e umane e non d’interventi divini. Le scritture ebraico-cristiane si possono dividere in sette parti: il Pentateuco, i libri storici, i libri poetici, i libri profetici, i vangeli, gli scritti apostolici, i vangeli apocrifi e le eresie. I libri del nuovo testamento sono stati divisi in storici, epistolari e apocalittici; per noi, lettori moderni, ogni libro della bibbia equivale a un capitolo della bibbia.
Il primo canone si ebbe al concilio di Nicea (325), sotto il vescovo Ireneo e l’imperatore Costantino, mentre il canone alessandrino fu imposto da Sant’Agostino (354-430); il concilio di Trento (1545-1565) fissò definitivamente il canone biblico in 73 libri, dei quali 46 appartengono al vecchio testamento e 27 al nuovo; però, secondo gli ebrei, i libri canonici, tutti del vecchio testamento, sono 24, secondo i protestanti sono 66, tra vecchio e nuovo testamento.
I libri del vecchio testamento non ispirati per ebrei e protestanti o deuterocanonici, quindi non inseriti nel loro canone, sono: Tobia, Giuditta, Sapienza, Ecclesiastico, Baruch, l’epistola di Geremia, i Maccabei e le aggiunte di Ester e Daniele; aggiunte però che esistono in tutti i libri della bibbia, Baruch o Baruc denuncia la mano di tre autori diversi; per gli ebrei, i libri ispirati cessarono nell’anno 200 a.c. Alla metà del II secolo d.c. nacque il cristianesimo gnostico e alla fine del 200 d.c. cominciarono a nascere le altre scritture cristiane, prima ariane e poi cattoliche; gli ariani erano nati nell’ambito dello gnosticismo.
Il cristianesimo è un prodotto del sincretismo giudaico-pagano, non abbiamo gli originali delle scritture e nessun libro della bibbia è autografo, le sacre scritture sono falsi di generazioni di uomini estranee a Dio; forse solo l’Ecclesiastico ha un autore certo, cioè Giosuè o Gesù di Sirac, detto il Siracide, il nome degli autori dei libri è stato identificato dalla tradizione con il personaggio più eminente di ogni libro.
Tra i fatti e la redazione s’inserì la tradizione che li ingigantiti e li alterò, altre manipolazioni o falsificazioni avvennero per colpa di copisti, traduttori e commentatori, che inserirono le loro note nel testo; il tutto a fini apologetici della religione e in ottemperanza ai desideri della burocrazia religiosa. Per la mancanza degli originali, alcune di queste manipolazioni sono state accertate, altre no.
L’opera di corruzione dei testi cessò alla fine del IV secolo d.c., quando nacque la Volgata latina di San Girolamo (347-420); da allora il contenuto dei libri canonici e rimasto quale noi lo conosciamo, l’ispirazione divina dei testi sacri è affermata anche per le altre grandi religioni, cioè per il corano e i libri religiosi indiani. L’uomo ha creato i libri sacri e la sua visione di Dio, in definitiva Dio stesso, la stessa dottrina della salvezza generale dell’umanità, annunciata dal regno di Dio, non è altro che la risposta dell’uomo alle sue ansie, alle sue aspirazioni di giustizia e alle sue speranze.
La bibbia fa capire che l’età dell’oro è esistita a principio con il paradiso terrestre, dove non si lavorava per vivere e si era immortali, e tornerà alla fine con il regno di Dio, che restituirà all’uomo l’originaria purezza e immortalità e lo libererà dalla schiavitù del lavoro. L’uomo ha sempre considerato il lavoro una costrizione, al quale si sottraevano solo gli uomini liberi o uomini d’onore, spesso liberati anche dalle tasse e muniti di altri privilegi; così la pensavano i romani e gli aristocratici medioevali europei; furono i rabbini a rivalutare il lavoro fisico, ritenendo un dovere morale per loro l’esercizio di un lavoro artigiano.
Poiché la bibbia è ispirata, dovrebbe essere immune da errori, però Agostino avvertiva che se c’imbattiamo in un passo che ci sembra in contrasto con la storia, con la scienza e la realtà, dobbiamo affermare: “ Qui o c’è uno sbaglio del copista, o il traduttore non ha reso bene l’originale o io non capisco”; se vi è contrasto tra bibbia e insegnamento della chiesa, bisogna seguire l’altro consiglio di Agostino: ” Non questo afferma la divina scrittura, ma questo intende solo l’umana ignoranza”. Comodo no?
La bibbia è stata scritta in epoca tanto diversa dalla nostra, lo stesso senso letterale è reso difficile perché applicato a lingue morte, come l’ebraico e l’aramaico, prive nella forma scritta di vocali, punteggiatura e capitoli; oltre il significato elettorale esisteva quello simbolico. Per contrastare le eresie, la chiesa cattolica si arrogò il diritto di interpretare le sacre scritture e fu ostile alla libera traduzione, alla libera lettura e al libero esame della bibbia.
La parola della bibbia va inquadrata nella precisa cornice storica e geografica, le lingue usate sono state ebraico, aramaico e greco antico; se i libri apocrifi sono quelli non ispirati, tutti i libri sacri sono apocrifi. La chiesa sostiene che gli scrittori ispirati e oracolanti sono immuni da errori, però non si spiegano le contraddittorie testimonianze dei diversi autori, soprattutto nei vangeli; comunque, nelle varie religioni, sono stati tanti quelli che hanno preteso di parlare per bocca di Dio.
I masoreti ebraici facevano osservazioni critiche alla bibbia ebraica e fissarono definitivamente il testo dei libri sacri e nel VI secolo d.c., riportarono per iscritto il Talmud, cioè la tradizione orale ebraica, che affiancava la bibbia ebraica, esisteva un Talmud babilonese e un Talmud palestinese. La versione greca della bibbia ebraica, detta dei settanta, è stata composta tra il II e il III secolo a.c., alterando il testo ebraico; la Volgata latina di San Girolamo è della fine del IV secolo d.c., questo spesso si basò più sul senso che sulla lettera delle scritture, però il concilio di Trento (1545-1565) sanzionò l’autenticità della sua Volgata.
La chiesa cattolica si oppose alla traduzione libera dei testi sacri; per paura delle eresie, vari concili proibirono le traduzioni non approvate dai vescovi, per questo, per il mercato delle indulgenze e per la mancata riforma della chiesa, scoppiò la rivoluzione protestante; con l’indice dei libri proibiti, approvato dal concilio di Trento, si prescrisse che non si potevano leggere le traduzioni della bibbia in lingua volgare, senza licenza del vescovo o del Sant’Uffizio.
Il codice di diritto canonico richiede la censura preventiva sulle pubblicazioni bibliche, in questo momento però, a causa della rivoluzione liberale subita dalla chiesa, la prescrizione riguarda solo le case editrici cattoliche; intanto i protestanti continuano nella loro libera traduzione e con la loro analisi critica della bibbia che, fino ad oggi, ha dato vita ad approfondimenti critici molto validi e interessanti.
Nel 1947 sul Mar Morto furono scoperti i testi dei monaci ebraici esseni, precursori dei cristiani, contenenti libri sacri, apocrifi e libri sconosciuti, tra cui Isaia al completo, la loro redazione andava dal IV secolo a.c. al I secolo d.c.; da questi testi si evince che le maggiori manipolazioni sono state fatte dalla tradizione, più che dalla traduzione. I popoli antichi, che si tramandavano i fatti, erano vittime di suggestioni e superstizioni, perciò la parola biblica va inquadrata nella precisa cornice cronologica, storica, geografica, culturale e linguistica.
Gli autori ufficiali della bibbia sono tutti ebrei, eccetto Luca, gli autori veri non si conoscono, anche se sono per lo più ebrei, mentre gli autori degli apocrifi sono per lo più gentili convertiti; la chiesa afferma che i libri canonici sono stati ispirati dallo Spirito Santo e hanno Dio come autore, inoltre, ne rivendica il monopolio nell’interpretazione. Secondo le cronologie bibliche, passarono circa 2.000 anni dalla creazione ad Abramo, 2000 da Abramo a Cristo, 2000 da Cristo a oggi; la scienza afferma che l’universo e l’uomo sono molto più antichi, però questi 6.000 anni sono gli anni della storia dell’umanità e dell’invenzione della scrittura.
Il popolo ebraico era un popolo caucasico, di ceppo semita, dal punto di vista culturale risentiva l’influenza di altre culture superiori, come quelle egiziane, caldee e babilonesi; nessuna cultura o religione è completamente originale, anche un poema babilonese parlava di creazione e di diluvio universale. Sotto il regno di Davide e Salomone (X secolo a.c.), Israele raggiunse la massima potenza e l’unità dello stato.
La tradizione ha attribuito il Pentateuco a Mosè e l’Iliade e l’Odissea a Omero, però questi libri sono opera della tradizione e sono opera di diversi redattori anonimi; infatti, esistono differenze di stile nel Pentateuco o Torà e nelle opere di Omero. Il Pentateuco o Torà è diviso in cinque libri: genesi, esodo, levitico, numeri e deuteronomio. Genesi è un racconto di tradizioni antichissime, anteriori alla nascita del popolo ebraico, si divide in due parti, la parte preistorica e la parte storica dei patriarchi; nella prima parte la parola di Dio è rivolta all’umanità intera, nella seconda parte al popolo ebraico.
Non sono indifferenti gli influssi egiziani sugli ebrei, che erano di casa in Egitto; dall’Egitto, dalla Grecia e dalla Persia gli ebrei, alla vigilia dell’era volgare, trassero l’idea dell’immortalità dell’anima. Melchisedech era sacerdote e re di Salem o Gerusalemme, la città, prima che fosse occupata dagli ebrei, era abitata dai gebusei; la tradizione ebraica fece passare Melchisedech per essere semidivino, capostipite di un ordine sacerdotale soprannaturale, anche perché non se ne conosceva la genealogia, come per gli altri patriarchi ebraici. Alla fine i cristiani rivendicarono a Cristo l’ordine sacerdotale soprannaturale di Melchisedech.
La religione ebraica iniziò ufficialmente con Abramo, capostipite degli ebrei, il quale si stanziò come pastore nomade a Canaan o Palestina, era originario della regione di Ur in Caldea e, introdotto dagli egiziani ai valori del monoteismo, fu poi convertito da Melchisedech alla religione di Geova. Il libro di Esodo e si articola in tre parti, oppressione del popolo e comparsa di Mosè, uscita dall’Egitto e promulgazione della legge e del codice dell’alleanza sul monte Sinai.
Il Pentateuco o Torà era il codice degli ebrei e prova che la vita civile degli ebrei era intimamente connessa con la religione, comunque, ci sono connessioni tra la Torà o Torah e il codice babilonese di Hammurabi. Il primo libro è Genesi, che traccia la protostoria e i miti di Israele, presi in gran parte ai babilonesi, il secondo libro è Esodo, che tratta dell’uscita dall’Egitto, guidata da Mose.
Il legislatore ebraico non furono né Dio, né Mosè (XIII secolo a.c.), perché le norme consuetudinarie e il diritto naturale, sentito dalle genti, nascono dalle tradizioni e dai costumi; Mosè non è certo che sia un personaggio storico, come Licurgo a Sparta, si limitò a raccogliere ciò che già esisteva, predisponendo un codice organico e univoco per tutti, esponendolo nella migliore chiarezza possibile, per dirimere le controversie tra il popolo. In Grecia Solone (635-559 a.c.) fece la stessa cosa, i codici servivano a ridurre l’arbitrarietà dei giudici nelle sentenze.
Forse la presenza degli ebrei nella terra di Gessen, sul delta egiziano, fa favorita dalla penetrazione degli Hyksos nel paese, della stessa razza degli ebrei, iniziata nel 1730 a.c.; nel 1570 gli invasori furono espulsi e gli ebrei furono resi schiavi. Forse gli ebrei nomadi erano stati mercenari degli Hyksos e rimasero in Egitto dal 1728 al 1513 a.c. per 430 anni; per altri però l’esodo avvenne nel 1290 a.c., sotto il faraone Ramsete II.
Il libro di Levitino prende il nome dalla tribù sacerdotale dei leviti, discendente di Levi, figlio di Giacobbe o Israele, alla quale appartenevano Mosè e suo fratello Aronne; contiene norme religiose raccolte da Mosè, attinenti ai sacrifici e ai cerimoniali. I leviti dirigevano il culto sacrificale del tabernacolo che, durante la loro vita nomade, era un santuario portatile che conteneva arca e candelabro.
Rispetto alle altre tribù, i leviti erano una casta sacerdotale privilegiata, con numerose entrate fiscali, erano legislatori, governanti, giudici e sacerdoti, rappresentavano un governo assoluto, tra loro erano i massimi sacerdoti e il sommo sacerdote; secondo alcuni, dall’Egitto furono cacciati ebrei residenti che appartenevano solo alla tribù dei leviti. Mosè era un ebreo divenuto alto dignitario alla corte del faraone, per soccorrere il suo popolo, si ribellò agli egiziani, come fece il capo germanico Arminio che, sotto Augusto, si ribellò ai romani, che prima aveva servito.
Levitico distingue l’olocausto, con la consumazione totale nel fuoco delle vittime, dal sacrificio, con cui una parte era bruciata e il resto era consumato da offerenti e sacerdoti; questo libro tratta dell’impurità di certi animali e fissa il calendario delle feste religiose. Il materiale contenuto nel libro appartiene a una tradizione premosaica, gli autori sono diversi e comunque legati alla casta sacerdotale.
Il libro di Numeri contiene il censimento del popolo ebraico combattente e il suo peregrinare nel deserto fino a Moab, cioè alle porte della Palestina, Mosè era assistito da settanta anziani; gli autori del libro sono diversi, il libro attesta che egli ebrei stavano per diventare una nazione sedentaria, da nomade che era stata, infatti, parla di diritto di eredità della terra per i figli e ripartisce Canaan tra le dodici tribù di Israele.
Mosè morì alle porte della terra promessa e il comando fu assunto da Giosuè, della tribù di Efraim, i leviti si erano alleati con altre tribù semite locali e Israele nacque pian piano come federazione militare di tribù, per la conquista della Palestina; com’è accaduto spesso tra arabi e beduini nomadi. Gli ebrei rimasero nel deserto del Sinai per 40 anni poi strariparono in Palestina, favoriti dall’indebolimento dei popoli che vi risedevano.
All’inizio l’infiltrazione fu graduale, poi ci fu l’invasione vera e propria, come avvenne con la caduta dell’impero romano; la prima tribù ad arrivare fu quella di Giuda a sud. Gli ebrei erano nomadi e pastori, mentre gli abitanti di Canaan sedentari, agricoltori e urbanizzati, abitanti terre fertili; il mito biblico di Caino e Abele, l’unico ebraico, perché gli altri furono presi dai babilonesi, mutuò da questa guerra, infatti, Caino, da Canaan, era agricoltore, Abele era pastore e rappresentava gli ebrei. Il conflitto rappresentava la lotta tra popoli agricoltori e popoli allevatori, è accaduto anche nella conquista del West americano.
Usciti dall’Egitto nel 1513, gli ebrei rimasero nel deserto del Sinai 40 anni e l’occupazione iniziò nel 1473, tuttavia il paese fu occupato completamente solo sotto la monarchia di Davide (XI-X secolo a.c.), perciò è probabile che l’esodo avvenisse nel XIII secolo a.c.; la tribù capofila, che iniziò la conquista, fu quella di Giuda, che occupò Gerusalemme e s’impossessò del culto di Geova; com’era inevitabile, tra le tribù ebraiche confederate ci furono anche contrasti territoriali.
Il deuteronomio contiene leggi nuove, è un adattamento alle condizioni di un popolo definitivamente non più nomade, lo scopo è anche il midrash o esaltazione di Dio, in pratica dei sacerdoti depositari della teocrazia; i testi sacri erano conservati dai sacerdoti ed anche per questo, cioè non solo perché ritenuti ispirati, erano visti come sacri. Da Giosuè fino alla monarchia, il potere sacerdotale prevalse su quello secolare, infatti, i sacerdoti volevano tutto il potere e perciò inizialmente non erano stati favorevoli all’istituto monarchico, cambiarono politica solo sotto Davide, che li seppe domare intimidendoli.
Il migliore strumento di governo del condottiero, legislatore e riformatore religioso Mosè, fu il sostegno di suo fratello Aronne, capo dei leviti e dei sacerdoti; per abbagliare il popolo, Mosè era anche mago, astrologo e faceva divinazioni. Tra i libri storici, il libro di Giosuè cita alcuni libri antichi, come il libro del giusto (10,12), il libro delle guerre del Signore (3,5-10;24,11-12) e il libro della legge divina, di contenuto normativo; i primi due rotoli furono utilizzati per la redazione dei libri storici, il terzo per la redazione del deuteronomio.
Il libro di Giosuè, che entrò in Palestina, ricorda che i successi degli israeliti in guerra erano merito di Dio e che la fortuna di Israele dipendeva dalla sua fedeltà al Signore, che era geloso del suo popolo, i sacerdoti temevano che il popolo si allontanasse da loro; il libro di Giosuè ha più autori e forse fu completato in periodo monarchico, perché si chiude con la considerazione che esisteva disordine perché mancava una monarchia accentratrice, come l’avevano altri popoli; fu un’aggiunta al testo originale perché i sacerdoti erano contrari alla monarchia, perché tesi a salvaguardare il loro potere assoluto.
Dopo la morte di Giosuè, il libro dei giudici parla dell’avvento al governo, in sequenza, di dodici giudici, che erano ovviamente anche sacerdoti, l’ultimo di quali fu Samuele; per la sommatoria dei loro poteri, erano dei dittatori. I sacerdoti israeliti, come la chiesa, erano contrari alla separazione dei poteri e volevano tutto il potere, volevano conservare la presa sul popolo e temevano l’apostasia, con le loro inevitabili perdite economiche e di potere.
Samuele fu l’ultimo dei giudici sacerdoti e verso il 1050 a.c. fu costretto controvoglia a nominare re Saul, per fronteggiare i filistei, popolazione della Palestina costiera, forse originaria di Creta; A Saul successe come re Davide che, per tenere saldamente in mano il potere di uno stato tradizionalmente teocratico, oltre che re, era profeta e sacerdote. La legge ebraica proibiva il censimento generale della popolazione e ammetteva solo quello dei combattenti, il censimento, poiché aveva anche una valenza fiscale, era considerato un attentato contro Dio perché il popolo apparteneva a Dio; cioè solo i sacerdoti potevano essere beneficiari del gettito fiscale, anche per questo la monarchia e il dominio straniero erano avversati; questa era l’opinione di giudei e galilei anche al tempo di Cristo.
I due libri di Samuele, in realtà sempre d’autori ignoti, furono composti forse al tempo di Giosia, nel 625 a.c., parlano della trasformazione dello stato da confederale a unitario e monarchico, sotto Davide e Salomone, gli avvenimenti narrati vanno dal 1120 al 970 a.c.. I due libri successivi di Re, parlano della secessione di Israele da Giuda, avvenuta dopo la morte di Salomone, il costruttore del tempio, e raccontano la “debellatio” del regno del nord per opera degli assiri (VIII secolo a.c.) e del sud per opera dei babilonesi (VI secolo a.c.).
Nel periodo dei giudici il santuario era a Silo, in Efraim, invece sotto Salomone era a Gerusalemme; l’unità monarchica si fece per tenere unito il paese e per fronteggiare la minaccia esterna, soprattutto filistea; però gli ebrei non sentivano questa unità e Israele al nord si sentiva sfruttato con le tasse da Giuda a sud. Dopo la morte di Salomone, il regno si spaccò, la secessione fu opera delle dieci tribù del nord, che volevano recuperare la loro autonomia contro l’assolutismo centralizzatore e il fiscalismo del re di Gerusalemme.
Nel 722 a.c., per mano assira, cadde Samaria, capitale di Israele, e nel 587 cadde Gerusalemme, capitale della Giudea, per mano dei babilonesi, fattore di unità nazionale erano stati la monarchia e l’unico tempio di Gerusalemme. Il midrash, il commento dei rabbini, trae dai fatti storici narrati il migliore insegnamento religioso, perciò faceva dipendere le disgrazie degli ebrei dai loro peccati e dalla loro infedeltà a Dio e alla sua legge.
Il libro di Esdra afferma che Ciro re di Persia, non solo liberò i giudei deportati dai babilonesi, ma restituì loro anche il tesoro del loro tempio preso da Nabucodonosor. La legge del levirato dava le vedove in spose a un fratello del marito, con lo scopo di conservare la proprietà terriera di ogni famiglia e perché non scomparissero le famiglie e non scomparissero le tribù, i nuovi nati erano figli del coniuge morto in precedenza.
I due libri dei Maccabei parlano dell’urto tra cultura greca e giudaismo e vanno dal 187 a.c al 135 a.c., gli ebrei continuavano a credere che Dio era l’unico motore della storia, la quale non era fatta dall’uomo; però, sotto l’influsso della filosofia greca, conferivano a Dio nuovi attributi e, in parte, credevano all’immortalità dell’anima e al suo giudizio. Questa era una sentenza di appello, perché Dio non retribuiva sempre giustamente gli uomini durante la vita terrena; il regno di Dio, la resurrezione dei morti e il giudizio finale annunciavano un mondo rinnovato e libero dai peccati.
Al tempo dei Maccabei, una famiglia sacerdotale insorse contro i seleucidi siriani e i giudei presero le armi per l’indipendenza, per sottrarsi alla tassazione, per conservare i loro costumi e la loro religione minacciata dai greci; i seleucidi avevano iniziato una persecuzione religiosa degli ebrei sotto Antioco IV Epifane (175-163 a.c.), volevano imporre l’uniformità religiosa e greca al paese e trovarono anche degli ebrei collaborazionisti.
Questi libri dei Maccabei non fanno parte del canone ebraico, l’autore del II libro si richiama agli scritti precedenti di Giasone di Cirene, afferma che, come il vino mischiato all’acqua produce diletto, anche lui si era un po’discostato dall’originale di Giasone (39), una conferma esplicita delle manipolazioni ai sacri testi. La diaspora, prima babilonese, poi soprattutto egiziana, distrusse l’unicità del luogo di culto, che sanciva l’unità dello stato, e fece nascere le sinagoghe, dove si diffondevano preghiere, lettura della legge, commenti alla stessa e s’istruivano i ragazzi, mentre i sacrifici non erano più praticati.
Il libro di Giobbe è divenuto proverbiale, l’uomo ricevette disgrazie in terra senza esserne meritevole, poiché gli ebrei credevano che le malattie e le disgrazie fossero segni della condanna di Dio, anche questo fatto spinse a credere al giudizio ultraterreno d’appello. I salmi sono 150, 70 sono attribuiti a Davide, in realtà Davide era un pastore illetterato, inoltre i suoi salmi hanno differenze di stile; da sempre, i sovrani, come Davide e Lorenzo il Magnifico, avevano i mezzi per appropriarsi delle proprietà letterarie di terzi e per assicurarsi l’immortalità; ciò che è consentito allo stato o ai capi di stato, non è consentito ai sudditi.
Nel libro dei Proverbi si sostiene l’origine divina dell’autorità, la quale perciò aveva la copertura o la garanzia religiosa, era la tesi della chiesa quando essa era riconciliata con il potere; nel libro si afferma che la Sapienza di Dio era presente all’atto della creazione (8,27-30), l’espressione era usata per non nominare invano Dio; con l’ipostatizzazione o personificazione l’evangelista Giovanni affermò che la Sapienza era Cristo.
Comunque, gli ebrei, dopo aver abbandonato l’idolatria, non erano stati immuni da queste degenerazioni politeiste, lo fecero con l’angelo di Dio, lo Spirito di Dio, la sapienza di Dio e la parola di Dio, in generale con gli angeli, che erano originariamente visti come i geni alati assiro-babilonesi, metà uomo e metà bestia, come la sfinge egiziana Autore del libro ecclesiastico è un certo Gesù Siracide o di Sirach, è l’unico libro attribuibile tra i libri biblici, l’opera fu composta in ebraico a Gerusalemme e tradotto in greco ad Alessandria, non è entrata nel canone ebraico.
I profeti o vati o veggenti o araldi o oracolanti o messaggeri erano portavoci della divinità, erano stati tali tutti i patriarchi e non solo i profeti maggiori e minori in senso stretto, i vati esistevano anche presso i greci e le sibille emettevano oracoli; da Samuele, fino a Elia ed Eliseo, i profeti si riunirono in una corporazione. Mosè asseriva di parlare al cospetto di Dio, gli altri per mezzo di sogni, visioni o oracoli, alcuni profeti, come Elia ed Eliseo, erano taumaturghi, altri avevano malattie nervose che li allontanavano dalla realtà; però gli autori sconosciuti dei libri profetici hanno scritto le profezie dopo che i fatti si erano verificati, mettendole in bocca ai profeti.
I profeti sono quattro maggiori e 12 minori, la raccolta fu completata nel III secolo a.c.; per Isaia il messia che doveva riscattare Israele era Emmanuele, i profeti dovevano avere vita irreprensibile e il profetismo era considerato un’istituzione divina; alcuni profeti svolsero il loro apostolato prima dell’esilio, altri durante l’esilio, altri dopo. Geremia ed altri profeti si esprimevano a mezzo di oracoli, l’edizione greca del libro di Geremia non corrisponde a quella masoretica ebraica; i masoreti erano rabbini che, dal II secolo a.c., facevano osservazioni critiche al vecchio testamento, prima orali e dal VI secolo d.c. riportate per iscritto, in coincidenza con la compilazione del Talmud; la masora influenzò anche il testo definitivo del vecchio testamento.
I profeti facevano politica, il profeta Geremia era filobabilonese e contrario al partito filoegiziano, che dominava a Gerusalemme, perciò, quando vinsero i babilonesi, Geremia ne fu innalzato; il profeta Ezechiele apparteneva a una famiglia sacerdotale e fu deportato a Babilonia e non fu trattato male, si espresse a mezzo di parabole, visioni, estasi e oracoli. Il profeta Daniele fu completato nel II secolo a.c. e testimonia l’evoluzione dell’ebraismo rabbinico, infatti, personificò gli angeli, credeva alla resurrezione dei corpi e al giudizio di Dio; affermava che il regno d Dio sarebbe stato esteso a tutte le genti e preannunciava il suo avvento 500 anni dopo la caduta di Gerusalemme, cioè per la vigilia dell’era volgare; ciò dimostra che l’autore scrisse al tempo dei Maccabei, quando si aspettava il riscatto nazionale.
Il profeta Aggeo auspica per Gerusalemme un avvenire imperiale, immaginando che verso di essa si sarebbero dirette le ricchezze del mondo, era un sogno di rivincita con copertura divina; l’autore scrisse dopo l’esilio, era a favore di Zerobabele, presunto discendente di Davide, che doveva restaurare il regno. Il profeta Zaccaria presentò il messia Zerobabele come il ricostruttore del tempio; Zerobabele era sostenuto dai persiani, che però non desideravano la rinascita del regno di Giuda, perciò scomparve misteriosamente dalla storia; a quel tempo, anche i sommi sacerdoti portavano il titolo di Messia.
La maggior parte dei profeti scrisse dopo l’esilio babilonese, tuttavia i libri profetici sono il risultato di aggiunte e manipolazioni di tante mani, il profeta Malachia svolse il suo apostolato durante la ricostruzione del tempio, dopo la cattività babilonese e sotto la riforma religiosa di Esdra e Neemia. Le lamentazioni erano litanie o lamenti o nenie funebri a scopo religioso, in forma di canti o carmi, un genere letterario comune ad assiri, babilonesi, greci e popoli antichi; erano praticate in occasione della caduta di città, probabilmente erano scritte da sacerdoti. Si sostiene che autore delle Lamentazioni fu il profeta Geremia, il quale naturalmente sosteneva che le disgrazie di Israele dipendevano dai peccati del popolo, inoltre affermava la responsabilità individuale, familiare e nazionale.
La lettera di Geremia, scritta agli ebrei che dovevano essere deportati a Babilonia, è deuterocanonica e non inserita nel canone ebraico e protestante, perché scritta in greco, anche se forse esisteva un originale ebraico; fu attribuita a Geremia ma è opera di autore ignoto del 3° secolo a.c. Anche i greci avevano una divinità alla quale era sottoposto tutto l’universo ed era il fato o destino, al quale non sfuggivano nemmeno gli dei. Cristianesimo e islamismo, eredi dell’ebraismo, hanno messo in pratica i sogni imperiali e di rivincita del giudaismo, mascherati dal suo messianismo.
Il sincretismo religioso ebraico si mosse attraverso secoli, gli ebrei avevano adorato il vitello e il serpente, trassero dai gebusei il culto dio Geova, dall’Egitto l’idea del monoteismo, dell’immortalità dell’anima e del suo giudizio, dalla Persia l’idea di giudizio universale; al tempo di Mosè, sul monte Horeb o Sinai, la tribù di Giuda aveva adorato il vitello d’oro e Adonai, Signore in ebraico, nome forse derivato da Aton, il dio unico nato dalla riforma religiosa del faraone Amenophis IV (XIV secolo a.c.).
Con la devoluzione o secessione del nord, le dieci tribù di Israele furono soggette agli assiri, furono deportate e scomparvero, mentre a Samaria furono fatte immigrare, dalle altre regioni dell’impero, nuove genti, le quali adottarono anche la religione di Geova, adorato sul monte Garizim; dopo la cattività babilonese, la Giudea divenne dominio del persiano Ciro, gli ebrei tornarono in Giudea e ricostruirono il tempio. I nazionalisti maccabei erano detti devoti, da essi nacquero i farisei, il messianismo fu poi adottato dai nazionalisti zeloti e promosse delle rivolte.
Una rivolta antiromana si accese nel 66 d.c. e nel 70 portò alla distruzione del tempio, nel 132 il messia Simone Barcocheba promosse un’altra rivolta e fu sostenuto dal grande rabbino Akiba; nel 1648, sotto i turchi, Shabbethai Zebi si proclamò messia e ricevette credito dai rabbini, nel XX secolo, con il sionismo, rinacque il nazionalismo ebraico. Il canone ebraico fu completato con il profeta Malachia, in origine la versione greca dei settanta non conteneva libri deuterocanonici, però nel 397, al concilio di Cartagine, Agostino ingrandì il canone e nel 1546 il concilio di Trento ratificò il canone allargato.
Il canone ebraico di 24 libri corrisponde al canone protestante di 39 libri, al quale i protestanti aggiungono i libri del canone neotestamentario, per la chiesa cattolica i libri canonici sono 46 del vecchio testamento e 27 del nuovo. Per quanto riguarda il Vecchio Testamento, ebrei e protestanti adottarono il canone palestinese, mentre i cattolici, il canone alessandrino. Il rabbino Maimonide (1135-1204 d.c.), all’art. 7 del credo giudaico, affermava che, sia la legge scritta che quella orale, furono affidate da Dio a Mosè.
Si tratta di una leggenda, la tradizione del Talmud si è formata in tutti i secoli e continua ancora oggi. Al tempo di Esdra, cioè dopo la cattività babilonese, si conosceva il Talmud Babilonese e nel II secolo d.c. si cominciò a riportarlo per iscritto, poi si aggiunse il Talmud palestinese o di Gerusalemme; il Talmud contiene commenti alla legge, comandamenti e leggende. I primi cristiani non ne erano attratti, infatti, Gesù rimproverò ai farisei di dare più importanza alla tradizione che alla legge di Mosè (Mt 15, 1-9), però anche la legge scritta era stata preceduta dalla tradizione.
Per gli ebrei, con il regno terreno di Dio, Israele sarebbe stato riscattato e avrebbe dominato il mondo, centinai di aspiranti messia si misero a capo di questo movimento politico religioso, come attesta anche lo storico ebreo romanizzato Giuseppe Flavio; il dodicesimo articolo della confessione di fede di Israele, fissata nel medioevo da Maimonide, affermava che Dio avrebbe inviato il Messia annunciato dai profeti. Alla fine del I secolo d.c., Tacito e Svetonio raccolsero queste voci e affermarono che dalla Giudea sarebbe venuto il dominatore del mondo, anche i magi di Zaratustra lo attendevano.
Con l’era cristiana, i rabbini chiusero il canone ebraico e si dedicarono al commento della scrittura, alcuni di loro affermarono che il messia era l’intero popolo di Israele, Marx affermò che la classe operaia era il messia, nel XX secolo il sionismo nazionalista invocò il ritorno in Palestina; per i socialisti Cristo era il capo degli oppressi, per i nazisti un ariano che lottava contro i giudei. Un famoso messia fu Simone Barcocheba, sconfitto nel 132 da Adriano, fu riconosciuto come Messia dal più celebre dei rabbini, cioè Akiba il Grande, batté moneta della nuova era e riuscì anche a cacciare i romani da Gerusalemme; ebbe più seguito e successo di Gesù, che però è durato più degli altri messia perché per lui si varò un programma di divinizzazione.
La cabala, nata dopo la cattività babilonese, si sviluppò nella Spagna sefardita, sotto l’influenza di Pitagora e Platone; i cabalisti cristiani la utilizzarono per trovare delle spiegazioni ai dogmi cattolici. Cabala in ebraico significa tradizione, è una delle tante tradizioni ebraiche estranee alle scritture, come il Talmud; nacque per reazione al formalismo della religione ebraica, per rilanciare spiritualità e misticismo e per la conoscenza dell’occulto, era cioè una dottrina segreta.
Durante la cattività babilonese, i giudei furono conquistati dai misteri babilonesi e si diedero all’occultismo, perciò presero a interpretare la Torah in maniera occulta e simbolica, soprattutto i suoi numeri, distorcendone il significato letterale, da questa interpretazione nacque la cabala. Sulla scia di Pitagora (588-500 a.c.), che dava ai numeri un significato trascendente, la cabala dà ai numeri un significato nascosto, per essa, i numeri, con le loro vibrazioni, sono legati ai poteri occulti.
La cabala è usata nel gioco del lotto napoletano, per indovinare i numeri che devono uscire, è usata da occultisti ed esoteristi, è un cifrario di dottrine occulte espresse dalla simbologia dei numeri, è un codice che, applicato alle scritture, ci permette di percepirne il significato segreto o esoterico o occulto. Per la cabala, la conoscenza umana è il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, la cabala mira a ricondurre l’uomo all’albero della vita; l’insieme della facoltà umane costituirebbero l’albero della vita, che rappresenta anche l’unione tra maschio e femmina.
La cabala desidera conoscere la verità e sviluppare la consapevolezza spirituale, in occidente, tra i cristiani, divenne punto d’incontro tra magia, orfismo, gnosi ed esoterismo, è un sistema di classificazione e una forma di simbolismo che consente di formulare idee con maggiore precisione, è uno strumento di riflessione. I pilastri, a destra e a sinistra dell’albero della vita, rappresentano le due polarità della realtà, cioè il maschile e il femminile, secondo una dottrina anche cinese; per gli ebrei anche Dio, che rappresentava l’unità della divinità, aveva una parte femminile.
Lungo l’albero sale la consapevolezza umana, l’albero è il sentiero attraverso il quale si giunge all’unione con il creatore, cioè al Brahman indiano. La cabala tenta di recuperare all’uomo i benefici dell’albero della vita, infatti, a causa della trasgressione di Adamo, l’umanità aveva perso la vita eterna ed era divenuta mortale, non ebbe più accesso all’Eden e all’albero della vita e solo con la fatica e con il tempo acquisì la conoscenza e capì la differenza tra bene e male; compito della cabala era recuperare conoscenze divenute segrete per l’uomo. Per Pico della Mirandola, la cabala ebraica era fonte di sapienza e utile per decifrare i misteri del mondo e di Dio, inspiegabili con la sola ragione, Pico credeva al libero arbitrio dell’uomo, affermava che l’uomo era indeterminato nelle sue azioni, che poteva scegliere, era contro l’astrologia che pareva negare questa libertà.
Per gli antichi ebrei, il cuore era la sede del sentimento, dell’intelligenza e del pensiero, l’anima, considerata mortale, era comune agli animali e aveva sede nel sangue, che non poteva essere bevuto. Il soffio vitale che animò Adamo, con la morte si dipartiva dal corpo che si dissolveva, le ombre dei morti abitavano nello Sceol, dove vivevano una vita grigia e senza retribuzione, come nell’Ade e nell’Averno di greci e latini. Gli ebrei antichi non conoscevano il dualismo anima–corpo dei greci, non credevano nell’immortalità dell’anima e nell’inferno, Erodoto (484-428 a.c.) affermava che la credenza nell’immortalità dell’anima era venuta dall’Egitto, però anche i persiani ci avevano creduto.
Per gli antichi e Platone l’anima era sinonimo di vita, per gli animisti e Talete del movimento, Aristotele distinse l’anima vegetativa delle piante, da quella sensitiva degli animali, da quella razionale dell’uomo. Per gli antichi, l’anima animava il corpo, invece lo spirito era legato a luoghi specifici, a principio l’anima era comune a piante, uomini e animali, poi fu riservata solo all’uomo. Per i vatalisti la vita e l’anima erano riservate solo alla materia organica, animismo, vitalismo e risveglio della natura hanno posto le basi nella fede nella metempsicosi, la quale ha preceduto quella sull’immortalità dell’anima.
All’inizio l’anima era ritenuta mortale e senza retribuzione ultraterrena, poi in India, in Egitto, in Persia e in Grecia con le sette orfiche, si prese a credere all’immortalità dell’anima, al paradiso e all’inferno; però Filone non credeva all’immortalità dell’anima, Platone, come gli indiani, credeva che le anime dei cattivi s’incarnavano, mentre quelle dei buoni salivano in cielo, Origene, discepolo del neoplatonico Ammonio Sacca, credeva alla metempsicosi e negava la resurrezione.
Durkheim afferma che per gli antichi la metempsicosi spiegava la nascita dei vivi, perché le anime erano da loro considerate preesistenti e niente si creava da nulla, ai nostri antenati non era sfuggito che nella vita vegetale i semi rinnovavano la vita delle piante. Per gli indiani, liberandosi dalle passioni, s’interrompevano le reincarnazioni e si ritornava nel Brahman o Dio o anima universale, invece Budda affermò che, abolendo il desiderio, si poneva termine alle reincarnazioni e si raggiungeva il Nirvana.
L’induismo annuncia la liberazione dell’anima e il suo ritorno al Brahman, come credevano anche Platone e Origene; il Brahman è lo spirito eterno di Dio, l’induismo sostiene che le anime, non emancipate dalla conoscenza, s’incarnano senza fine; quindi, per Platone, Origene, induismo e buddismo la fine della reincarnazione era riservata solo ai migliori tra gli uomini, perché l’ideale dell’anima è ascendere a Dio. Le prime sepolture dei morti furono fatte per metterli al riparo dalle fiere e non per la fede nell’immortalità dell’anima, le offerte dei generi alimentari ai morti erano come le offerte di fiori di oggi; i primitivi sapevano che i generi alimentari deperivano sulle tombe, non erano idioti da credere che erano consumati dai defunti.
In Grecia, Platone e alcuni ceti colti, fin dal VI secolo a.c., credevano all’immortalità dell’anima e alla retribuzione dopo la morte; per orfismo, Platone e Aristotele, l’anima era il vento e il respiro che animava i corpi, era immortale e buona, invece il corpo umano era cattivo e la teneva prigioniera. Con la metempsicosi, concezione mutuata dal risveglio della natura e dalla funzione dei semi, l’anima si reincarnava in altri corpi.
Per gli antichi ebrei, l’anima era la vita, il sangue e il respiro; con il respiro, Dio animò Adamo insufflandoglielo nelle sue narici; l’anima era anche l’animus dei latini, dal quale venne il nome d’animale o essere animato o essere in movimento; all’inizio però gli ebrei non credevano alla separazione dell’anima dal corpo e all’immortalità dell’anima. Su questo tema, le religioni e le filosofie sono state precedute dalle religioni naturali come l’animismo, che credevano l’universo animato, dalle quali derivò il panteismo, condiviso nei secoli passati da tanti scienziati e filosofi, assieme al deismo, queste due dottrine religiose negavano provvidenza e rivelazione.
L’animismo credeva che l’anima fosse connaturata al movimento, che le cose che si muovevano erano vive o animate, come il vento, il fiume o gli animali; con l’evoluzione culturale dell’uomo, quest’anima vitale fu riservata prima a tutti gli animali e poi solo all’uomo. L’anima fu scissa in anima e spirito, gli spiriti erano legati a luoghi specifici e l’anima all’uomo; la chiesa identificò gli spiriti con i demoni.
La metempsicosi, come idea religiosa, fu anteriore al concetto d’immortalità dell’anima e nacque in India, dove si credeva che il Brahman era una banca delle anime che era in cielo e che le anime immortali, dopo la morte, si reincarnavano anche in corpi animali. Le idee dell’immortalità dell’anima e della resurrezione passarono dalla Persia di Zoroastro (le culture indo-iraniche erano collegate) e dai filosofi greci come Platone, ai rabbini ebrei della diaspora babilonese che, con una riforma religiosa, alla vigilia dell’era volgare, presero le distanze dai sadducei e modificarono le vecchie idee degli ebrei sull’anima, così presero a credere all’immortalità dell’anima, alla retribuzione dopo la morte e alla resurrezione.
Da questo bagaglio ebraico e platonico, lo gnosticismo cristiano egiziano, cioè il cristianesimo prima edizione, trasse la sua idea dell’immortalità dell’anima e dell’anima buona prigioniera del corpo, dal quale voleva essere liberata per tornare a Dio, come l’idea della resurrezione dei corpi. In Giudea, sotto gli Asmonei (II secolo a.c.), divenne abbastanza accettata l’idea della retribuzione dopo la morte, dell’immortalità dell’anima e del giudizio ultraterreno, personale e universale.
In precedenza, per ebrei, greci e romani, nel regno dei morti o Sceol, Ade, Averno o Inferi, vi erano state solo le ombre dei defunti, senza separazione di sorte tra buoni e cattivi. Poi in Persia Zoroastro (VII secolo a.c.) parlò di giudizio individuale delle anime dei morti; i buoni sarebbero stati ammessi alla presenza di Dio, i cattivi sarebbero stati precipitati all’inferno, parlò anche di un giudizio universale e collettivo che avrebbe colpito tutta l’umanità, durante il quale, i corpi resuscitati si sarebbero riuniti alle loro anime.
Queste idee furono raccolte da filosofi greci e dai farisei e furono respinte dai sacerdoti ebrei sadducei; anche gli egiziani avevano creduto all’immortalità dell’anima e alla retribuzione dopo la morte. Sulla scia di Zoroastro, alla vigilia dell’era volgare l’Ade dei greci si era evoluto, perché ospitava tartaro e campi elisi, il primo riservato ai cattivi, il secondo ai buoni, a questo tipo di oltretomba s’ispirarono i cristiani.
Nel II secolo, sulla scia di Filone di Alessandria, il cristianesimo era nato gnostico in Egitto, poi nel III secolo si era trasformato in ariano in Siria, gli ariani credevano Cristo subordinato a Dio ma della stessa sostanza, il termine cristiano fu usato la prima volta ad Antiochia; poi, per la ragion di stato, di fronte alla crisi delle religioni precedenti e soprattutto del mitraismo, nel IV secolo la nuova fede fu adottata dall’impero romano come cristianesimo cattolico. Per Ignazio d’Antiochia e Ireneo di Lione, Cristo era al tempo stesso uomo e dio, per Paolo di Samosata era un uomo adottato da Dio; la dottrina adozionista, prima prevalente, fu condannata dal concilio d’Antiochia del 268 che affermò la natura divina di Cristo.
Il nuovo testamento si compone dei quattro vangeli, degli atti degli apostoli, delle epistole, dell’apocalisse, fu redatto in greco e gli originali non ci sono pervenuti, dal IV secolo d.c. iniziarono le copie scritte su pergamena. Nuovo testamento significa nuovo patto e nuova alleanza tra Dio e l’umanità intera, mentre il vecchio testamento era un patto fatto solo tra Dio e Israele, popolo eletto da Dio.
Così Dio si trasformava da dio nazionale a internazionale, per cattolici, ortodossi e protestanti, i libri canonici del nuovo testamento sono 27; esistono discordanze tra la Volgata latina e l’edizione greca dei settanta. Vangelo significa lieto annunzio e buona novella, i vangeli non sono biografie complete di Cristo o libri storici, esaltando Cristo, seguono lo stile ebraico del Midrash, però, per il popolo, il termine vangelo è divenuto sinonimo di verità lampante.
Apparentemente, Matteo scrisse in Palestina, Marco a Roma, Luca in Siria, Giovanni in Asia Minore, perciò Matteo, esattore dei romani, dovrebbe essere il vangelo più antico, scritto in aramaico; però il testo originale, più ridotto dell’attuale, non è arrivato fino a noi. Probabilmente però il vangelo più antico è il Marco originale e ristretto nato a Roma, perché il cattolicesimo arrivò in Palestina, per volontà dell’impero, solo nel IV secolo; però in Palestina era già conosciuto il cristianesimo gnostico d’Egitto.
Di certo, non si conoscono i veri autori dei vangeli e i discepoli erano anche analfabeti, probabilmente il primo vangelo approvato nacque a Roma, per opera dello gnostico Marcione di Ponto che nel 150 d.c. presentò anche le prime epistole di Paolo, che forse era un suo pseudonimo, infatti, Paolo non è un personaggio storico. Marco era segretario di Pietro, secondo la tradizione, dopo l’esecuzione a Roma di Pietro e Paolo, si rifugiò ad Alessandria d’Egitto, dove fondò la chiesa di Alessandria; nel medioevo le sue ossa furono trafugate dai veneziani e trasportate a Venezia.
Luca fu segretario di Paolo, era un medico gentile e predicò ai gentili, s’ispirò a Marco; i vangeli sono frutto della tradizione cristiana, convalidati, per volontà dell’imperatore Costantino e del vescovo Eusebio, dal concilio di Nicea (325); in precedenza, ogni chiesa importante voleva avere il suo vangelo e alla fine se ne accettarono 4, invece che un testo unificato, per contentare i patriarcati più importanti.
Giovanni ha contenuto metafisico, gnostico, neoplatonico e contiene la filosofia dell’ebreo Filone di Alessandria, la filosofia neoplatonica nacque dalla saldatura tra cultura greca e giudaica; Filone (10 a.c.-50 d.c.), non fu cristiano, fuse giudaismo e platonismo, era per l’interpretazione allegorica della bibbia; credeva a un mediatore tra Dio e il mondo, detto logos, la parola o il verbo o il figlio di Dio, ispirò Giovanni, per il quale il logos era Cristo.
Nel III secolo d.c. ad Alessandria d’Egitto, ove gli ebrei erano di casa, Plotino (205-270), filosofo greco d’Egitto, allievo di Ammonio Sacca e maestro di Porfirio, lanciò in grande stile il neoplatonismo, per lui il verbo era solo un’emanazione di Dio, invece per Giovanni il verbo si fece uomo. Giovanni con Paolo pose le basi della teologia cristiana, secondo i vangeli era stato discepolo di Battista, poi fu discepolo prediletto di Gesù; di questo vangelo ci sono arrivati solo pochi frammenti originali, è opera di tre persone diverse e fu completato da Giovanni il presbitero di Efeso, discepolo dell’evangelista.
Per Giovanni il creatore dell’universo fu l’eone o logos o Cristo, l’insieme degli eoni formava il pleroma; lo gnosticismo voleva fondere la filosofia greca con il messaggio giudaico e cristiano, negava la divinità di Cristo, considerato solo un eone o uno spirito celeste, ma non un uomo, mentre Giovanni affermava questa divinità. Giovanni era pescatore e divenne segretario di Pietro, affermava che Gesù era esistito prima di Maria e prima della creazione, anzi aveva creato l’universo, perché era il Verbo.
Alla morte di Cristo, i cristiani erano in attesa del suo ritorno o parusia, invece non ritornò e al suo posto si consolidò la chiesa gerarchica, eppure Gesù aveva promesso che entro la sua generazione sarebbe stato instaurato il regno di Dio; questo non venne, invece nel 70 d.c. Gerusalemme fu distrutta dalle truppe di Tito; così il cristianesimo riformista dei gentili di Alessandria e Roma si separò dalla tradizione giudaica, ma non fu un vero scisma, perché in Giudea il cristianesimo cattolico attecchì solo nel IV secolo, per volontà dell’impero, il cristianesimo non è nato in Palestina, però nella regione erano conosciuti gli gnostici di Alessandria.
La distruzione di Gerusalemme e del tempio fu un fatto traumatico che provocò centinaia di migliaia di morti, ci furono deportati e profughi, e sconvolse le menti dei sopravvissuti; nei paesi pagani, i cristiani, per lo più pagani convertiti, ingigantirono la figura di Gesù e presero le distanze dalla Legge, favoriti anche dal distacco traumatico dal tempio. Non si sa quante volte Gesù si recò a Gerusalemme, sinottici e Giovanni sono discordati, la legge prescriveva per gli adulti una visita almeno una volta l’anno, durante la Pasqua.
Non si sa per quanti anni Gesù svolse la sua predicazione, non si conosce la data della sua nascita e della sua morte, di sicuro fu galileo e non ebbe antenati a Betlemme, come vogliono far credere gli evangelisti per farlo discendere da Davide. Nel 250 Origene valutava gli ebrei convertiti al cristianesimo in circa 150.000, assieme ai giudei non cristiani, erano presenti nelle grandi città; il cristianesimo affondava le sue radici nell’ebraismo e nel suo messianismo militante e divenne il prodotto del sincretismo giudaico-pagano.
I romani, che accettavano la divinizzazione dei re, non volevano ammettere che Gesù fosse stato Dio prima di nascere e che un Dio potesse essere crocefisso, perché la crocifissione era riservata agli schiavi e ai ribelli. Per l’invito a bere il suo sangue, Gesù avrebbe meritato la lapidazione come bestemmiatore, perché la legge ebraica imponeva l’astensione dal sangue, la avrebbe meritata anche quando minacciò di distruggere il tempio e quando si fece messia, senza essere riconosciuto come tale dai sommi sacerdoti.
Tra i discepoli di Cristo c’erano zeloti nazionalisti, che erano obiettori fiscali, questo fatto gli meritava il mandato di cattura e la morte da parte dei romani; i miracoli prima di Cristo erano stati fatti da Mosè, Elia, Eliseo, dal rabbino Hanina Ben Dosa e dall’asceta pagano Apollonio di Tiana. Per i marxisti, il cristianesimo era un messaggio di liberazione e di salvezza, era la religione dei poveri, degli emarginati e dei ribelli.
Tuttavia Cristo, anche se aveva detto che i ricchi non sarebbero stati ammessi al regno dei cieli, per principio, non era contro proprietà, schiavitù e autorità; furono i primi cristiani a mettere in comune i loro beni, per aiutarsi e per timori di confische; poi alla comunità aderirono anche membri ricchi e influenti, che fecero elargizioni, ma conservarono le loro ricchezze: Tutte le sette o partiti nascono da posizione di emarginazione, poi si arricchiscono e imparano a fare affari, a spese della credulità popolare.
Numerose sono le discordanze tra i vangeli, perciò nel 150 il vangelo apocrifo di Pietro cercò di fonderli, nel 170 Taziano ritentò l’impresa con un testo unificato, il Diatessaron; Marcione (85-160), partendo dai canovacci di Marco e di Matteo, ispirò Luca. A causa di tutti questi vangeli, alla fine del II secolo, il pagano Celso accusava i cristiani di aver rimaneggiato e manipolato diverse volte i vangeli.
Si affermò che Cristo era figlio della vergine Maria, però Matteo asserisce che sue antenate furono Tamar, che si prostituì a Giuda, Raab, una prostituta di Gerico, Rut la moabita, che si prostituì a Boaz, e Betsabea, moglie adultera, amante di Davide; erano solo fantasie dell’autore, dettate dalla necessità di arricchire il romanzo. Non c’è accenno alle fattezze fisiche di Gesù, forse di razza mista, perché la Galilea era abitata da razza mista, cioè fenici, samaritani, greci, ebrei e romani.
La bibbia ha fornito le fattezze di Saul, Davide e Salomone e i rabbini ci hanno trasmesso le fattezze fisiche di Barcocheba o Bar Kokheba, ma la bibbia cristiana non ci fornisce le fattezze fisiche di Gesù; comunque, la cornice storica e geografica, citata dai vangeli, è abbastanza fedele, come prova anche l’archeologia. Sono tanti i falsi storici sul cristianesimo, ne furono toccati anche Tacito, Svetonio, Plinio il Giovane e Giuseppe Flavio, che nel 93 scrisse le “guerre giudaiche”, facendo un piccolo accenno a Gesù, attestandone missione e ruolo soprannaturale; è un falso interpolato nel testo.
I romani riservavano la crocifissione a ribelli, schiavi e traditori, gli ebrei consideravano maledetti i condannati appesi, perciò per i primi quattro secoli i cristiani, per non compromettere la diffusione della fede, raffiguravano Cristo con altri simboli, come l’albero della nave, l’ancora, il pesce, l’agnello. Nel terzo secolo, quando la figura di Cristo non era stata ancora fissata, il pagano Celso si stupiva che Cristo non fosse stato salvato da suo padre da quel supplizio.
Gli esseni rispettavano la legge e il sabato, allontanavano dalla loro comunità minorati, peccatori, donne, stranieri, così è scritto nel loro manuale di giustizia, però ospitavano zeloti fuggiaschi e ricercati; Cristo accettava zeloti, pubblicati, lavoratori e prostitute, l’essenismo moltiplicò le regole di purificazione dell’ebraismo e invitava a non diffondere la sua dottrina tra gli stranieri. Gli esseni dicevano di essere i figli della luce; Gesù esaltava la povertà, considerata dagli ebrei indice di scarsa benevolenza divina, non aveva pregiudizi razziali o sociali, era vicino alla dottrina del rabbino Hillel che, come lui, predicava l’umiltà e lottava contro il formalismo religioso.
La componente pagana del cristianesimo è costituita dalla trinità, dalla divinità di Cristo, dalla figura di Maria e dal panteon cristiano; il concilio di Nicea e il credo attanasiano imposero il dogma della trinità; Lutero (XVI secolo) trovò conferma della trinità nella parola biblica Elohim (dei), che era un plurale di maestà, memore del precedente politeismo, e nel fatto che Dio, durante la creazione, parlava al plurale, in realtà si rivolgeva agli angeli (Gn 1,26).
Il passo della prima epistola di Giovanni (1 Gv 5,7-8) è un falso aggiunto nel 1400, non si trova nelle bibbie più antiche, afferma che in cielo padre, verbo e spirito sono una sola cosa; il passo non si trova nei manoscritti antichi alessandrino, sinaitico, vaticano e nella volgata. Quando Gesù diceva: ”Io e il padre siamo uno” (Gv 10,30) voleva solo affermare che la loro volontà era unica; però la trinità era conosciuta in India, Persia, Egitto, Roma, Giappone, Grecia, Babilonia, Scandinavia e Cina.
Nunzio Miccoli www.viruslibertario.it; numicco@tin.it.
Bibliografia:
“Il metabolismo cristiano” di Nunzio Miccoli,
“La storia censurata” di Nunzio Miccoli,
“I fratelli siamesi – lo stato e la religione” di Nunzio Miccoli.
LO SVILUPPO DEL CRISTIANESIMO - PARTE PRIMA
Gli zoroastriani credevano al salvatore e alla battaglia finale contro il demonio, gli gnostici credevano che il demiurgo avesse creato l’universo, gli zoroastriani che avesse creato solo la metà malvagia dell’universo; poi gli sciiti islamici accettarono la trasmigrazione delle anime, credevano che l’Iman fosse l’incarnazione della divinità, l’ultimo iman sarebbe stato il Mahadi o Messia, che avrebbe instaurato il regno di Dio. In Cina il culto degli dei era funzione dello stato, mentre il culto degli antenati era la religione della famiglia, i cinesi erano dualisti e manicheisti, il loro culto era legato alla natura, Confucio credeva all’autorità e alla predestinazione.
In Grecia, Zeus era un indogermanico Dio del cielo, gli eroi erano santi locali, i greci credevano all’età dell’oro, alla trasmigrazione delle anime, alla loro retribuzione, le ritenevano spiriti decaduti, dimoranti in corpi, in espiazione di antiche colpe; come gli ebrei, credevano che le colpe dei padri ricadessero sui figli. Oggi i riformati ebrei rigettano il talmud, non attendono più il messia, non credono alla resurrezione dei corpi, ma all’immortalità dell’anima; proibizioni e rispetto del sabato non sono più seguiti.
I sunniti davano importanza alla tradizione, i sufi erano monaci, che seguivano le idee di Platone sull’anima caduta prigioniera del corpo e che aspira a tornare a Dio, credevano all’incarnazione di Dio e interpretavano allegoricamente il corano. L’Islam afferma che Cristo, con la parusia, ucciderà l’anticristo e si convertirà all’Islam; i dervisci sono monaci che, con esercizi, raggiungono l’autoipnosi e l’estasi, anche i drusi sostennero l’incarnazione di Dio.
In Grecia, i cinici erano monaci mendicanti, Pitagora sostenne il monachesimo, basato si estasi e rinuncia; il neoplatonismo è una filosofia della salvazione e fornì una base teologica al cristianesimo, suo fondatore fu Ammonio Sacca, maestro di Origene, uno dei padri del cristianesimo. Deus deriva dalla radice indogermanica e dal sanscritto indiano “div”, che significa luminoso e celeste; anche in Egitto il faraone era considerato incarnazione della divinità, anche i babilonesi portavano in processione i loro dei che erano patroni di comunità, quando si realizzò l’unità nazionale e si fece strada il monoteismo, affermarono che i vari dei locali erano i diversi nomi di Marduk, i babilonesi avevano miti e i loro antenati furono divinizzati.
Anche Mitra fornì idee alla teologia cristiana, era identificato con il sole, la luce contrapposta alle tenebre, secondo il dualismo d Zoroastro; in precedenza, aveva fatto parte della triade indo-iranica di Indra, Mitra e Varuna. Come accadde con Cristo, nella mitologia romana, la vestale Rea Silvia diede alla luce Romolo e Remo, per intervento del Dio Marte; a Roma l’imperatore era sommo pontefice ed era divinizzato, anche se solo Caligola prese sul serio la sua divinità. Roma ospitava gli dei degli altri popoli e offriva loro sacrifici; anche il cristianesimo adottò dei locali, facendone dei santi cristiani, mai vissuti in era cristiana.
I sinottici dividono l’attività pubblica di Gesù in due tempi, il primo passato in Galilea a il secondo a Gerusalemme, dove Gesù si recò un’unica volta durante il suo ministero; Giovanni lo fece arrivare prima in Giudea, poi in Galilea, da qui gli fece compire tre viaggi a Gerusalemme, fino alla morte. Sono le contraddizioni delle scritture, per Giovanni, Gesù fu giustiziato la sera del venerdì di Pasqua e il suo processo durò poche ore.
Per i sinottici fu giustiziato il sabato mattina; pare però che Giovanni riporti meglio le usanze degli ebrei, che, in giorni di festa, non esponevano i condannati. Il cristianesimo, arrivato tra i pagani, ne ricevette impulsi, a cominciare dalla fede nella divinità di Cristo il salvatore, nella trinità e nell’adozione del simbolo della croce, diffuso a Babilonia; nel III secolo, furono i pagani convertiti al cristianesimo che apportarono queste credenze.
Portarono anche il culto delle immagini, il culto dei santi, il culto di Maria e tanti miti; i simboli del potere papale, tiaria, mitra e pastorale, erano di origine egiziana e babilonese, l’aureola dei santi era conosciuta da babilonesi, egizi, greci e romani. Il 25 dicembre l’impero romano festeggiava la nascita di Saturo o Mitra o il Sole; per sfruttare una ricorrenza seguita dal popolo e favorire la soppressione delle vecchie religioni, la chiesa spostò la nascita di Cristo a quella data.
Questa politica è stata seguita anche in America Latina, dove, com’era già accaduto in Europa, dei degli indios furono metabolizzati dal cristianesimo. Il culto di Mitra, identificato con il sole, e importato dalla Cilicia, aveva il battesimo e l’eucaristia, il mitraismo era forte ai confini dell’impero e il cristianesimo lo era nelle grandi città; il mitraismo divenne religione ufficiale dell’impero nel III secolo e scomparve nel V.
L’escatologia dei persiani fu adottata da farisei e cristiani, però gli ebrei non rinunciarono ad attendere il riscatto nazionale con un Messa discendente da Davide. I magi erano astrologi della religione di Zaratustra e praticavano la magia, i persiani avevano una religione quasi monoteista; a Babilonia era arrivato il buddismo, al quale s’ispirò il persiano Mani (215-275 d.C.) per fondare la sua religione sincretica. I riti babilonesi ed egiziani ispirarono ebrei e cristiani, i sacerdoti di Gerusalemme usavano incenso, tiara, mitra e pastorale, come egiziani, babilonesi e come oggi il papa; prima dei cristiani, l’aureola dei santi era usata da babilonesi, egizi, greci e romani, la croce era precristiana.
Gli esseni erano monaci inclini alla contemplazione e costituivano una società segreta d’iniziati, credevano all’immortalità dell’anima, praticavano povertà, castità, culto intimo e vita in comune, avevano però un ordine terziario di persone sposate; nel 110 a.c. fondarono una loro comunità a Qumran, nel 1947 sono stati trovati loro rotoli, i più antichi risalgono al III secolo a.c. Gli esseni furono distrutti nel 68 dai romani; nel deserto del Mar Morto dove abitavano, Cristo digiunò 40 giorni.
Gli esseni praticavano il battesimo per immersione, espellevano i contestatori, avevano un regolamento, erano osservanti della legge e avevano un rituale, accoglievano i fuoriusciti, anche zeloti, portavano una veste di lana bianca. Aspettavano un messia sacerdotale della tribù di Levi, mentre i farisei, un messia regale della linea di Davide, per alcuni, il primo era Elia risorto e doveva precedere il secondo.
Il messia sacerdotale era detto maestro di bontà e giustizia, il giusto sofferente invece era un loro dirigente perseguitato dai sacerdoti sadducei che non li vedevano bene. Gli esseni educavano i ragazzi, erano contro la schiavitù e accusavano i sacerdoti di aver tradito Mosè; in realtà, Mosè era contro la castità, non credeva all’anima immortale, all’inferno e alla resurrezione dei corpi, cose alle quali gli esseni credevano.
Il battesimo per immersione, praticato dagli esseni, era una cerimonia d’iniziazione o passaggio e di purificazione dai peccati, cioè dalle malattie che erano viste dagli ebrei come delle conseguenze; era una tecnica di guarigione e di salvaguardia dalle malattie che oggi si chiamerebbe idroterapia. Al tempo di Cristo gli esorcisti erano medici o terapeuti che scacciavano gli spiriti maligni dalle persone malate, spesso epilettiche.
In era cristiana, la setta gnostica degli ofiti, tributaria in parte degli antichi ebrei, adorava un serpente e Satana, asseriva che il mondo era stato creato dal demiurgo e adorava il serpente, che aveva dato la conoscenza ad Adamo; per essi la legge d Mosè era cattiva ed era opera del Demiurgo, creatore dell’universo, diverso dal Dio buono dei cristiani. Il contatto tra cultura ebraica e cultura greca favorì la nascita nel cristianesimo, con la tradizione, tutti i popoli erano abituati a ingigantire i fatti; la guerra di Troia avvenne nel XII secolo a.c., in età micenea, Omero ne scrisse nell’VIII secolo a.c., però era stato preceduto dai canti degli aedi e dalle narrazioni dei rapsodi; anche in Francia, dopo le guerre di Carlo Magno, si formò il ciclo epico carolingio.
Per il Talmud, Cristo era rabbino e figlio illegittimo di Maria; il concilio di Cartagine del 397 stabilì con decreto il canone greco. Il cristianesimo, prima di essere istituzionalizzato, si presentò come forza eversiva, di liberazione e di salvezza, faceva adepti tra schiavi ed emarginati, i cristiani costituirono una società segreta malvista dallo stato; tra loro, si chiamavano fratelli e compagni. Tacito (55-120), storico imperiale, definì atei i cristiani, perché rifiutavano gli dei dello stato e il culto dell’imperatore, il passo è un falso, allora non esistevano cristiani a Roma, ma giudei.
Il trionfo del cristianesimo peggiorò la condizione dei giudei e Costantino (325) proibì la conversione al giudaismo, poi i cristiani si trasformarono da perseguitati in persecutori. Il culto di Maria s’ispirò anche al culto di Iside e di Giunone o Hera, la moglie di Giove, che aveva molti luoghi di culto, particolarmente a Roma; il cristianesimo nacque anche come religione misterica, perché riguardante la morte e la resurrezione.
Dei dodici apostoli, quattro erano zeloti, cioè Simone, Giuda, Giacomo e Giovanni di Zebedeo, portavano i nomi dei fratelli dello zelota Giovanni di Gamala che ispirò le gesta terrene di Gesù; altri discepoli erano pescatori e pubblicani. Le provocazioni di Pilato iniziarono fin dal suo insediamento, infatti, arrivò a Gerusalemme con le insegne raffiguranti Cesare, violando il primo comandamento, nel 36 d.c. i giudei ne ottennero la destituzione.
Gesù non predicava la ribellione aperta, aveva detto di porgere l’altra guancia, di pagare le imposte, di servire autorità e padroni, alcuni del suo cerchio però erano nazionalisti e violenti. Pietro brandì la spada quando Cristo fu arrestato, gli zeloti erano tenuti d’occhio dalle autorità perché erano il partito d’azione e il partito nazionalista armato, però Pilato ed Erode Antipa consideravano Gesù inoffensivo.
I vangeli sono favorevoli ai romani, con cui i cristiani vicini ai gentili cercarono la conciliazione, però il movimento nazionalista giudeo era forte anche nella diaspora; dai maccabei, agli zeloti si è arrivati al sionismo risalente a Teodoro Herzl (1860-1904) che ha favorito la rinascita d’Israele. Gli atti degli apostoli, attribuiti a Luca, discepolo di Paolo e medico ad Antiochia, nacquero forse a Roma, trattano lo sviluppo della chiesa tra i gentili.
Ci sono arrivati in tre testi discordi, quello orientale, quello occidentale rimaneggiato e ampliato e un testo intermedio. I fatti narrati arrivano fino al 63 d.c., cioè fino alla prigionia a Roma di Paolo; il libro si divide in due parti, la prima ha come interprete Pietro e riguarda lo sviluppo della chiesa in Giudea e Samaria, la seconda riguarda lo sviluppo della chiesa in Siria, Asia Minore, Grecia, Italia e Roma, dove Luca seguì Paolo fino al suo imprigionamento.
Pietro è il protagonista dei primi dodici capitoli, Paolo dei rimanenti sedici, l’autore traccia uno schizzo della chiesa primitiva, con la sua gerarchia e il suo culto; capi delle comunità erano i presbiteri o preti, al cui vertice erano gli episcopi o vescovi, in qualità d’ispettori, sovrintendenti e amministratori, i diaconi erano assistenti dei presbiteri. Col tempo, gli episcopi, disponendo della cassa, assunsero la direzione dell’organizzazione.
Le epistole sono ventuno, di esse 14 sono attribuite a Paolo, erano circolari nate per comporre dissidi, togliere dubbie e dare consigli; queste lettere sono opera di anonimi missionari e alcune sono anteriori ai vangeli. Paolo era un fariseo della diaspora con cittadinanza romana, nato nei primi anni dell’era volgare a Tarso, nelle Cilicia, in Asia Minore; non conobbe personalmente Cristo e con il nome di Saul e su incarico del sommo sacerdote di Gerusalemme, fu persecutore dei cristiani.
Come missionario, dal 45 al 63 fece quattro viaggi a Roma, fu imprigionato e nel 67 fu messo a morte da Nerone, assieme a Pietro. Si tratta di una leggenda raccolta dalla tradizione, né Paolo, né Pietro arrivarono mai a Roma, però nel 150 ci arrivò il cristiano gnostico Marcione, con il primo vangelo e le prime epistole di Paolo. La lettera ai romani sostiene la redenzione gratuita di gentili ed ebrei, per mezzo della sola fede; la tesi sembra negare il libero arbitro e la vanità delle opere per la salvezza.
In realtà Paolo si riferiva alle opere della legge, cioè alla normativa mosaica, cioè contrapponeva la fede alle opere della legge, considerava importanti le opere buone ma superata la legge mosaica; il fraintendimento di Agostino e Lutero nacque da ciò, era chiara l’ostilità dei paolini, aperti ai gentili, verso la legge dei giudei. La chiesa di Roma, fatta di gentili e di ebrei di umile ceto, secondo la tradizione era stata fondata da Pietro e Paolo, però né negli atti, né nelle pistole si fa cenno dell’apostolato di Pietro a Roma, il quale invece fu vescovo di Antiochia.
I giudei si erano già trasferiti a Roma prima dell’era volgare e ne affluirono molti altri dopo il 70, come deportati o esuli; secondo la tradizione, nel 42 d.c. Pietro si recò a Roma prima di Paolo e vi fondò la chiesa; bandito nel 49 dalla città da Claudio, assieme ad altri giudei, vi ritornò e vi morì martire nel 67, insieme a Paolo. Rimane difficile credere che Pietro, sei anni dopo la morte di Cristo, avvenuta nel 36 d.c., con la rettifica della data suggerita dal monaco Dionigi, già si recasse a Roma per la propagazione del cristianesimo, quando i cristiani di Palestina, secondo altre fonti cristiane, aspettavano la parusia.
La prima lettera ai corinzi sostiene la validità della verginità della donna e del matrimonio, denuncia che la chiesa di Corinto, fondata nel 52 da Paolo, si stava dividendo in partiti, tra i cristiani c’erano giudei e soprattutto gentili; i cristiani dovevano battersi anche con la dottrina dei farisei, Paolo invitò i fedeli alla sottomissione ai propri capi religiosi. Nella seconda lettera ai corinzi, Paolo attacca il partito dei giudaizzanti, contrari ai gentili e fedeli alla legge, Paolo era contro il rispetto del sabato e della circoncisione, pareva sostenere la gratuità della grazia e la predestinazione, senza distinzione di razza.
Con i farisei aveva in comune la fede nella resurrezione, ma non era trinitario e non sosteneva la divinità di Cristo, imposta dalla chiesa cattolica solo nel IV secolo, al concilio di Nicea; la seconda lettera ai corinzi ha anche contenuti apocalittici, perché annuncia la battaglia finale e promette il regno dei cieli, in corpi spirituali e incorruttibili. Nella lettera ai galati, Paolo si scaglia contro il partito dei giudaizzanti, che chiedevano l’applicazione della legge mosaica e della circoncisione anche per i gentili convertiti.
In questa lettera, Paolo afferma di aver ricevuto il suo vangelo da Gesù Cristo (11-14) e condanna quelli che volevano passare ad altro vangelo; a quei tempi, diverse correnti cristiane si facevano forti di diversi vangeli, che erano brevi rotoli contenenti i detti, le opere e la vita di Gesù; però gli attuali vangeli sono frutto di elaborazioni successive. Nacquero con dei congressi o concili, che dovevano servire a conciliare le diverse posizioni dei vescovi cittadini, in omaggio ai patriarcati dominanti, la chiesa impose i quattro vangeli definitivi e la vita di Cristo fu amplificata a fini apologetici.
Grazie al lievito della tradizione, il midrash o commento rabbinico, iniziato tra gli ebrei nel 2° secolo a.c., entrò in auge anche tra cristiani. Paolo affermò di aver ricevuto da Dio l’autorità di predicare ai gentili, mentre Pietro predicava ai giudei e non arrivò a Roma; secondo le scritture, Pietro e Giacomo, fratello di Gesù, erano con il partito dei giudaizzanti e Paolo non riconobbe l’autorità dottrinaria di Pietro e dei giudaizzanti.
La lettera agli efesini, pure attribuita a Paolo, denuncia una differenza di stile e di contenuto, cioè un autore diverso, in essa la chiesa non appare più solo come una comunità locale, ma anche come la chiesa universale che avrebbe unito gentili e giudei, cioè sembra sia stata scritta molto più tardi. L’autore sostiene l’obbedienza filiale, quella della moglie al marito e la schiavitù (1-9); la chiesa era pronta a riciclarsi e a rendere grandi servigi al potere. La lettera ai filippesi contiene la giustificazione per mezzo della fede.
Nella lettera ai colossesi, Paolo afferma che Cristo è superiore agli angeli o eoni e che creò l’universo; come Giovanni e diversamente da altre sue lettere precedenti, sostiene la sua divinità, afferma che la chiesa è il regno di Dio ed esclude la parusia. Afferma che il battesimo è la resurrezione del credente, con esso ci si libera anche della schiavitù della legge mosaica; anche questa lettera, scritta in epoca più tarda, attesta l’evoluzione del cristianesimo; l’autore ribadisce che la moglie deve essere sottoposta al marito e lo schiavo al padrone.
La prima lettera ai tessalonicesi invita ad astenersi dalla fornicazione e proclama la fede nella resurrezione, degli uomini e di Cristo, ricorda che Cristo sarebbe tornato ma non se ne conosceva il giorno; nella lettera ai colossesi aveva però escluso la parusia. Nella seconda lettera ai tessalonicesi Paolo condanna quelli che vivano in ozio attendendo la parusia; l’astensione dal lavoro era un danno economico per la società e attirava sui cristiani l’accusa di essere dei sovversivi e dei parassiti.
Nella lettera a Timoteo, Paolo lancia accuse contro gli innovatori della chiesa e contro le eresie; mentre Cristo aveva affermato che i ricchi non sarebbero entrati nel regno dei cieli, Paolo li invita a fare beneficenza per avere questa certezza. La lettera a Tito è una lettera pastorale diretta al vescovo di Creta, Tito, ex gentile incirconciso del partito di Paolo, che lo seguì a Gerusalemme, al tempo del primo concilio apostolico (49-50 d.c.); però allora esistevano solo apostoli emissari e missionari dei sommi sacerdoti; l’autore afferma che i servi devono essere sottoposti ai padroni e i cristiani all’autorità, attacca i giudei che non condividevano la genealogia di Cristo presentata dai cristiani.
Nella lettera a Filemone, Paolo gli rimanda un suo schiavo sfuggitogli e fattosi cristiano, con preghiera di perdonarlo, per la legge, lo schiavo avrebbe meritato la crocifissione; sembra che Paolo, invece di garantire un rifugio allo schiavo, tenesse più all’amicizia di Filemone che a quella di uno schiavo; in fondo, il ricco poteva anche aiutare economicamente la chiesa e fare adepti tra la sua cerchia.
Da ricordare che la chiesa trionfante, leale con il potere e i ricchi, non si pronunciò mai esplicitamente per l’abolizione della schiavitù, però ci furono voci isolati di missionari e sacerdoti contro la schiavitù. La lettera agli ebrei fu scritta a Roma ed era indirizzata agli ebrei di Gerusalemme, vi sostiene la validità del matrimonio, contrappone il sacrificio di Cristo e quelli dei leviti; afferma che Cristo era supremo sacerdote dell’ordine di Melchisedech e che la giustificazione si aveva, non con le opere della legge, ma con la fede in Cristo, che era superiore a Mosè e agli angeli.
Il richiamo al matrimonio serviva a contrastare quelli che, nei primi secoli, in attesa della parusia, rinunciavano anche a sposarsi. Secondo le scritture cristiane (Atti degli Apostoli), negli anni 62-63 ci fu una grave persecuzione di cristiani a Gerusalemme, che fece perire Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme e fratello di Gesù. Sono tutti falsi astorici, in realtà allora a Gerusalemme c’erano solo zeloti, esseni, rabbini e sadducei e mancavano i cristiani, che non erano ancora nati.
Paolo sostiene la predestinazione e la salvezza mediante la fede nella lettera ai romani e nella lettera i galati, mentre ribadisce l’importanza delle opere nella seconda lettera ai corinzi; sostiene la fede nella resurrezione dei corpi nella prima lettera ai corinzi, nella prima lettera ai tessalonicesi e nella seconda lettera a Timoteo, però nella lettera ai colossesi sostiene che il battesimo è la resurrezione; sostiene la divinità di Cristo solo nella lettera ai colossesi e nella lettera agli ebrei.
Si vedono cioè mani di diversi autori, per le diversità di stile e di contenuto; tratti comuni delle lettere di Paolo, sono l’avversione ai giudaizzanti e alla legge di Mosè, la difesa della gerarchia e del suo vangelo, queste lettere sono indirizzate a chiese locali. Invece le lettere cattoliche sono sette e sono indirizzate alla chiesa universale, una di Giacomo di Zebedeo, due di Pietro, tre di Giovanni di Zebedeo e una di Giuda; queste lettere videro la luce dopo le lettere paoline, quando la chiesa si era consolidata.
La lettera di Giacomo di Zebedeo appartiene al genere dei libri sapienziali, afferma che la fede senza le opere è sterile, attacca i ricchi e loda i poveri, afferma che le opere da difendere non sono quelle della legge, cioè le norme mosaiche, ma le opere buone cristiane. Secondo Giuseppe Flavio, falsificatore della storia e falsificato a sua volta, Giacomo fu fatto uccidere nel 62 dal sommo sacerdote Anania, invece suo fratello Giovanni di Zebedeo fu ucciso nel 42 da Erode Antipa.
La visione della chiesa universale superava gli ambiti delle chiese particolari, ciò potette avvenire solo decenni dopo la morte di Cristo, quando si spense la fede nella parusia; l’invito a confessare i peccati gli uni agli altri (16) attesta che all’inizio esisteva una confessione reciproca e collettiva dei peccati, poi la confessione fu devoluta ai sacerdoti, con l’assoluzione e la garanzia, non sempre, della segretezza.
La prima lettera di Pietro, indirizzata a gentili d’Asia Minore, ha carattere pastorale, attacca eretici e difende le buone opere; secondo la tradizione, nel 36 Pietro, sfuggito a Erode Antipa, fondò la chiesa di Antiochia, che governò per 7 anni, nel 42 si trasferì a Roma sotto Claudio, dove fu fatto martire nel 67. Difficile credere che Pietro abbia fondato la chiesa di Antiochia, appena dopo la morte di Cristo e che sia stato anche a Roma. L’autore afferma che la donna deve essere sottomessa al marito e i giovani agli anziani, che erano scrigno di esperienza; come sono cambiati i tempi, però sull’esperienza degli anziani, oggi purtroppo tollerati, si potrebbe convenire.
La seconda lettera di Pietro denuncia una differenza di stile dalla prima, fu inserita nel canone solo nel V secolo, afferma che la parusia o ritorno d Cristo avrebbe dato origine a una nuova creazione, ma non era prossima; inoltre afferma che il giorno del giudizio sarebbe venuto all’improvviso. Nella prima lettera di Giovanni, l’Apostolo o il suo discepolo, Giovanni il presbitero di Efeso, attestano la fede nella parusia, in polemica con quelli che sostenevano che Cristo non sarebbe più tornato e che non si poteva cambiare la natura umana. L’autore condanna anche la libera interpretazione della scrittura; anche la gerarchia cattolica accusò di superbia gli spiriti liberi.
Nella seconda lettera di Giovanni s’invita a osservare i comandamenti di Dio (3), pare un’anomalia o una contraddizione, perché i comandamenti erano contenuti anche nella legge di Mosè invocata dai giudei; però i cristiani avevano solo combattuto l’eccessivo formalismo dei farisei, che ostacolava le conversioni tra i gentili, con il loro rispetto del sabato, delle impurità, della circoncisione e con l’avversione ai matrimoni misti.
Distrutto il tempio (70 d.c.) e vinta la concorrenza della sinagoga, si rivalutarono le norme più condivisibili della legge di Mosè, come i dieci comandamenti; dall’autore Cristo è visto come figlio di Dio, in senso letterale. Da rammentare che gli autori veri di tutte queste lettere, che erano dei missionari, non si conoscono, per dare loro rilievo, furono attribuite ai discepoli; dalla redazione della prima all’ultima lettera, passarono dei secoli.
Nella seconda lettera di Giovanni si attaccano quelli che negano la realtà corporea di Cristo, cioè i docetisti che negavano l’incarnazione e la morte di Cristo, sostenendo che Dio lo aveva rivestito di corpo umano solo apparente, perciò questo solo apparentemente avrebbe sofferto la passione e la morte corporea. La terza lettera di Giovanni attesta l’esistenza a Efeso di due partiti cristiani, quello di Giovanni il presbitero e di Gaio e quello di Diotrefo, che ambiva al titolo di vescovo; questi partiti si facevano forti di un vangelo particolare o di un’interpretazione o di una testimonianza particolare, il tutto utilizzato per la lotta per il potere all’interno della chiesa.
Nella lettera di Giuda torna, in tema di salvezza, la dottrina protestante della giustificazione mediante la fede, l’autore sostiene la predestinazione e nega il libero arbitrio, cioè la capacità di autodeterminarsi dell’uomo; riconosce il condizionamento genetico, culturale, familiare e di partito sull’uomo. E’una tesi molto seria, solo gli uomini superiori hanno libero arbitrio, gli altri sono militanti di partito e vittime di condizionamenti.
La predestinazione, quando impone il corso degli eventi, è legata al concetto di destino e fa risorgere il fato de pagani, per i musulmani Dio ha stabilito da sempre il destino di ogni uomo, il che porta alla rassegnazione; questa dottrina attribuisce la salvezza solo alle anime elette per grazia devoluta da Dio, escludendo ogni rapporto con le opere buone e negando la libertà di scelta all’uomo.
La dottrina della predestinazione fu sostenuta da Paolo, Giovanni, Agostino, Giansenio, Lutero e Calvino; però in alcune lettere, Paolo pare si riferisse soprattutto alle opere o norme della legge e non alle norme di buona condotta, anche se sotto il nome di Paolo hanno scritto persone diverse e con idee contraddittorie. L’invito all’unità della chiesa rivolto da Paolo, rafforzava gerarchia e centralismo, contro le correnti di potere che si facevano forti di contrasti ideologici e dialettici e di vangeli diversi da quello che utilizzava Paolo.
Apocalisse in greco significa rivelazione, in relazione ai tempi escatologici, l’escatologia riguarda l’estremo destino dell’uomo ed è tipica delle religioni della salvezza come l’ebraismo, il cristianesimo, l’islamismo e il buddismo; invece le altre religioni sono legate soprattutto alla mitologia delle origini, la quale però è presente anche in ebraismo, cristianesimo e islamismo, le quali hanno due età dell’oro, una all’inizio e una alla fine dei tempi.
Gli uomini avevano ricercato la salvezza dall’indigenza, prima in terra, con le rivoluzioni, ma poi, visti gli insuccessi causati dalle repressioni romane, la salvezza annunciata dai soter o salvatori, assunse un significato traslato; perciò si fondò sulla credenza che l’anima sopravvivesse alla morte corporale, questa idea era sconosciuta agli antichi ebrei. Ne discendeva il conseguente giudizio delle anime, uno individuale, subito dopo la morte, e uno collettivo con il giudizio universale, di cui alla letteratura apocalittica; l’escatologia cristiana prevede alla fine del mondo la resurrezione della carne, per cui i morti si ricomporrebbero in anima e corpo, vivendo poi di vita eterna.
Alcuni vedono nel discorso escatologico di Gesù, sulla distruzione del Tempio di Gerusalemme, la rovina del giudaismo e l’avvento, dopo il giudizio universale, del regno di Dio; altri vi vedono l’affermazione della chiesa nel mondo che prese il posto del regno di Dio. Nella bibbia i libri apocalittici sono quelli profetici, particolarmente i libri di Daniele e di Enoch, l’apocalisse di Giovanni e le apocalissi apocrife di Pietro e di Paolo; questi libri annunciano il passaggio a un’altra era, con il rinnovamento dell’umanità; la letteratura apocalittica era conosciuta anche da babilonesi e persiani.
L’apocalisse di Giovanni contiene sette lettere dirette alle chiese d’Asia, travagliate dalle persecuzioni e dalle eresie, gli autori sono diversi e scrissero in greco, è attribuita a Giovanni evangelista e al suo discepolo Giovanni il presbitero, vescovo di Efeso. In questo libro Cristo, l’agnello risorto, è presentato come sovrano del regno di Dio e sacerdote della nuova alleanza; il testo ricorda alcune persecuzioni dei cristiani, come quella del 64 ad opera di Nerone e quella del 95 ad opera di Domiziano; è un altro falso, le persecuzioni colpirono solo giudei non cristiani.
Il libro è ricco di simboli e va interpretato allegoricamente, afferma che la chiesa è la signora celeste che lotta contro la bestia persecutrice, cioè Roma, chiamata anche Babilonia, anticristo e meretrice. Mentre l’evangelista Giovanni, nel quarto vangelo, attacca i giudei e giustifica i romani, l’apocalisse di Giovanni, che dovrebbe essere la stessa persona, attacca soprattutto i romani, persecutori dei cristiani eredi di Cristo.
Questa constatazione attesta che gli autori erano diversi e che scrivevano in epoche diverse; per evitare persecuzioni, Roma non è nominata esplicitamente, però il libro annuncia la sconfitta della bestia e di satana, il giudizio finale e l’instaurazione dei nuovi cieli e della nuova terra, cioè l’avvento della Gerusalemme celeste. Il libro annuncia la vittoria definitiva del cristianesimo sul paganesimo, la mietitura simboleggia la fine del vecchio ordine e l’instaurazione del regno di Dio.
Dopo il giudizio, Cristo avrebbe regnato e il diavolo sarebbe stato incatenato per mille anni, poi sarebbe stato sciolto e si sarebbe scagliato contro la chiesa, ma sarebbe stato sconfitto definitivamente e precipitato nel fuoco eterno; il millenarismo medievale s’ispirò all’apocalisse di Giovanni. Con la resurrezione dei morti, questi sarebbero stati giudicati per le loro azioni, assieme ai vivi, ai buoni sarebbe andata la Gerusalemme celeste, ai cattivi il fuoco eterno; l’autore sostiene l’importanza delle opere buone per la salvezza.
La redazione definitiva del libro avvenne nel III secolo, per mani diverse, ci sono differenze di stile all’interno e di contenuto con il quarto vangelo, il quale condanna i giudei, mentre nell’apocalisse i nemici sono i romani; all’epoca i giudaizzanti non esistevano più e non facevano più concorrenza all’interno della chiesa, mentre Roma si ergeva minacciosa contro i cristiani, che erano gnostici, ariani e cattolici, Costantino non era ancora nato.
L’apocalisse di Giovanni fu ammessa nel canone in tempi diversi nelle varie chiese, quella greca lo ammise nel VI secolo, i siri e i nestoriani ancora oggi la rigettano; i testimoni di Geova hanno preso a base questo libro per calcolare la fine del mondo, una volta attesa dopo la morte di Cristo, poi per l’anno mille; i testimoni di Geova l’avevano prevista per il XX secolo. L’autore fa dire a Gesù di essere della stirpe di Davide, in realtà Cristo non lo affermò, né disse mai di essere di natura divina, indipendentemente da quello che affermano le scritture; il libro si chiude con una maledizione su chi avesse tolto o aggiunto qualche cosa al testo, la maledizione serve a imprimere autenticità al lavoro, però non ha risparmiato manipolazioni anche a questo libro.
Il termine vangelo o buona novella era riservato al culto dell’imperatore ed era usato quando si portava a conoscenza la vittoria o l’avvento di un nuovo salvatore nella persona dell’imperatore; l’imperatore aveva anche attributi religiosi, come il messia, il califfo e il sultano, ed era detto pontefice massimo, cioè era a capo del servizio religioso. Nel III secolo ogni comunità cristiana aveva un proprio vangelo, però nel IV secolo al concilio di Nicea (325) fu fissato il canone neotestamentario, che condannò gli ariani e affermò il dogma della trinità e l’identità sostanziale tra Dio e Gesù; in tal modo Maria diveniva madre di Dio e di Gesù, contemporaneamente, seguendo l’evangelista Giovanni, si affermava che Gesù era esistito prima della madre e dell’universo.
Il silenzio dei vangeli canonici sulla fanciullezza di Gesù è stato colmato in parte dagli apocrifi, ricchi di miracoli e tributari della tradizione come i canonici; gli apocrifi scagionano di ogni responsabilità, per la morte di Cristo, Pilato e i romani. Poiché non esistevano documenti di Pilato sul processo a Cristo, gli apocrifi inventarono un ciclo di Pilato; per affermare la verginità di Maria e la sua mancanza di peccato, s’inventò anche un ciclo di Maria.
Gli apocrifi hanno influenzato artisti e poeti cristiani, Dante s’ispirò al vangelo di Nicodemo e alle apocalissi di Pietro e Paolo, la chiesa prese dagli apocrifi la loro concezione dell’inferno, la discesa di Gesù all’inferno è citata solo dal vangelo di Nicodemo. Il protovangelo di Giacomo, fratello di Gesù e vescovo d Gerusalemme, cosiddetto perché precede il vangelo, narra che Maria fu educata nel tempio, rimase incinta e partorì vergine; Giuseppe pensò a un adulterio e pensò a ripudiarla, ma fu fermato da un angelo, la pena della legge per l’adulterio era la lapidazione.
Il vangelo dello pseudo Matteo afferma che anche la madre di Maria partorì vergine e che Maria, educata nel tempio, rimase incinta e una levatrice accertò la sua verginità; nel medioevo esisteva un costume, per cui le fanciulle, votate alla continenza, erano sposate ad anziani, erano le virgines subintroductae, poteva essere il caso anche di Giuseppe, promesso sposo. Il vangelo dello pseudo Tommaso fa apparire Gesù come un bambino capriccioso e vendicativo, il vangelo dell’infanzia arabo-siriaco, narra la vita di Gesù fino a 12 anni e afferma che la sua nascita era stata annunciata da Zaratustra.
Il vangelo dell’infanzia armeno afferma che Maria fu fecondata da un orecchio e partorì dall’altro; questo vangelo è di origine nestoriana; Nestorio, nel 428 patriarca di Costantinopoli, sosteneva la duplice natura umana e divina in Cristo e rifiutava l’appellativo di madre di Dio a Maria, nel 431 fu condannato al concilio di Efeso. Il libro della natività di Maria racconta della sua educazione al tempio e del suo matrimonio con Giuseppe; il libro la Storia di Giuseppe falegname, ricorda che questo aveva avuto da un precedete matrimonio quattro maschi e due femmine. Secondo questo libro, Maria partorì Gesù a 15 anni e Giuseppe morì a 111 anni, Maria era più giovane di alcuni figli di Giuseppe.
Il libro sull’Assunzione in cielo dì Maria, eternamente vergine e senza peccato originale, narra la sua assunzione in cielo. Il vangelo di Giuda copto, scoperto in Egitto nel 1978, afferma che Giuda tradì Cristo perché questo, per adempiere le scritture, gli aveva ordinato di farlo. I vangeli giudeocristiani, citati da Ireneo, Eusebio, Epifanio, Niceforo, Teodoreto, Gerolamo, Origene, Filippo e Cirillo si rifanno al Matteo originale, scritto in aramaico e seguito nel IV secolo dai giudaizzanti palestinesi.
Questi vangeli sono il vangelo degli ebioniti, quello dei nazareni e quello degli ebrei; gli ebioniti o poveri erano umili e dediti alla vita monastica, erano contro i ricchi e vedevano in Gesù il messia ma non Dio. I nazareni praticavano il voto di castità, erano vegetariani, portavano i capelli lunghi e non bevevano vino; Gesù e Battista erano nazareni, il vangelo degli ebrei nacque nella diaspora egiziana e contiene influssi gnostici.
Tra i vangeli del ciclo di Pilato, il vangelo di Pietro è ostile agli ebrei e favorevole a Pilato, che è riabilitato; però, altra contraddizione, secondo gli Atti degli Apostoli, Pietro apparteneva al partito giudaizzante di Palestina. Il vangelo di Nicodemo o atti di Pilato contiene una relazione inviata da Pilato a Roma sul processo a Gesù, questo vangelo accenna alla simpatia della moglie di Pilato, Procura, per Gesù, la donna fu fatta poi santa dalla chiesa ortodossa.
Nel vangelo di Nicodemo, si narra che, nel processo a carico di Gesù, i sommi sacerdoti Anna e Caifa sostennero che Gesù era nato da adulterio e che Pilato voleva assolvere Gesù; vi si narra anche che Gesù discese all’inferno, ispirando con ciò uno dei credi della cristianità. Il libro afferma che, dopo la scomparsa del cadavere di Gesù, gli ebrei affermavano che era stato trafugato dai discepoli, che perciò Gesù non era risorto.
Per quanto riguarda le responsabilità sulla morte di Cristo, la pena di morte per gli ebrei era la lapidazione, per i romani la crocifissione, i romani avevano proibito agli ebrei di emettere sentenze di morte, perciò Cristo fu condannato da Pilato e crocefisso dai romani. I capi d’imputazione a carico di Cristo, anche se le leggi erano ingiuste, riguardavano delitti che meritavano la morte, sia per lo stato romano che per la religione ebraica.
Nel libro Paradosis di Pilato, per la morte di Gesù, Tiberio ordinò lo sterminio degli ebrei e la decapitazione di Pilato; nel libro La morte di Pilato si riconosce la responsabilità di Pilato e Tiberio, curato da una malattia grazie ad un’immagine di Cristo, condannò a morte Pilato che si suicidò. In realtà nel 36 d.c. Pilato, a causa delle sue repressioni e perché malvisto come governatore dai giudei, come capro espiatorio, fu mandato in esilio a Vienna, dove morì; dai cristiani fu fatto beato.
Nella Lettera di Tiberio a Pilato, l’imperatore ordinò la morte di Pilato e lo sterminio degli ebrei, questi autori ritennero logico da parte dell’imperatore rivolgere tanta attenzione alla morte di Cristo, ma non fu così nella realtà storica, infatti, Pilato e storici contemporanei, come Giosefo, ignorarono Cristo. Nel libro La vendetta del salvatore, si afferma che la distruzione di Gerusalemme avvenne per la morte di Cristo, che Pilato finì in carcere e l’imperatore ebbe un’immagine di Cristo da adorare.
Durante il II secolo, ad Alessandria i cristiani distinguevano la fede sentimentale (pistis) da quella razionale (gnosi), gli gnostici neoplatonici ritenevano che il cosmo era popolato da una gerarchia di esseri spirituali emanati da Dio, gli eoni, come gli angeli e Gesù; sempre meno perfetti man mano che si allontanavano da Dio, fino all’anima umana, che era l’ultimo eone, divenuta prigioniera del corpo.
La gnosi era il riconoscimento di questa realtà e l’aspirazione alla perfezione divina, gli gnostici cristiani affermavano che Gesù era stato inviato da Dio per far partecipare gli uomini alla gnosi e salvarli, a questa filosofia s’ispirò anche Giovanni evangelista. Nel II secolo, presso la setta gnostica dei cainiti, per la salvezza dell’umanità, era ritenuto indispensabile il tradimento di Giuda; i cainiti ritenevano che creatore dell’universo era un essere malvagio, il demiurgo, e adoravano Caino che gli si era opposto. Gli gnostici negavano la resurrezione della carne e sostenevano la resurrezione dello spirito, affermavano che l’universo era stato creato dal demiurgo, sostenevano un ideale di conoscenza, credevano alle classi sociali, dal II secolo, videro in Cristo un eone celeste.
Nel 1945 è stata scoperta in Egitto una biblioteca copta contenente tre vangeli gnostici, il vangelo di Tommaso, il vangelo di Filippo e il vangelo di Verità, nel 1978 vi è stato rinvenuto il vangelo gnostico di Giuda, che sostiene che il tradimento di Giuda fu chiesto da Cristo, per poter adempiere la sua missione. Il vangelo di Tommaso afferma che Gesù fu creato da Dio, che era superiore agli altri eoni ma inferiore al padre.
Questo vangelo è contro la circoncisione, afferma che il regno di Dio era già tra i cristiani, che le donne, per entrare nel regno di Dio, dovevano divenire maschi, questo vangelo è antitrinitario. Il vangelo di Filippo ebbe forse per autore Valentiniano, che fondò ad Alessandria una setta; questo sosteneva che, con il battesimo, in Gesù s’incarnò Cristo; i valentiniani, per purificare, praticavano il battesimo per immersione, mentre per loro il fuoco della consacrazione portava alla gnosi, cioè alla luce.
Per il vangelo di Filippo, Dio è la luce che ha creato tutte le cose, compresi gli eoni, cioè gli angeli; Filippo è contro i sacrifici animali, per esso il corpo di Gesù è il logos, mentre il suo sangue è lo spirito santo; sostiene che, dopo la resurrezione, le anime non avrebbero avuto più un corpo corrotto, ma sarebbero state rivestite di sostanza spirituale come il logos. Altri passi affermano che Cristo era l’Adamo celeste, mentre l’uomo terrestre era opera del demiurgo, perciò era prigioniero del peccato; che lo spirito santo o Sofia o madre di Gesù, era anche madre degli angeli, però l’essere perfetto era maschile; che i sacramenti erano misteri e che Cristo era il logos incarnato con il battesimo, che Dio diede ad Adamo l’anima e Sofia gli diede lo spirito.
Valentiniano affermava che il crisma, cioè l’olio che serviva ad amministrare i sacramenti, era superiore al battesimo; per mezzo di esso si raggiungeva il pleroma, cioè l’insieme di eoni che stavano tra Dio e la materia, affermava che Cristo, con la resurrezione, era tornato nel grembo della madre o spirito santo. L’eone più lontano da Dio, il Dio degli ebrei, era un figlio di Sofia nato senza consorte, questo creò il mondo visibile; con il pentimento di Sofia, Cristo fu inviato per il riscatto dell’umanità e per formare la coppia Soter il salvatore e Sofia lo spirito santo, perciò i cristiani erano figli della coppia Soter-Sofia; Filippo fa dello spirito santo la madre e la moglie di Gesù.
Ad Atene gli arconti erano alti magistrati, nella religione di Mitra, gli arconti erano le divinità che facevano muovere le sfere celesti, Marcione e Paolo, probabilmente la stessa persona, nella lettera ai Corinzi affermano che la crocifissione di Cristo fu voluta dagli eoni detti arconti (2,8). Il vangelo di Filippo afferma che Gesù combatté le potenze del male, cioè gli arconti, angeli decaduti o demoni; l’autore accenna anche a un legame affettivo tra Cristo e Maddalena, anche Epifanio attesta questa tradizione.
Il vangelo della verità, usato anch’esso dalla setta dei valentiniani, era conosciuto da Ireneo e Tertulliano e sembra un commento al vangelo di Filippo, l’autore parla della caduta delle anime nella materia del corpo; afferma che Dio è la luce che irradia il pleroma fatto di eoni, che Cristo è ipostasi e sostanza divina che ha riscattato il mondo e spinge alla gnosi, è l’Adamo celeste o soter.
Secondo l’autore, l’anima, caduta prigioniera del corpo, aspira a tornare alla sua sede originaria o pleroma; Sofia, come Soter o Cristo, emana da Dio e rappresenta la volontà, la potenza e la grazia illuminante di Dio. Sofia e Soter sono ipostasi divina, cioè della stessa sostanza di Dio; l’autore afferma che gli uomini buoni accolgono la gnosi, mentre gli iliaci sono uomini in preda alla materia, Cristo aiutava a ritrovare la strada smarrita.
L’autore sostiene che è più importante la conoscenza che il misticismo e afferma che Dio non si é manifestato a nessuno, quindi nemmeno a Mosè, così toglie un altro privilegio agli ebrei. Nell’ambito dello gnosticismo, i vangeli dualistici opponevano il bene al male; sulla loro scia, Mani (215-275) affermava che la materia aveva particelle di luce che dovevano essere liberate, invitava a rispettare gli esseri viventi, a liberare gli schiavi e a non fare violenza; secondo Mani il Dio del bene inviava periodicamente degli emissari che lo aiutavano a combattere il male.
Mani, eretico o riformatore dello zoroastrismo, fondatore del manicheismo, come sintesi di buddismo, zoroastrismo e cristianesimo gnostico, opponeva il principio della luce a quello delle tenebre; affermava che l’uomo poteva redimersi solo con la gnosi e l’ascetismo, si considerava l’ultimo degli eoni inviati da Dio. Prima di lui, furono dualisti gli esseni, Simon Mago, Dositeo, Cerinto, Marcione e Apelle.
Il vangelo apocrifo di Giovanni, del tardo medioevo, è ispirato alla dottrina manichea, di derivazione dualista, la quale afferma che il male non può essere attribuito a Dio ma a Satana; per gli gnostici dualisti il mondo era stato creato dal Dio del male o demiurgo. Come i docetisti, l’autore del vangelo apocrifo di Giovanni afferma Cristo aveva solo un’apparenza corporea, cioè non avrebbe partecipato alla natura umana corrotta.
A questo vangelo si richiamarono catari, albigesi, bogomili e patarini, i bogomili bulgari furono distrutti dalla chiesa ortodossa, i catari o albigesi dal re di Francia e da Innocenzo III, che creò l’inquisizione e fece una crociata contro di loro; questo vangelo di Giovanni è una rivelazione di misteri religiosi che Gesù fece a Giovanni durante l’ultima cena. Il vangelo apocrifo di Giovanni nega ogni partecipazione di Gesù alla natura umana, afferma che Maria era un angelo, che, per preservarne la verginità, fu fecondata da un orecchio e partorì dall’altro, secondo una credenza del IV secolo.
L’autore sostiene che l’uomo è creazione del diavolo e che le anime sono angeli decaduti che continuano la loro opera di corruzione dentro i corpi, perciò i catari invitavano a eliminare la procreazione e praticavano una vita casta e ascetica. In questo vangelo, Satana è identificato con Geova dell’antico testamento, l’autore prevede la sconfitta finale di Satana con il giudizio universale e la salvezza dei giusti; però, per i veri manichei, il conflitto dialettico tra male e bene era eterno e insolubile. Le sette che s’ispiravano a questo vangelo lottavano contro la corruzione della chiesa e per il riscatto degli uomini.
Il giudizio universale era anche visto come una forma di riscatto sociale, agli eletti sarebbe andato il regno di Dio, ai peccatori, a Satana e alle sue schiere, l’inferno di fuoco, i giusti sarebbero stati collocati tra gli angeli in corpi incorruttibili e il regno di Dio non avrebbe avuto più fine. L’autore di questo vangelo di Giovanni afferma che Dio mandava periodicamente agli uomini dei profeti con le rivelazioni, afferma che Battista era emissario di Satana; da ricordare che i catari erano stati in lotta con i battisti o battezzatori, s’inimicarono la chiesa cattolica e non volevano procreare.
Però anche il vecchio testamento condannò Onan che non voleva procreare, il controllo delle nascite ostacolava le spinte espansionistiche di Israele e dei regni cristiani, i morti in guerra si dovevano rimpiazzare; Onan era un mito e una mentalità combattuta dal potere, che poteva sfruttare le ricchezze del mondo solo con una popolazione crescente, la terra e il capitale monetario sono infruttiferi senza gli uomini e la guerra non si può fare.
Per la tradizione, Alessandria era stata la sede di Marco, Antiochia la sede di Pietro, Costantinopoli la sede di Andrea, fratello di Pietro, in realtà Andrea era morto a Patrasso in Grecia. Il concetto di successione apostolica fu inventato e imposto da Tertulliano e Ireneo, poi la chiesa di Roma considerò il potere di Pietro, che non arrivò mai a Roma, trasmissibile ai successivi papi eletti.
La nomina dei vescovi era competenza dei concili provinciali ed era approvata dal metropolita, il concilio di Nicea (325), a solo titolo onorifico e in omaggio a Cristo, aggiunse alle tre sedi di Roma, Alessandria e Antiochia, quella di Gerusalemme o Aelia Capitolina; allora città decaduta e in rovina, che dipendeva amministrativamente da Cesarea; in realtà, nessun cristianesimo, perché ebioniti o nazareni erano esseni, aveva mai visto la luce in Palestina prima di allora, però vi era conosciuto lo gnosticismo egiziano; fu la riforma religiosa dell’impero che volle agganciare il cristianesimo cattolico alla Palestina, terra di Gesù.
Nel concilio di Nicea, per fissare una teologia e un canone, Costantino ed Eusebio furono costretti ad affrontare il problema delle eresie, perciò condannarono l’arianesimo, poi Costantino diede valore normativo alle risoluzioni del concilio. A causa del declino di Roma, il primato politico passò a Costantinopoli e quello religioso di Roma fu contestato da Costantinopoli; nel 378, al concilio di Sardica, l’imperatore Graziano, che risiedeva a Costantinopoli, fece il papa vicario imperiale per l’occidente. Papa o pope in greco significava papà o padre, era un titolo usato dai vescovi orientali e dal V secolo si diffuse anche in occidente, dove poi fu poi riservato solo al papa.
L’arianesimo nacque ad Antiochia, Ario era un prete d’Antiochia formatosi ad Alessandria, credeva ai mediatori tra Dio e gli uomini, al loro vertice era il logos o figlio di Dio, di natura divina, secondo la concezione di Filone d’Alessandria. Per i gli gnostici cristiani d’Alessandria, Cristo era un essere celeste o soprannaturale, ma non un terrestre, gli ariani lo fecero uomo terrestre e semidivino, subordinandolo al padre, i cattolici lo fecero divino, pari al padre e della sua stessa sostanza; queste speculazioni furono possibili perché, in fondo, per teologi ebrei e cristiani gnostici, anche gli uomini e Adamo erano semidivini, perché fatti a immagine di Dio.
La visione ariana del logos portava a subordinare il figlio al padre, all’arianesimo si oppose Atanasio d’Alessandria; la dottrina ariana fu giudicata eretica al concilio di Nicea del 325, che affermò la consustanzialità o stessa sostanza di padre e figlio, affermando che Cristo era vero uomo e vero Dio; però non tutti i vescovi accettarono la teoria del verbo incarnato fattosi uomo, Gregorio di Nissa parlò di due nature in Cristo, per Apollinare di Laodicea, Cristo era uomo solo in apparenza, perciò fu condannato al concilio ecumenico di Costantinopoli del 381.
Per la scuola d’Antiochia, la tesi di Apollinare era inaccettabile, perché negava l’umanità di Cristo, questa scuola affermava che Cristo riuniva le due nature in una sola ipostasi indissolubile; il vescovo Nestorio però separò nettamente le due nature, dando vita al duofisismo. Nel 325, al concilio di Nicea, si stabilì che i metropoliti d’Alessandria d’Egitto, per l’Africa settentrionale, di Antiochia di Siria, per il Medio Oriente, e di Roma, per l’occidente, avevano autorità ecclesiastica sulle loro province, ai metropoliti erano sottoposti i vescovi; allora le tre città erano le maggiori metropoli dell’impero romano, le tre sedi erano paritetiche e tra loro non esisteva gerarchia, era una triarchia.
Nel 381, per chiudere la questione ariana, fu convocato dall’imperatore Teodosio I il concilio di Costantinopoli, però i vescovi occidentali non vi parteciparono, questo concilio aggiunse Costantinopoli, nuova capitale dell’impero romano, alle tre sedi metropolite sedi di patriarcati. Nel 451, al concilio di Calcedonia, Gerusalemme fu fatta patriarcato e così ora i patriarcati erano cinque, cioè Roma, Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme.
Purtroppo, dopo questo concilio, il patriarcato d’Alessandria passò al monofisismo dei copti, i cristiani persiani divennero nestoriani, e quelli di Armenia monofisiti; questi scismi seguivano le lacerazioni dell’impero, Persia e Armenia rivendicavano l’autonomia. Il concilio ecumenico di Calcedonia impose la fede in una sola persona, con due nature indissolubili, mentre i monofisiti ritenevano che le due nature fossero fuse nella natura divina di Cristo; invece gli ariani credevano alla divinità di Cristo, ma lo ritenevano subordinato al padre e consideravano la chiesa subordinata al sovrano.
Al concilio di Calcedonia si scontrò la teologia d’Alessandria con quella d’Antiochia e si affermò che in Cristo figlio vi erano due nature indivise o unite in ipostasi nell’unità della persona. Nel VII secolo ne nacque perciò il conflitto monotelita, i monoteliti ammettevano in Cristo una sola volontà, quella divina, nelle due nature; nel terzo concilio ecumenico di Costantinopoli del 680 si affermò che la natura umana seguiva liberamente quella divina.
Papa Leone I (440-461) fu il primo papa a scontrarsi con Costantinopoli, per affermare il primato spirituale di Roma e per affrancarsi dalla tutela dell’imperatore, comunque, è da notare che i primi sette concili si svolsero nelle vicinanze di Costantinopoli e non di Roma e furono convocati dall’imperatore, con scarse partecipazioni di vescovi occidentali. Nel 531 l’imperatore Giustiniano (482-565) chiamò per primo “patriarchi” i vescovi delle cinque sedi, egli voleva riunificare l’impero diviso dai barbari, ma il papa era intenzionato a governare a Roma in autonomia dall’impero e così trattava con i barbari e disfaceva l’impero.
La chiesa latina si oppose a quella greca e al suo basileus, cioè l’imperatore d’oriente, il papa non voleva farsi comandare dall’imperatore e approfittava delle discordie dell’impero e dell’arrivo dei barbari in Italia per rivendicare maggiore autonomia e per affrancarsi da Bisanzio; però, fino al V secolo, le scuole teologiche erano solo quelle d’Alessandria e Antiochia, poi venne quella di Costantinopoli e poi quella di Roma, i primi contrasti con l’impero avvennero con papa Leone I Magno.
Al concilio di Calcedonia del 451, i vescovi diedero soddisfazione alle pretese di Leone I, però, contemporaneamente, affermarono che la capitale dell’impero, cioè Costantinopoli, non poteva essere inferiore a Roma, ribadendo quanto già espresso nel concilio di Costantinopoli del 381, però Leone I rifiutò questa risoluzione. Al tempo di papa Simplicio (468-483), con la fine dell’impero romano, l’Italia era governata dal barbaro ariano Odoacre e l’imperatore d’oriente Zenone disapprovò la decisione del senato e del papa di Roma di riconoscere Odoacre re d’Italia; il papa preferiva stare con un barbaro ariano, invece che con l’imperatore cattolico di Bisanzio.
Allora Roma era considerata da Bisanzio capoluogo di provincia in forte decadenza, comunque, anche in questa cornice, per prendere le distanze da Bisanzio, papa Gelasio (492-496) affermò che il potere spirituale era superiore a quello temporale. Sotto papa Felice III (483-492) la ratifica all’elezione del nuovo papa era fatta da Odoacre invece che dall’imperatore d’oriente, fino ad allora, il potere del papa era stato sempre subordinato a quello temporale.
Pr cacciare Odoacre, l’imperatore Zenone chiamò in Italia l’ostrogoto Teodorico, pure ariano, che divenne re d’Italia nel 493; però Teodorico non era uno strumento cieco di Bisanzio, infatti, impose come papa Simmaco (498-514), malvisto da Bisanzio e quando l’imperatore Giustino (518-527) emanò un editto contro gli ariani, Teodorico giurò di vendicarsi sui cattolici. Papa Agapito I (535-536), per contenere il potere dei goti in Italia, si fece filo greco, sotto il suo pontificato, Giustiniano voleva riunificare l’impero e contava sull’appoggio del papa, che faceva sempre politica.
Giustiniano, nel perseguire il suo disegno politico, cercò di ingraziarsi i monofisiti d’Egitto e Siria che non volevano riconoscere i dogmi di Calcedonia (451) e perciò crearono due confessioni, la giacobita in Siria e la melchita in Egitto, anche i cristiani d’Armenia erano anticalcedoniani, mentre quelli di Persia erano nestoriani. L’imperatore, per ottenere i favori dei monofisiti, nel 545, sostenuto dal teologo Teodoreto (393-458) (come esistono economisti e storici di corte o di partito, esistono teologi di corte o di partito), dichiarò eretiche le tesi nestoriane sulle due nature di Cristo.
Papa Vigilio (537-555) si oppose a questo provvedimento di Giustiniano e scomunicò imperatore e vescovi orientali; nel 553 Giustiniano indisse un concilio a Costantinopoli, ma Vigilio, per timore, non volle parteciparvi. Vigilio rifiutò le decisioni del concilio ecumenico e fu arrestato; fu rilasciato dopo aver giurato che l’elezione del papa doveva essere confermata da Bisanzio e non da un re ostrogoto. Prima dello scisma d’oriente, il primato di Roma era conteso dagli altri patriarcati, da Cartagine e dai patriarcati di Milano, Aquileia e Ravenna, che cercavano di sottrarsi all’autorità di Roma; queste città promossero degli scismi fin dal V secolo.
Sotto papa Giovanni III (561-574), i longobardi occuparono l’Italia e la diocesi di Aquileia pensò di trovare nei longobardi ariani i suoi naturali alleati contro il papa e perciò favorì il loro ingresso in Italia. Gli sviluppi della chiesa e dell’impero e i loro reciprochi rapporti erano contrassegnati sempre dalla lotta per il potere; come Costantino e Teodosio I, anche Giustiniano legiferò in campo ecclesiastico e il papa non tollerava più la cosa.
Il terzo concilio di Costantinopoli del 680, fu chiamato ecumenico perché vi partecipavano i cinque patriarchi della pentarchia. L’imperatore Leone III (717-741) si scontrò con papa Gregorio II (715-731) sulla questione iconoclasta; i teologi ortodossi erano contro il primato del papa in campo teologico e giurisdizionale, invece l’imperatore, interessato a tenere unito l’impero, ne contestava soprattutto l’autonomia politica.
Il papato riconobbe i cinque patriarcati solo con papa Adriano II (867-872), precisamente al quarto concilio di Costantinopoli dell’869, fino allora, accanto a Roma, aveva riconosciuto solo Antiochia e Alessandria, però subordinate a Roma; inoltre, papa Giovanni VIII (872-882) si considerava vicario di Cristo e non dell’imperatore, com’era stato nel IV secolo, perciò era in rotta di collisione con Bisanzio.
Il quarto concilio i Costantinopoli (869) proibì la presenza di principi o imperatori ai concili e affermò che il patriarca di Costantinopoli veniva dopo quello di Roma, poi venivano Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Comunque, sono state tante le falsificazioni dei documenti da parte della chiesa, infatti, gli originali del quarto concilio di Costantinopoli furono fatti sparire e i documenti furono modificati, perché il papa voleva governare autonomamente l’occidente.
Dopo lo scisma del 1054, Costantinopoli non riconobbe più nessun tipo di primato a Roma, né politico, né spirituale, né giurisdizionale, e rivendicò il suo primato sulle chiese ortodosse; la chiesa bizantina proclamò il principio di collegialità, come federazione di chiese locali, il che, con il tempo, avrebbe favorito l’avvento della chiesa di Mosca. Il primato di Roma da alcuni era inteso come onorifico, non politico, giurisdizionale o dogmatico, del resto, fino allora, nelle questioni dottrinali, il contributo di Roma era stato veramente irrilevante.
La chiesa romana, per sostenere il primato di Pietro, interpretò liberamente gli evangelisti (Mt 15,18; Lc 22,31; Gv 21,15), falsificò il sesto canone del concilio di Nicea (325), interpolando le parole: “La chiesa romana ha sempre avuto il primato”. In realtà, Paolo non si era detto inferiore a Pietro, (2 Cor 11,5; 12,11), nella lettera ai Galati affermò di essere stato chiamato da Gesù e non da Pietro (Gal 1,1), inoltre considerava Pietro inferiore a Giacomo, fratello di Cristo, (Gal 2,9).
I padri della chiesa Crisostomo, Cipriano, Basilio, Isidoro e Ambrogio consideravano gli apostoli uguali, perciò la chiesa, per affermare il primato di Pietro e dei papi suoi eredi, falsificò anche il libro “sulla penitenza” di Ambrogio. I vangeli sono nati fondendo le profezie riguardanti il Messia con la vita terrena di Gesù (presa da quella di Giovanni di Gamala) (Luigi Cascioli), perché Cristo non è un personaggio storico.
Al tempo di Gesù si credeva che tutti i passi misteriosi dei profeti e dei salmi alludessero al messia. Il Battista era nazareno come Cristo, conduceva nel deserto la vita di uno Ioghi dell’India, battezzando nuovi adepti; fu Malachia a dire che il messia sarebbe nato a Betlemme, Isaia invece affermò che sarebbe nato da una vergine, intendendo però nato da una donna sposata illibata.
Gesù è una volgarizzazione di Giosuè, se fosse esistito, forse sarebbe stato di razza mista perché nato in Galilea, morì il 14 di Nisan o 27 marzo, il venerdì pomeriggio secondo Giovanni, o sabato mattina (15 di Nisan) secondo i sinottici; forse nacque nel 6 a.c. e morì nel 36 d.c., Pilato fu procuratore della Giudea dal 26 al 36; nel VI secolo d.c. il monaco Dionigi il Piccolo lo fece nascere, per errore, sei anni più tardi. Fino al IV secolo, la natività di Cristo era festeggiata in primavera, poi questa fu fissata al 25/12, per sopprimere il culto a Saturno e a Mitra; era stato l’ultimo giorno della festa dei saturnali, cadente nel solstizio invernale.
La leggenda della nascita di Gesù fu copiata da quella di Abramo, Mosè, Alessandro Magno e Perseo, si disse che la sua nascita fu segnata da una cometa, perché nell’antichità si credeva che il passaggio delle comete segnasse grandi avvenimenti o l’avvento di grandi uomini; infatti, si afferma che nel 44 a.c., alla morte di Cesare, si verificò un evento del genere, anche Virgilio narra che una stella vagante apparve sul capo di Julio appena nato.
La natura divina di Gesù fu mutuata dalle comuni concezioni dei pagani, che volevano re e imperatori di natura divina, tenuto anche conto che Messia era il titolo del re d’Israele; pretesero onori divini Alessandro, Cesare, Nerone, Domiziano, Caligola; al tempo di Augusto (63 a.c.-14 d..), un oracolo sibellino annunciò che un re, messaggero di Dio, sarebbe nato da una vergine in oriente, probabilmente la sibilla aveva raccolto le voci dei giudei.
Nel 178 il pagano Celso affermò che Maria era stata ripudiata da Giuseppe per adulterio e che aveva messo alla luce il figlio di un soldato romano di nome Pantera. I romani credevano alla divinizzazione dei re, gli indù all’incarnazione periodica di Dio, però i romani non poteva accettare che un Dio fosse crocefisso. La strage degli innocenti, ordinata da Erode il Grande, fu ispirata da un fatto storico, racconta Svetonio (100 d.c.) che un oracolo aveva detto che sarebbe nato un uomo che avrebbe abolito le libertà a Roma; allora il senato ordinò di massacrare tutti i bambini che nascevano entro l’anno, poi però revocò l’ordine perché alcuni senatori avevano la moglie incinta.
La Galilea era terra di ribellione, però i romani contribuivano alla manutenzione del tempio e Augusto vi offrì sacrifici, perché la religione per i romani era fattore di coesione sociale; il procuratore romano di Cesarea nominava e revocava l’alto clero del tempio. I seguaci di Cristo erano nazareni non osservanti, infatti, non pare che disdegnassero il vino; il termine nazareno non deriva da Nazareth, allora borgo quasi inesistente di poche case.
I nazareni erano osservanti della legge, ma contrari ai sacrifici, anche Battista era nazareno e di stirpe sacerdotale, suoi discepoli furono Gesù, Simon Pietro e suo fratello Andrea. I nazareni costituirono l’originaria comunità cristiana di Gerusalemme, attaccati da Paolo; i discepoli del Battista, poiché non riconobbe il primato di Cristo, non lo riconobbero Messia e non si sciolsero, furono scomunicati dalla chiesa, oggi i loro discendenti sono i mandei dell’Irak.
Il passo dei vangeli che riconosce, da parte del Battista, il primato di Cristo è un falso, i nazareni erano ortodossi della legge e contrari alla tradizione orale del talmud; i giudaizzanti ebioniti e nazareni furono i veri eredi della setta di Gesù o di Giovanni di Gamala, ma poi furono perseguitati dalla chiesa che si era aperta al mondo pagano. A Gesù era stato chiesto con quale autorità insegnava, perché non era uscito da nessuna scuola, né apparteneva a una setta riconosciuta e non era nemmeno rabbino.
Oggi però anche la chiesa istituzionalizzata ha preteso il monopolio di investire i sacerdoti e di proclamare i santi e rifiuta il sacerdozio femminile. La legge ordinava la lapidazione per i falsi profeti, per i bestemmiatori e per chi si allontanava dalla legge, questa norma poteva essere applicata anche a Gesù, il quale però fu condannato e ucciso dai romani. Il messaggio cristiano fu raccolto da emarginati, infatti, gli ebioniti erano poveri e avevano una carica rivoluzionaria, erano attigui a zeloti nazionalisti ed esseni che li ospitavano.
Cristo era ribelle verso il sinedrio, faceva manifestazioni non autorizzate e non obbediva agli ordini di sgombrare; suoi reati furono lesa maestà, oltraggio, vilipendio, esercizio abusivo della medicina, eresia; in compenso, non si pronunciò contro la proprietà e contro la schiavitù, ai ricchi tolse solo il regno dei cieli. Cristo non conosceva la cultura greca, ma solo la tradizione rabbinica, ricorreva alle parabole per difendersi dalle spie, teneva contatti con i farisei suoi simpatizzanti, all’insaputa degli apostoli.
Era a capo di un movimento e di una società segreta conosciuta però dalla polizia; il suo movimento però non aveva spessore politico, perciò Pilato ed Erode Antipa non lo giudicavano pericoloso; diversamente da tanti vantati messia, non alimentò nessuna rivolta popolare. I miracoli di Cristo sono frutto della tradizione, forse era esorcista e terapeuta, scacciava demoni dai corpi dei malati, lo facevano anche esseni, terapeuti d’Egitto e alcuni farisei; molti indemoniati erano epilettici, i greci chiamavano l’epilessia morbo sacro e la attribuivano a un Dio o a un demonio.
Anche per Apollonio di Tiana (1 secolo d.c.), per provare che era un Dio, s’inventò un ciclo di miracoli, che erano già stati fatti da Elia ed Eliseo; miracoli furono anche il passaggio del Mar Rosso e la manna caduta nel deserto, la quale però è prodotta dalla pianta “tamarix mannifera” del Sinai, che ha un gusto simile al miele. I romani erano ostili al messianismo militante degli ebrei, inoltre i cristiani non bruciavano incenso alla statua dell’imperatore, mentre questo aveva offerto sacrifici al tempio di Gerusalemme.
Per prudenza e perché Gesù era troppo debole politicamente, il sinedrio scaricò Gesù, però nel 132 i maggiorenti del paese sostennero il messia Simone Barcocheba, che fu proclamato martire e glorificato; c’è da dire che Gesù aveva dei simpatizzanti nel sinedrio, come Nicomede e Giuseppe d’Arimatea, però varie volte attaccò il sinedrio come istituzione. Al tempo di Gesù, la famiglia di Davide era estinta da tempo, però, per sicurezza, dopo il 70 Tito, per porre fine all’aspettativa messianica, ordinò che tutti discendenti di Davide fossero uccisi, la storia non dice quanti ne trovò.
Daniele affermò che il messia sarebbe venuto dalle nubi (7,13-14) Isaia che avrebbe sofferto (52,13-15; 53), quello di Daniele era un messia glorioso, quello di Isaia un uomo reale, cioè Zerobabele, che doveva restaurare il regno di Davide, al ritorno dall’esilio babilonese; perciò gli ebrei, al tempo di Cristo, credevano a un messia celeste e a un messia terreno, erano immersi nell’imminenza delle ultime cose.
Pilato aveva sempre trovato un ostacolo nella legge ebraica, condannò Gesù perché la vita umana aveva poco valore per lui e per evitare tumulti, Cristo non era nemmeno cittadino romano come Paolo; i giudei ricambiarono l’antipatia di Pilato e nel 36 ottennero la sua destituzione da Vitellio, legato di Siria, avevano accusato Pilato di repressioni, violenze e provocazioni. Come fece Pilato con Cristo, Vitellio, per l’amore della pace, si sbarazzò di Pilato
Per eseguire la condanna di Gesù occorreva l’autorizzazione del governatore romano, cioè di Pilato, se fosse stato cittadino romano sarebbe stata necessaria l’autorizzazione di un legato imperiale; per la condanna, la legge ebraica esigeva la deposizione di due testimoni, la sentenza non poteva essere emessa durante la notte, il processo doveva svolgersi in due o tre giorni, doveva passare un giorno dalla condanna all’esecuzione; la legge vietava di condannare a morte alla vigilia delle feste e di esporre i condannati sulla croce nei giorni festivi.
Queste norme non furono applicate a Gesù, perché fu affidato all’autorità temporale di Pilato; secondo Giovanni, il processo a Gesù si svolse nel pomeriggio di venerdì 14 di Nisan, non si sentirono testimoni e alla condanna seguì immediatamente l’esecuzione, prima della notte fu tolto dalla croce. Giovanni fa coincidere la morte di Gesù con il giorno e l’ora in cui nel tempio si sgozzavano gli agnelli pasquali, ai quali non si doveva rompere nessun osso, come fu per Gesù, che non subì la rottura delle ossa delle gambe.
Per i sinottici Gesù morì il sabato e risorse la domenica, però deuteronomio comandava di non far rimanere appeso il cadavere del condonato durante la notte (21,27-28), i romani invece usavano esporre il cadavere per più giorni, a titolo d’ammonimento; i condannati morivano di sete o d’asfissia sulla croce, che era soprattutto uno strumento di tortura più che di esecuzione. Secondo Giovanni, il più fedele al riguardo alla legge ebraica, Gesù rimase sulla croce poche ore, fu stordito e fatto assopire con una droga porsagli con la spugna, non gli furono rotte le ossa delle gambe, probabilmente la lancia che trafisse il suo costato non arrivò al cuore e ai polmoni.
Lo storico Giosefo, contemporaneo di Cristo, che non ha scritto di lui, ci narra che c’erano stati sopravvissuti alla crocifissione, Giuseppe d’Arimatea ottenne il corpo di Gesù da Pilato e lo sistemò in un sepolcro, poi il suo corpo, fu trafugato dai discepoli che dissero che era risorto, oppure fu rianimato, curato e uscì vivo dal sepolcro, come sostiene l’Islam. La rottura delle gambe impediva di sostenersi e la morte arrivava per soffocamento e blocco della circolazione.
Però i crocifissi più forti morivano di sete, per i romani, il cadavere del giustiziato doveva essere preda degli uccelli. La croce era simbolo religioso prima di Cristo in Egitto, Siria e India, forse nacque a Babilonia e rappresentava il sole; nel III secolo i cristiani affermarono che Cristo era morto su una croce, però i vangeli non sono chiari sulla forma di questo strumento di supplizio; le apparizioni di Cristo dopo la resurrezione sono contraddittorie e frutto della tradizione.
Prima del cristianesimo, gli apostoli erano gli inviati del sinedrio presso le comunità della diaspora, gli apostoli e i discepoli erano analfabeti e non potevano essere gli autori dei vangeli, che furono un prodotto della tradizione e di persone colte. Per gli ebrei, i pubblicani, esattori per conto dei romani, erano scomunicati, erano incapaci di testare e la loro casa era maledetta, non potevano avere cariche pubbliche e non potevano testimoniare in tribunale, la presenza questi elementi tra i seguaci di Cristo era una provocazione per gi ebrei.
Pietro fu apostata per paura, tra i primi cristiani, l’apostasia per paura fu frequente, non tutti accettavano il martirio; la basilica di San Pietro si eleva su un cimitero cristiano gnostico del II secolo. Secondo Giosefo, nel 70 a Gerusalemme morì un milione di persone, ci furono deportati e profughi, gli ebrei si dispersero, nazareni ed ebioniti di Palestina erano ridotti di numero e fu l’avvento del cristianesimo gnostico di origine egiziana.
Tacito (54-115) afferma che Nerone perseguitò i cristiani, accusandoli dell’incendio di Roma, Svetonio (100 d.c.) afferma che i cristiani facevano tumulti a Roma e furono espulsi, i due storici furono falsificati, allora non c’erano cristiani a Roma, di nessun tipo, ma solo ebrei, forse esseni; lo storico Giuseppe Flavio, nato nel 37, nelle sue “guerre giudaiche” afferma che Cristo era il messia, fu crocefisso da Pilato e risorse, trattasi di un falso interpolato nel testo, giustificato dal fatto che Flavio accennò ai movimenti politici palestinesi senza parlare di Cristo.
Con l’invenzione degli apologeti cristiani, Giacomo, fratello di Gesù e vescovo di Gerusalemme, nel 62 fu fatto giustiziare dal sinedrio per lapidazione e gli successe Simeone, cugino di Gesù, giustiziato da Traiano (53-117), poi gli successero nazareni non parenti di Gesù; il processo si ripeté con i primi califfi islamici. L’originaria dottrina giudaico-cristiana di ebioniti e nazareni affermava che Cristo era stato adottato da Dio, dopo il 100, nei paesi pagani questa teoria fu sostituita con quella dell’incarnazione, mediante la quale Dio, per il tramite dello spirito santo, aveva fecondato Maria, per dare la vita a Gesù, figlio di Dio.
Il trionfo del cristianesimo peggiorò la condizione de giudei, nel 323 Costantino concesse ai cristiani la libertà di culto e proibì le conversioni al giudaismo, il successore Teodosio I fece del cristianesimo l’unica religione legale dell’impero; Sant’Ambrogio (330-397) spinse le autorità alla persecuzione degli ebrei. Gli ebrei acquistarono in Europa la piena dignità di uomini solo nel 1789, prima era relegati nei ghetti e non potevano possedere terre o avere un ruolo nella società.
Il cristianesimo istituzionalizzato ricercò il monopolio religioso, lottando contro le altre fedi, contro eresie e sostenendo l’autorità del papa, la chiesa, prima rappresentata dalla comunità dei fedeli, fu rappresentata dalla Gerarchia; la rottura con l’oriente si ebbe sul culto delle immagini, sull’autorità del papa e sul mistero trinitario, per i greci il padre veniva prima del figlio, per Agostino il figlio era pari al padre, ci furono reciproche scomuniche.